Gli attivisti palestinesi hanno 2 miliardi di opportunità per insistere sul disinvestimento

Un flash mob contro la banca HSBC rea di possedere fondi d'investimento nell'industria militare israeliana [Manchester Palestine Action]
image_pdfimage_print

Asa Winstansley

30 maggio 2020 – Middle East Monitor

La campagna di solidarietà con la Palestina (PSC) ha pubblicato venerdì una nuova banca dati che documenta i molti modi in cui i contributi pensionistici degli impiegati delle amministrazioni locali sono impropriamente utilizzati in investimenti a favore dell’occupazione israeliana.

Il nuovo studio elenca una lunga lista di società israeliane e internazionali coinvolte nell’occupazione israeliana in cui sistemi pensionistici investono i propri capitali.

Sono incluse HSBC, la banca Barclays, General Electric, Microsoft e Serco [azienda di trasporti, controllo traffico aereo, prigioni, armi ecc. ndtr].

Il coinvolgimento di queste aziende nell’occupazione della Cisgiordania è ben documentato. Si può controllare il proprio fondo per vedere quali di queste ditte complici abbiano degli investimenti.

Il database è semplice da usare e offre dettagli chiari e concisi su quanto il fondo e le società siano complici.

Molti di questi fondi hanno “politiche di investimento etico” ma, come avviene spesso, si tratta semplicemente di un’operazione pubblicitaria e di facciata.

Ora gli attivisti hanno un’occasione d’oro per far pressione sui loro fondi affinché disinvestano.

Campagne di successo potrebbero facilmente condurre a lungo termine queste società al disinvestimento di queste società dall’occupazione israeliana.

Il movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) ha avuto, nel corso degli anni, molte vittorie simili, un fenomeno così preoccupante che negli ultimi cinque anni il governo israeliano ha destinato un intero ministero (quello degli “Affari Strategici”) a una guerra globale semi-clandestina contro il movimento.

Il nuovo database della PSC fa seguito alla sua più recente vittoria. La Corte Suprema [della Gran Bretagna, ndtr.] ha deliberato in aprile contro il regolamento del governo conservatore del 2016 che vieta alle autorità locali di disinvestire da Israele (tecnicamente contro ogni governo estero, ma, in realtà, il provvedimento mirava a proteggere solo Israele).

Il movimento PSC aveva pubblicato a novembre un database simile relativo agli investimenti di università inglesi in società complici con l’occupazione israeliana.

Si ricordi che in base al diritto internazionale le colonie israeliane in Cisgiordania costituiscono un crimine di guerra.

Eppure i manager di università e fondi pensionistici inglesi sono felici di investire in istituzioni israeliane e internazionali fortemente coinvolte nell’edificare, attrezzare e finanziare questi insediamenti illegali costruiti su terra sottratta ai palestinesi.

Dopo questa recente vittoria, sostenitori e attivisti hanno ora una grande opportunità di far pressione su queste istituzioni.

Società senza etica (e spesso immorali) come HSBC, Microsoft e simili, molto raramente sostengono il sionismo, l’ideologia ufficiale dello Stato di Israele. Guidate da capitalisti senza scrupoli si preoccupano solo dei propri bilanci.

Con pressioni sufficienti e costanti da parte di attivisti si potrebbe arrivare a una vittoria, perché spesso non vogliono la scocciatura della pubblicità dannosa derivante dall’essere associati in regimi coinvolti in abusi dei diritti umani, specie quando sono una piccola parte del totale dei loro investimenti.

Sebbene le somme coinvolte siano notevoli, per le società miliardarie si tratta di briciole.

È così che si è giunti alla vittoria all’Università di Leeds nel 2018 quando un piccolo gruppo di attivisti, sostenuto da una rete più ampia, è riuscito a fare sufficientemente pressione da far sì che l’università cedesse e disinvestisse da tre su quattro delle aziende prese di mira.

Dopo, naturalmente, i dirigenti dell’università hanno negato di aver accolto le richieste del BDS, ma è quasi sempre così. Corporazioni e grandi istituzioni non amano creare il precedente di aver ceduto ad alcuna forma di potere del popolo.

Nonostante ciò, i fatti sono i fatti e gli obiettivi sono stati in gran parte raggiunti.

Queste vittorie concrete, strategiche e tattiche sono l’essenza dei successi del movimento BDS.

La portata degli investimenti dei fondi delle amministrazioni locali in aziende complici che sono coinvolte nell’occupazione israeliana potrebbe far paura, ma si dovrebbe invece vedere come un’opportunità, anzi due miliardi di opportunità, per ottenere risultati concreti per i palestinesi, proprio qui, nel ventre del mostro, del Paese le cui macchinazioni coloniali hanno portato alla spogliazione e, in ultimo, alla pulizia etnica dei palestinesi.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Monitor.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)