Durante il periodo in esame, in quattro attacchi perpetrati da palestinesi, un civile israeliano è stato ucciso, mentre altri due civili e cinque membri delle forze di sicurezza israeliane sono rimasti feriti [seguono dettagli]. I quattro aggressori palestinesi, di cui due minorenni, sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane.
Gli episodi includono un’aggressione con arma da fuoco, due aggressioni con coltello nella Città Vecchia di Gerusalemme ed uno speronamento con auto a Tulkarm. ll 17 novembre, nella Città Vecchia di Gerusalemme, un ragazzo palestinese di 16 anni di Al ‘Isawiya (Gerusalemme Est) ha accoltellato e ferito due agenti della polizia di frontiera israeliana ed è stato ucciso dalla polizia israeliana. Il 21 novembre, un palestinese del Campo profughi di Shu’fat (Gerusalemme est) ha sparato uccidendo un civile israeliano e, a quanto riferito, ferendone un altro e ferendo due agenti della polizia di frontiera israeliana. È stato ucciso sul posto dalle forze israeliane. Inoltre, il 4 dicembre, fuori dalla Città Vecchia di Gerusalemme, vicino alla Porta di Damasco, un palestinese di 25 anni di Salfit ha accoltellato e ferito un civile israeliano ed ha cercato di accoltellare un poliziotto di frontiera israeliano. Le forze israeliane hanno sparato e ucciso il palestinese sul posto. Per quanto riguarda tali uccisioni sul posto, l’Ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto Commissario per i Diritti Umani (OHCHR) ha sollevato preoccupazioni di possibili esecuzioni extragiudiziali. Secondo le autorità israeliane, gli agenti hanno agito in linea con il protocollo di sicurezza stabilito e hanno adottato le misure appropriate per limitare ulteriori perdite di vite umane. Il 6 dicembre, al checkpoint di Kafriat (Tulkarm), un altro sedicenne palestinese si è lanciato, in auto, contro una cabina di sicurezza, ferendo una guardia di sicurezza israeliana. Le altre guardie hanno sparato e ucciso l’aggressore. I corpi dei quattro palestinesi sono stati trattenuti dalle autorità israeliane.
A seguito degli attacchi di cui sopra, in tre diverse occasioni, le forze israeliane hanno chiuso per diverse ore sia i cancelli che conducono alla Moschea di Al Aqsa, sia le strade che conducono alla Città Vecchia di Gerusalemme, impedendo ai residenti di raggiungere le loro case. Le forze israeliane hanno anche effettuato molteplici operazioni di ricerca-arresto nel Campo profughi di Shu’fat e Al ‘Isawiya, dove vivevano due degli autori, arrestando diversi parenti. In entrambe le località sono seguiti scontri tra residenti palestinesi e forze israeliane, con almeno quattro palestinesi feriti. Coloni e altri israeliani sono scesi nelle strade della Città Vecchia di Gerusalemme e nei principali incroci stradali della Cisgiordania per protestare contro gli attacchi: alcuni di essi hanno lanciato pietre contro auto e case palestinesi e provocato danni alle proprietà.
A Tammun (Tubas), in scontri scoppiati durante un’operazione di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno sparato ed ucciso un palestinese 26enne e ne hanno ferito un altro. Inoltre, in Cisgiordania, gli scontri con le forze israeliane hanno provocato il ferimento di 441 palestinesi, tra cui 97 minori [seguono dettagli]. La maggior parte dei ferimenti è stata segnalata durante scontri legati alle manifestazioni settimanali tenute contro le attività di insediamento nei pressi di Beita (319) e Beit Dajan (51), entrambe nel governatorato di Nablus. Altri 26 feriti sono stati segnalati in scontri scoppiati con le forze israeliane conseguenti all’ingresso di israeliani in un luogo religioso della città di Nablus; 11 durante cinque operazioni di ricerca-arresto a Tubas, Gerusalemme e Ramallah; 28 in sette episodi verificatisi nell’area H2 della città di Hebron e a Nablus (vedi sotto). I rimanenti ferimenti sono stati registrati in tre diversi episodi accaduti nel Governatorato di Hebron e nella Città Vecchia di Gerusalemme (vicino alla Porta di Damasco), dove i palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni e proiettili di gomma. Tra i feriti: 3 sono stati colpiti da proiettili veri, 59 da proiettili di gomma, 364 sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni e i restanti 15 sono stati aggrediti fisicamente o colpiti da bombolette di gas lacrimogeno.
I 28 palestinesi feriti citati sopra (18 dei quali alunni) hanno inalato gas lacrimogeni o sono stati aggrediti fisicamente e feriti da forze israeliane nel corso di 7 episodi che hanno coinvolto scuole di Al Lubban ash Sharqiya (Nablus) e dell’area H2 della città di Hebron [seguono dettagli]. In H2, secondo quanto riferito, studenti palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane e queste ultime hanno sparato candelotti lacrimogeni contro il vicino complesso scolastico; 15 ragazze sono state curate per inalazione di gas lacrimogeno e gli studenti di tre scuole vicine sono stati evacuati a causa dell’intensità del gas. In Al Lubban ash Sharqiya, in cinque episodi, le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni e bombe assordanti agli studenti, interrompendo le lezioni e costringendo gli studenti a lasciare la scuola: 13 palestinesi sono rimasti feriti, tra cui tre studenti, mentre altre 70 persone circa hanno inalato gas lacrimogeno, ma non hanno avuto bisogno di cure mediche. Questi episodi si sono verificati dopo che coloni israeliani si erano radunati vicino alla scuola per protestare di essere stati colpiti da pietre lanciate dai locali della scuola.
A Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa, in almeno 35 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento [verso palestinesi], verosimilmente per far rispettare le restrizioni all’accesso. Non sono stati segnalati feriti. Sette pescatori palestinesi sono stati arrestati e due barche sono state confiscate dalle forze israeliane. Bulldozer militari israeliani hanno condotto cinque operazioni di spianatura del terreno all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale. Le autorità israeliane hanno arrestato due uomini al valico di Erez, compreso uno che accompagnava la moglie per cure mediche a Gerusalemme Est. Altre tre persone, tra cui un minore, sono state arrestate mentre, secondo quanto riferito, cercavano di entrare [illegalmente] in Israele attraverso la recinzione perimetrale.
In Cisgiordania le forze israeliane hanno effettuato 100 operazioni di ricerca-arresto, arrestando 132 palestinesi. La maggior parte delle operazioni è stata svolta in Gerusalemme Est (33) e nel governatorato di Hebron (31), seguite da Betlemme (19) e Ramallah (14). Tra il 18 novembre e il 1° dicembre, le forze israeliane hanno chiuso rispettivamente gli ingressi principali di Mantiqat Shi’b al Butum (Hebron) e Deir Nidham (Ramallah), costringendo i residenti palestinesi a fare lunghe deviazioni e creando loro gravi difficoltà ad accedere ai servizi ed ai mezzi di sussistenza.
Il 30 novembre, nell’area di Ibziq della Valle del Giordano, almeno sei famiglie palestinesi sono state costrette, per otto giorni, ad evacuare le loro residenze per consentire gli addestramenti militari israeliani. Di conseguenza, 38 persone, tra cui 17 minori, sono state temporaneamente sfollate, senza che fossero fornite loro sistemazioni alternative.
In Cisgiordania, a causa della mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, sequestrato o costretto i proprietari a demolire, un totale di 62 strutture di proprietà palestinese, di cui undici donate come assistenza umanitaria [seguono dettagli]. In totale, 55 persone sono state sfollate, inclusi 18 minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altre 3.000 persone circa. Quarantaquattro delle strutture erano situate in Area C (tra esse le undici donate come assistenza umanitaria). Nella Comunità Mirkez di Massafer Yatta (Hebron), le autorità israeliane hanno demolito otto case, cisterne e strutture legate al sostentamento. Questa zona è designata come “zona di tiro” per l’addestramento militare e i suoi 1.300 residenti sono sottoposti ad un contesto coercitivo che li mette a rischio di trasferimento forzato. A Khirbet Atuf, situata nell’Area C del governatorato di Tubas, le autorità israeliane hanno smantellato e confiscato circa 1.800 metri di un acquedotto finanziato da donatori. Tredici delle strutture si trovavano a Gerusalemme Est: sei di esse sono state demolite dai proprietari palestinesi per evitare tasse comunali e possibili danni ad altre strutture [adiacenti] e ad oggetti personali. Altre cinque strutture sono state demolite a seguito di una sentenza della Corte Suprema Israeliana che fa riferimento a un ordine militare del 2011; tale ordine individua, sul “versante Gerusalemme” della Barriera, una zona cuscinetto di sicurezza, dove la costruzione è vietata. Tale zona interessa Sur Bahir in Area A e la Comunità di Al Khas (Betlemme) in Area B. Tre famiglie composte da nove persone, tra cui tre minori e una donna anziana, sono state sfollate.
Il 28 novembre, il Tribunale Distrettuale di Gerusalemme ha respinto il ricorso dei residenti contro 58 ordini di demolizione emessi dalle autorità israeliane contro decine di strutture di proprietà palestinese situate nell’area Wadi Yasul di Silwan (Gerusalemme Est), mettendo centinaia di persone a rischio imminente di sfollamento. Wadi Yasul ospita circa 700 palestinesi, ma è stato destinato dalle autorità israeliane a diventare “area verde”. Negli ultimi 15 anni sono stati sempre respinti gli sforzi dei residenti per cambiare in “residenziale” la destinazione dell’area.
In Cisgiordania, 25 attacchi di coloni hanno provocato quattro feriti palestinesi e danni alle proprietà [seguono dettagli]. Otto di questi episodi hanno visto il lancio di pietre contro veicoli e case palestinesi nelle aree di Ramallah, Nablus e Hebron, con conseguente ferimento di due palestinesi, uno dei quali minore, e danni ad almeno 13 veicoli palestinesi. A Sheikh Jarrah sono state forate le gomme di 13 auto di proprietà palestinese. Altri tre attacchi sono stati registrati a Shufa (Nablus), Khirbet Sarura e Ash Shyukh (entrambi a Hebron), comprendenti l’irruzione in case, il furto di attrezzi agricoli, il danneggiamento di tre serbatoi d’acqua e il taglio di parte di una conduttura dell’acqua. Nella Comunità di Ein al Hilwa, nella Valle del Giordano settentrionale (Tubas), coloni israeliani hanno attaccato pastori palestinesi e le loro mucche, uccidendo tre mucche. Nei pressi dei villaggi di Yanun e Jalud (entrambi in Nablus) e Khallet Athaba’ a Hebron sono stati danneggiati oltre 130 alberi e alberelli.
Nei governatorati di Gerusalemme, Nablus e Gerico palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, ferendo dieci coloni. Secondo fonti israeliane, in Cisgiordania il lancio di pietre ha danneggiato 35 auto israeliane. In un altro episodio accaduto il 1° dicembre, due israeliani, di cui uno colono, dopo essere entrati nel centro di Ramallah, sono stati attaccati e la loro auto è stata data alle fiamme da palestinesi; sono stati soccorsi dalle forze di sicurezza palestinesi.
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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)
L’8 dicembre, nel quartiere di Sheikh Jarrah, in Gerusalemme Est, una colona israeliana è stata accoltellata e ferita. La presunta autrice, una ragazza palestinese, è stata arrestata.
Il 10 dicembre, nel contesto delle proteste settimanali contro l’attività di insediamento colonico a Beita (Nablus), le forze israeliane hanno ucciso un palestinese.
Il 13 dicembre, a Nablus, durante scontri seguiti ad un’operazione di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno ucciso un 30enne palestinese.