Al-Aqsa: decine di coloni israeliani prendono d’assalto la moschea dopo le festività ebraiche

Coloni religiosi entrano nella spinata delle moshee (Facebook/AlQastalps)
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Redazione di MEE

5 ottobre 2021 Middle East Eye

Circa 70 ebrei sono entrati nella moschea attraverso il lato occidentale del complesso, con un’iniziativa considerata “provocatoria” dai palestinesi.

Martedì decine di coloni israeliani hanno preso d’assalto la moschea di al-Aqsa nella città vecchia di Gerusalemme est occupata, un’iniziativa considerata “provocatoria” dai palestinesi.

I media locali hanno riferito che circa 70 coloni sono entrati ad al-Aqsa attraverso la Porta del Marocco, sul lato occidentale del complesso, controllato dalle autorità israeliane dall’inizio dell’occupazione di Gerusalemme Est e della Cisgiordania nel 1967.

L’Islamic Waqf di Gerusalemme [l’istituzione islamica incaricata di gestire la Spianata delle Moschee ed altri luoghi sacri a Gerusalemme est, ndtr.] ha ripetutamente descritto i tour dei coloni come “provocatori” e ha affermato che i fedeli e le guardie palestinesi della moschea di al-Aqsa sono a disagio per la presenza di polizia e coloni israeliani nel luogo sacro musulmano.

Secondo un rapporto di monitoraggio dell’Agenzia nazionale palestinese (Wafa) [agenzia di stampa ufficiale dell’ANP, ndtr.], in settembre circa 6.117 coloni israeliani hanno fatto irruzione nel complesso durante le festività ebraiche di Rosh Hashanah, Yom Kippur e Sukkot.

Nonostante un accordo congiunto di lunga data tra Israele e Giordania, gli attivisti israeliani di estrema destra hanno ripetutamente fatto pressioni per una maggiore presenza ebraica ad al-Aqsa.

Alcuni attivisti israeliani di destra si sono dichiarati a favore della distruzione del complesso della Moschea di al-Aqsa per far posto a un Terzo Tempio.

Ma altri vogliono impadronirsi dell’area orientale del complesso, nota come Porta al-Rahmeh [della Compassione, ndtr.], per trasformarla in un luogo di preghiera esclusivamente ebraico, a cui si accederebbe da un’antica porta nelle mura orientali della Città Vecchia.

I musulmani e i cristiani palestinesi non cercano di pregare nella nella piazza del Muro del Pianto, il luogo più sacro dell’ebraismo, a est della moschea di Al-Aqsa. E in ogni caso per accedere al sito devono passare attraverso un rigoroso controllo di sicurezza.

Sotto attacco

La moschea di al-Aqsa è stata un luogo centrale delle violenze di maggio. Le forze israeliane hanno preso d’assalto il sito nel mese di Ramadan e hanno aggredito i fedeli palestinesi, sparando proiettili ricoperti di gomma e gas lacrimogeni.

Al culmine dell’epidemia di Covid-19, all’inizio del 2020, il complesso è stato chiuso del tutto per 69 giorni, ed ha riaperto finalmente il 31 maggio. Durante la chiusura le autorità israeliane hanno invece permesso ai coloni di visitare il sito ed entrarvi.

I coloni sostenuti dalle forze israeliane irrompono regolarmente nella moschea di al-Aqsa per recarsi alla Cupola della Roccia, una moschea costruita nel VII secolo dal califfato omayyade sul monte Moriah [il luogo in cui Abramo avrebbe dovuto sacrificare Isacco, ndtr.], e lì pregare.

Israele ha occupato Gerusalemme Est durante la guerra arabo-israeliana del 1967. Ha annesso l’intera città nel 1980, con una mossa non riconosciuta dalla maggioranza della comunità internazionale.

La Città Vecchia di Gerusalemme e il complesso di al-Aqsa rimangono i punti più delicati del conflitto israelo-palestinese.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)