Redazione
20 gennaio 2025-Middle East Eye
Femminista e attivista per i diritti, la figura di spicco del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina è stata un bersaglio israeliano per decenni.
La prigioniera palestinese Khalida Jarrar è stata liberata da Israele domenica come parte della prima ondata di scambi di prigionieri concordata con Hamas nell’accordo per il cessate il fuoco a Gaza.
La 61enne, parlamentare, femminista e sostenitrice dei diritti dei prigionieri, era tenuta dal 26 dicembre 2023 in detenzione amministrativa, un sistema che consente alle autorità israeliane di trattenere gli individui senza accusa o processo [per un tempo illimitato, n.d.t.].
La detenzione di Jarrar è stata rinnovata più volte.
Ad agosto è stata trasferita in isolamento come “forma di punizione”, secondo il Palestinian Prisoners Club, e tenuta per sei mesi in una cella di 1 m per 1,5 m nella prigione di Ayalon (Ramallah).
L’organizzazione per i diritti umani Addameer ha riferito che la cella aveva “a malapena abbastanza spazio per un materasso e vestiario, prodotti per l’igiene, cibo e acqua erano tutti sottoposti a severe limitazioni. La lunga carriera di Jarrar come attivista l’ha portata a trascorrere gli ultimi tre decenni dentro e fuori dalla galera e ha perso suo padre, sua figlia e suo nipote mentre era dietro le sbarre. Sua sorella Salam Altratot ha detto a Middle East Eye che l’ultima detenzione è stata la più dura che Jarrar abbia mai sopportato.
Una militante da sempre
Nata a Nablus, Jarrar è una importante leader politica e sostenitrice dei diritti umani e del femminismo.
Il suo attivismo è iniziato presto. Da adolescente si sa che ha fatto volontariato con un gruppo che faceva le pulizie nella comunità locale e nelle scuole pubbliche contro il volere di molti nella sua famiglia che ritenevano quel lavoro più adatto ai ragazzi.
È diventata una delle leader più importanti del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), un gruppo nazionalista e marxista-leninista che è la seconda maggiore fazione dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) ed è stato designato come gruppo terroristico da Israele e dagli Stati Uniti.
Nel 2006 è rimasta eletta al Consiglio Legislativo Palestinese, il parlamento dell’Autorità Nazionale Palestinese, ed è stata nominata a guidare la commissione che si occupa dei prigionieri. Le viene attribuito un ruolo di primo piano nel consolidare l’adesione della Palestina alla Corte Penale Internazionale (CPI) nel 2015. Jarrar è stata anche un’infaticabile attivista per i diritti dei prigionieri palestinesi ricoprendo tra il 1993 e il 2005 il ruolo di direttrice di Addameer, un’organizzazione per i diritti dei prigionieri con sede a Ramallah.
Ripetute detenzioni
Il lavoro di Jarrar l’ha resa un costante bersaglio per le autorità israeliane che l’hanno arrestata più volte negli ultimi tre decenni sottoponendola spesso a detenzione amministrativa.
Il suo primo arresto è avvenuto nel marzo 1989, quando ha partecipato a una manifestazione in occasione della Giornata Internazionale della Donna.
Ad aprile 2015 le autorità israeliane hanno arrestato Jarrar e inizialmente l’hanno tenuta in detenzione amministrativa senza accusa.
A seguito della crescente pressione internazionale un tribunale militare israeliano l’ha accusata di 12 reati legati alla sicurezza e connessi alla sua appartenenza al FPLP. Jarrar è stata dichiarata colpevole e condannata a 15 mesi di prigione, cinque anni di libertà vigilata e una multa di 2.600 dollari.
La leader palestinese ha continuato il suo lavoro in prigione fondando una scuola e insegnando inglese alle giovani donne detenute.
È stata rilasciata nel giugno 2016 solo per essere arrestata un anno dopo durante un raid all’alba nella sua casa a Ramallah. È stata liberata nel settembre 2021. Jarrar ha dovuto affrontare anche divieti di viaggio di lunga durata imposti dalle autorità israeliane, suo marito è stato arrestato più di 10 volte.
(traduzione dall’inglese di Giuseppe Ponsetti)