La vita che ho costruito per la mia famiglia – distrutta

Macerie a Deir Al Balah. Foto: Omar Ashtawy
image_pdfimage_print

Amjad Hamdouna

21 Ottobre 2024 ,The Electronic Intifada

Sono del nord di Gaza City, di una zona chiamata Sheikh Radwan.

Da ragazzo, la mia famiglia era molto povera. Ho dovuto lasciare la scuola in giovane età, circa 15 anni, ed entrare nel mercato del lavoro per aiutare la mia famiglia.

Ho lavorato in una fabbrica tessile e data la mia giovane età il mio salario era misero, appena sufficiente per mangiare e bere. Però speravo che avrei potuto acquisire qualche competenza da usare successivamente e magari guadagnare di più per avere una vita migliore.

Ho lavorato in questa fabbrica fino ai 20 anni. Era un lavoro fisicamente estenuante e spesso noioso. La mia speranza era di risparmiare abbastanza denaro per avviare una fabbrica per conto mio, ma non ero ancora pronto.

Nel frattempo, lavorando con il padrone della fabbrica, vendevo merci nei mercati locali. Ho guadagnato di più in questo modo che come operaio. Ho lavorato così per due anni finché non ho potuto permettermi di avviare una fabbrica per conto mio.

Il padrone mi ha detto che mi avrebbe aiutato per qualunque cosa avessi bisogno per riuscire. Questo mi ha reso felice, soprattutto perché avevo fatto tanti sforzi per questo ed ero spesso preoccupato e stressato.

Ho preso in affitto un edificio a Sheikh Radwan in via al-Nasr per confezionare abiti femminili e venderli in zona.

Ho lavorato duramente. Ho comprato tutta l’attrezzatura necessaria per il mio lavoro di cucitura e creazione di abiti palestinesi. Sono andato dai commercianti di tessuti ed ho predisposto ogni cosa affinché la mia fabbrica avesse successo.

Finalmente abbiamo aperto e tutto andava bene.

Quando ho aperto questa fabbrica i miei obbiettivi sono cresciuti ancor di più. Volevo risparmiare più denaro per sposarmi ed avere figli, per comprare una casa ai miei genitori e case per i miei fratelli.

Il primo mese ho potuto provvedere al salario dei lavoratori, all’affitto della fabbrica, al costo dei prodotti dei commercianti e alle spese della mia famiglia. E’ vero che la mia attività non era poi così grande, ma ero felice di fare questo lavoro e di ricevere tanto sostegno.

La mia fabbrica è andata avanti per quattro anni. Con grandi sforzi abbiamo venduto in tutta Gaza ed accresciuto le nostre capacità.

Ho risparmiato il denaro per sposarmi e per arredare il mio appartamento nell’edificio dei miei genitori. Mi sono sposato e nel febbraio 2023 mia moglie ha dato alla luce una bella bambina, Alma.

Ma la guerra genocida di Israele scatenata nell’ottobre 2023 aveva idee diverse su come dovesse essere la mia vita.

Dopo quattro giorni di guerra Israele ha bombardato la mia fabbrica, le scorte di materiali e le attrezzature a Sheikh Radwan. L’edificio è stato completamente distrutto. Un operaio è rimasto ucciso.

La mia famiglia ed io siamo stati sfollati forzatamente dalla nostra casa verso il sud di Gaza, dove siamo rimasti fino ad oggi. Pensavo che saremmo tornati a casa dopo breve tempo, perciò ho preso solamente poco denaro con me e ho lasciato indietro il resto.

I nostri soldi si sono esauriti in due mesi. La mia famiglia condivideva una tenda e abbiamo dovuto chiedere aiuto ad altri per superare l’inverno e poi l’estate.

Non riesco a dare un senso all’anno passato. Tutti noi che lavoriamo duramente nel mondo, è questa la nostra ricompensa?

Chi ricostruirà la mia fabbrica? Chi la nostra casa?

La situazione a Gaza è disperata e non so quando torneranno nella nostra vita la gioia e il sorriso. Non so dove andremo poi e che cosa succederà. Alma ha quasi due anni. Le nostre vite sono piene di ingiustizia e oscurità e il mondo sta dormendo.

Amjad Hamdouna vive a Gaza.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)