Redazione di Al Jazeera
10 giugno 2025 – Al Jazeera
La Marcia Globale verso Gaza intende fare pressione sui leader mondiali affinché pongano fine alla guerra genocida di Israele nell’enclave palestinese.
Migliaia di attivisti da tutto il mondo stanno marciando verso la Striscia di Gaza per cercare di rompere il soffocante assedio israeliano e attirare l’attenzione internazionale sul genocidio lì in corso.
Circa 1.000 persone che partecipano al tratto tunisino della Marcia Globale verso Gaza, noto come Convoglio Sumud [parola araba che significa “resilienza”, ndt.], sono arrivate in Libia martedì mattina, un giorno dopo la partenza dalla capitale tunisina, Tunisi. Ora si trovano in Libia dopo un’intera giornata di viaggio, ma non hanno ancora il permesso di attraversare la parte orientale del paese nordafricano.
Si prevede che il gruppo, composto principalmente da cittadini del Maghreb, la regione dell’Africa nord-occidentale, crescerà con l’adesione di persone provenienti dai Paesi attraversati nel suo percorso verso il valico di Rafah, tra Egitto e Gaza.
Come faranno? Quando arriveranno? Di cosa si tratta?
Ecco tutto quello che c’è da sapere:
Chi è coinvolto?
Il Coordinamento di Azione Congiunta per la Palestina guida il Convoglio Sumud, facente parte della Marcia Globale per la Palestina.
In totale circa 1.000 persone viaggiano su un convoglio di nove autobus con l’obiettivo di fare pressione sui leader mondiali affinché intervengano a Gaza.
Sumud è sostenuto dal Sindacato Generale del Lavoro Tunisino, dall’Ordine Nazionale degli Avvocati, dalla Lega Tunisina per i Diritti Umani e dal Forum Tunisino per i Diritti Economici e Sociali.
Si coordina con attivisti e persone provenienti da 50 Paesi che arriveranno in aereo nella capitale egiziana, il Cairo, il 12 giugno, in modo che possano marciare tutti insieme verso Rafah.
Alcuni di questi attivisti sono affiliati a una serie di organizzazioni di base, tra cui il Movimento Giovanile Palestinese, Codepink Women for Peace negli Stati Uniti e Jewish Voice for Labour nel Regno Unito.
Come raggiungeranno il valico di Rafah?
Il convoglio di auto e autobus ha raggiunto la Libia. Dopo una breve sosta, il piano prevede di proseguire verso il Cairo.
“La maggior parte delle persone intorno a me prova coraggio e rabbia [per quello che sta succedendo a Gaza]”, ha detto Ghaya Ben Mbarek, una giornalista tunisina indipendente che si è unita alla marcia poco prima che il convoglio attraversasse il confine con la Libia.
Ben Mbarek è spinta dalla convinzione che, come giornalista, debba “stare dalla parte giusta della storia, fermando un genocidio e impedendo che la gente muoia di fame”.
Una volta che al Cairo Sumud si sarà unito ad altri attivisti si dirigerà a El Arish, nella penisola egiziana del Sinai, per poi intraprendere una marcia di tre giorni verso il valico di Rafah, a Gaza.
Gli attivisti incontreranno ostacoli?
Il convoglio non ha ancora ricevuto dalle autorità regionali il permesso di attraversare la Libia orientale. La Libia ha due amministrazioni rivali e, sebbene nella parte occidentale [della Libia, ndt.] il progetto della carovana sia stato accolto con favore, sono ancora in corso trattative con le autorità di quella orientale, ha dichiarato martedì ad Al Jazeera un responsabile della carovana.
Gli attivisti avevano precedentemente dichiarato all’agenzia di stampa Associated Press di non aspettarsi di essere ammessi a Gaza, ma sperano che il loro viaggio spinga i leader mondiali a costringere Israele a porre fine alla sua guerra genocida.
Un’altra preoccupazione riguarda l’Egitto, che ha dichiarato il tratto tra El Arish e il valico di Rafah come zona militare e non consente l’ingresso a nessuno che non vi risieda.
Il governo egiziano non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito alla concessione alla Marcia Globale verso Gaza del permesso di attraversare il suo territorio.
“Dubito che gli venga permesso di marciare fino a Rafah”, ha detto un attivista egiziano di lunga data, il cui nome è stato omesso per motivi di sicurezza.
“La sicurezza nazionale viene sempre prima di tutto”, hanno dichiarato ad Al Jazeera.
Se il convoglio riuscisse a raggiungere il valico di Rafah, lì dovrà affrontare l’esercito israeliano.
Perché gli attivisti hanno scelto questo approccio?
I sostenitori della Palestina hanno provato di tutto nel corso degli anni mentre Gaza soffriva.
Dall’inizio della guerra genocida di Israele, 20 mesi fa, i civili hanno protestato nelle principali capitali e intrapreso azioni legali contro i propri rappresentanti eletti per aver favorito la campagna di uccisioni di massa di Israele a Gaza.
Attivisti hanno navigato su diverse imbarcazioni che portavano aiuti umanitari verso Gaza, cercando di rompere il soffocante blocco imposto da Israele dal 2007; tutte sono state attaccate o intercettate da Israele.
Nel 2010, in acque internazionali, un commando israeliano salì a bordo della Mavi Marmara, una delle sei imbarcazioni della Freedom Flotilla in rotta verso Gaza. Uccise nove persone e un’altra morì in seguito per le ferite riportate.
La Freedom Flotilla ha continuato nei tentativi [di forzare il blocco], mentre Gaza subiva un assalto israeliano dopo l’altro.
L’attuale guerra di Israele contro Gaza ha spinto 12 attivisti della Freedom Flotilla Coalition a salpare il 1° giugno dall’Italia a bordo della Madleen nella speranza di fare pressione sui governi mondiali affinché fermassero il genocidio israeliano.
Tuttavia il 9 giugno gli attivisti sono stati sequestrati dalle forze israeliane in acque internazionali.
La Marcia Globale verso Gaza avrà successo?
Gli attivisti ci proveranno, anche se sono quasi certi di non riuscire a entrare a Gaza.
Affermano che restare inerti permetterà solo a Israele di continuare il suo genocidio finché la popolazione di Gaza non sarà morta o sottoposta a pulizia etnica.
“Il messaggio che la gente qui vuole inviare al mondo è che anche se ci fermate via mare o per via aerea, noi arriveremo a migliaia via terra”, ha detto Ben Mbarek.
“Attraverseremo letteralmente i deserti… per impedire che la gente muoia di fame”, ha dichiarato ad Al Jazeera.
Quanto è grave la situazione a Gaza?
Da quando Israele ha iniziato la sua guerra contro Gaza il 7 ottobre 2023 ha bloccato l’ingresso del cibo e dei rifornimenti nell’enclave palestinese, pianificando una mancanza di cibo che ha ucciso probabilmente migliaia di persone e potrebbe ucciderne altre centinaia di migliaia.
Israele ha bombardato Gaza a tappeto, uccidendo almeno 54.927 persone e ferendone più di 126.000.
Tempo fa alcuni giuristi hanno dichiarato ad Al Jazeera che le sofferenze a Gaza suggeriscono che Israele stia deliberatamente infliggendo condizioni volte a provocare la distruzione fisica del popolo palestinese, in tutto o in parte: esattamente la definizione di genocidio.
L’indignazione globale è cresciuta mentre Israele continua a uccidere migliaia di civili, tra cui bambini, operatori umanitari, medici e giornalisti.
Da marzo Israele ha rafforzato il suo dominio su Gaza, bloccando completamente gli aiuti e poi sparando alle persone in coda per ricevere i pochi aiuti a cui consente di entrare, provocando inconsuete dichiarazioni di condanna da parte dei governi occidentali.
(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)