Ali Abunimah
2 maggio 2022 – The Electronic Intifada
Venerdì la guerra di Emmanuel Macron contro gli attivisti per i diritti dei palestinesi ha subito un’altra battuta d’arresto.
Il Consiglio di Stato, che in Francia svolge la funzione di corte suprema che giudica le azioni del governo, ha sospeso l’ordinanza del presidente che metteva al bando due associazioni di solidarietà con la Palestina.
La corte sostiene il diritto di fare appello al boicottaggio dei prodotti israeliani ed ha ritenuto infondate le accuse governative di “antisemitismo” contro le due associazioni.
A febbraio, su indicazione di Macron, il Ministro dell’Interno Gérald Darmanin aveva ordinato lo scioglimento del ‘Collettivo Palestina Vincerà’ e del ‘Comitato Azione Palestina’.
Il governo ha accusato le due associazioni di incitamento all’odio e alla violenza nei confronti di Israele.
In una sintesi delle sue decisioni il Consiglio di Stato ha comunicato di aver sospeso gli ordini del governo non avendo riscontrato prove del fatto che “le posizioni assunte da queste associazioni, benché molto nette e aspre, configurino un invito alla discriminazione, all’odio o alla violenza o una istigazione a commettere atti di terrorismo.”
Riguardo al ‘Comitato Azione Palestina’ la corte ha sentenziato che l’ordine del governo è stato “una grave e palesemente illegittima violazione della libertà di associazione e di espressione.”
In una conclusione relativa alla campagna BDS – boicottaggio, disinvestimento e sanzioni – a guida palestinese, il Consiglio di Stato ha stabilito che “l’appello al boicottaggio di determinati prodotti israeliani da parte del ‘Collettivo Palestina Vincerà’ non può di per sé giustificare un ordine di scioglimento in assenza di altri elementi di incitamento all’odio e alla violenza.”
Questo è in linea con la decisione unanime del giugno 2020 della Corte Europea per i Diritti Umani secondo cui le illegittime persecuzioni della Francia nei confronti degli attivisti che hanno invitato a questi boicottaggi violano le garanzie fondamentali di libertà di espressione.
L’amministrazione Macron ha cercato di eludere quella sentenza europea per continuare la sua repressione a favore di Israele.
Nessuna prova di antisemitismo
Con un colpo inferto ai tentativi di equiparare le critiche ad Israele e alla sua ideologia di Stato sionista al fanatismo anti-ebraico, il Consiglio di Stato ha ritenuto che il governo non ha fornito prove di “azioni antisemite” da parte delle due associazioni.
La sentenza integrale relativa al ‘Comitato Azione Palestina’ afferma chiaramente che “non è stabilito, contrariamente a quanto pretende il Ministero dell’Interno, che l’associazione abbia diffuso sul suo sito web pubblicazioni antisemite.”
Il governo deve ora corrispondere ad ognuna delle associazioni circa 3.000 dollari. La sentenza sospende con effetto immediato l’ordine di sciogliere le due associazioni in pendenza della sentenza definitiva attesa in un secondo momento.
Le decisioni del Consiglio di Stato non ammettono appello.
Il ‘Collettivo Palestina Vincerà’ ha salutato con favore la sentenza del Consiglio di Stato per “aver riaffermato la legittimità del sostegno al popolo palestinese” ed ha affermato di “festeggiare il fatto che potrà liberamente proseguire la sua lotta”.
L’associazione ha ringraziato gli attivisti che hanno protestato contro la misura del governo e diverse organizzazioni di solidarietà, comprese l’“Associazione di Solidarietà franco-palestinese” e l’“Unione per la Pace franco-ebraica” (UJFP), che hanno inoltrato al Consiglio di Stato comunicati in loro supporto.
UJFP ha salutato la sentenza come una “vittoria contro la criminalizzazione del movimento di solidarietà”.
Quasi 11.000 persone hanno firmato una petizione contro gli ordini di scioglimento.
Il ‘Comitato Azione Palestina’ ha detto che “vorrebbe dedicare questa vittoria al popolo palestinese e alla sua lotta.”
Questo è il secondo importante rifiuto nell’arco di una settimana contro le violazioni di Macron dei diritti fondamentali dei cittadini francesi.
Martedì il Consiglio di Stato ha annullato un decreto governativo che imponeva la chiusura di una moschea a Bordeaux.
Il Ministro dell’Interno di Macron ha emesso l’ordine all’inizio di quest’anno col pretesto che la moschea diffondeva odio contro Francia e Israele ed incitava al terrorismo.
Sentenza storica in Germania
La settimana scorsa in Germania un tribunale ha appoggiato il comitato locale di solidarietà con la Palestina contro le autorità cittadine di Stoccarda.
Il Centro Europeo di Supporto Legale (ELSC), un’organizzazione in difesa della libertà di espressione sulla Palestina, ha acclamato la decisione come “una sentenza storica” che “riafferma il diritto al boicottaggio”.
In seguito ad una campagna di diffamazione sui media israeliani, le autorità di Stoccarda hanno iniziato a negare all’ associazione di solidarietà l’accesso ai locali della città e si sono rifiutate di pubblicizzare le sue iniziative sul sito web della città.
Il Comune ha citato la risoluzione del 2019 approvata dal Bundestag, la camera bassa del parlamento tedesco, che denigrava come “anti-semita” il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni.
Il tribunale tedesco ha affermato che la risoluzione del Bundestag non è vincolante e che le attività dell’associazione di solidarietà con la Palestina costituiscono una libera espressione tutelata dalla Costituzione.
Il Centro ELSC ha sottolineato che questa recente decisione è “coerente con una crescente tendenza nella giurisprudenza tedesca, che sostiene il diritto degli attivisti di utilizzare le strutture pubbliche per eventi collegati al BDS.”
Ali Abunimah
Co-fondatore di The Electronic Intifada e autore di ‘The battle for justice in Palestine’ (La lotta per la giustizia in Palestina), edito da Haymarket Books.
È anche autore di ‘One country: a bold proposal to end the israeli-palestinian impasse’. (Un unico Paese: una proposta coraggiosa per porre fine allo stallo israelo-palestinese).
Le opinioni sono esclusivamente dell’autore.
(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)