Stati Uniti e Israele cercano di trasferire i palestinesi di Gaza in Somalia, Somaliland e Sudan: i particolari

Un ragazzo coglie dei fiori alle spalle il campo Bureij bombardato . Foto: EYAD BABA/AFP
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Rina Bassist

14 marzo 2025 – Al Monitor

Secondo quanto riportato dall’Associated Press funzionari israeliani e statunitensi hanno preso contatti con Sudan, Somalia e Somaliland per un possibile reinsediamento dei gazawi in questi paesi.

In seguito alla proposta avanzata a febbraio dal presidente Donald Trump di trasferire gli abitanti di Gaza altrove per un periodo imprecisato, funzionari statunitensi e israeliani avrebbero contattato Sudan, Somalia e Somaliland per verificare la possibilità di reinsediarvi i palestinesi sfollati di Gaza.

I fatti

Venerdì l’Associated Press ha riferito che funzionari statunitensi e israeliani avrebbero confermato che tali richieste erano state avanzate ai tre Paesi africani. Secondo i funzionari statunitensi non è chiaro quanto siano progrediti questi colloqui ed essi hanno sottolineato che Israele sta guidando le discussioni. Il rapporto cita anche fonti sudanesi che affermano di aver rifiutato tali offerte, mentre fonti in Somalia e Somaliland hanno dichiarato di non essere a conoscenza di alcuna discussione in merito.

“Contatti separati da parte degli Stati Uniti e di Israele con le tre potenziali destinazioni sono iniziati lo scorso mese, pochi giorni dopo che Trump ha avanzato il piano per Gaza insieme a Netanyahu”, si legge nel rapporto.

I funzionari della Casa Bianca non si sono resi immediatamente disponibili per un commento. Al-Monitor ha anche contattato il Ministero degli Esteri israeliano per un commento.

Il contesto

Trump ha proposto per la prima volta il reinsediamento degli oltre 2 milioni di palestinesi della Striscia di Gaza durante il suo incontro del 4 febbraio con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca. Ha sostenuto che la Striscia di Gaza è diventata inabitabile e ha suggerito di trasferire tutti i gazawi in altri Paesi. Ha aggiunto che gli Stati Uniti avrebbero preso il controllo di Gaza e l’avrebbero ricostruita.

“Sarà nostra”, ha detto Trump. “Prenderemo il controllo di quella zona, la svilupperemo e creeremo migliaia e migliaia di posti di lavoro, e sarà qualcosa di cui tutto il Medio Oriente potrà essere orgoglioso”. Ha anche affermato che i palestinesi trasferiti in una nuova terra “starebbero molto meglio che a Gaza, che ha attraversato decenni e decenni di morte” e che “saranno reinsediati in aree dove potranno vivere una bellissima vita”. Successivamente Trump ha dichiarato di aver discusso il piano con i leader di Giordania ed Egitto, secondo lui potenziali destinazioni dei gazawi sfollati.

Il piano di Trump ha suscitato un’ampia reazione negativa nel mondo arabo e in Europa. Sebbene abbia aggiunto che i gazawi non saranno costretti a lasciare la Striscia, non ha ritirato la sua proposta. Al contrario, le fazioni di estrema destra israeliane hanno abbracciato l’idea di un trasferimento di massa dei palestinesi, con Netanyahu che l’ha definita una “visione audace”.

Per saperne di più

Le relazioni che Stati Uniti e Israele mantengono con i tre Paesi africani in questione sono complesse.

Il Sudan è uno dei quattro Paesi – insieme agli Emirati Arabi Uniti, al Bahrain e al Marocco – che hanno inizialmente firmato gli Accordi di Abramo del 2020 per normalizzare i rapporti con Israele. Come parte dell’accordo, Washington ha rimosso il Sudan dalla lista degli Stati sponsor del terrorismo. In effetti, mesi prima della firma degli accordi, Netanyahu ha incontrato in Uganda il leader del Consiglio Sovrano Sudanese [organo di governo sciolto da un golpe nel 2021, ndt.], Abdel Fattah al-Burhan. Nel corso degli anni le informazioni hanno suggerito che Israele abbia fornito supporto militare al regime di Burhan. Intanto dal 2023 il Sudan è stato travolto da una guerra civile. Giovedì l’UNICEF ha avvertito che il Sudan “è ora la più grande e devastante crisi umanitaria al mondo”, affermando che dopo due anni di guerra “oltre 30 milioni di persone – più della metà delle quali bambini – vivono nella morsa di atrocità di massa, carestia e malattie mortali”.

Nell’ultimo decennio gli Stati Uniti hanno collaborato con la Somalia per combattere il gruppo jihadista al-Shabaab nel sud del paese. Washington è il principale fornitore di armi della Somalia. Con una popolazione stimata di 18 milioni di persone distribuite su 640.000 km2, la Somalia rimane una delle nazioni più povere del continente. Un rapporto del 2023 del Times of Israel ha indicato che il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen ha cercato di normalizzare le relazioni con la Somalia nonostante il sostegno di lunga data di Mogadiscio alla causa palestinese. I due Paesi attualmente non hanno relazioni diplomatiche.

Il Somaliland, regione autoproclamatasi indipendente, rappresenta un caso diverso, poiché non è riconosciuto a livello internazionale come Stato sovrano. La Somalia considera il Somaliland parte del suo territorio. Posizionato sul Golfo di Aden vicino allo strategico stretto di Bab al-Mandab, il Somaliland attira da anni l’interesse israeliano. Nel 2024 il Middle East Monitor ha riferito che Israele avrebbe cercato di stabilirvi una base militare in cambio del riconoscimento della sua indipendenza, anche se i funzionari israeliani non hanno confermato la notizia.

(traduzione dall’inglese di Giacomo Coggiola)