Gli ordini di demolizione per i palestinesi nell’Area C della Cisgiordania raggiungono il livello più alto in cinque anni

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Hagar Shezaf

7 dicembre 2021, Haaretz

Secondo l’Amministrazione Civile, lo scorso anno Israele ha emanato 797 ordini di demolizione, mentre delle licenze edilizie richieste dai palestinesi in Area C nemmeno l’1% è stato autorizzato fra il 2016 e il 2020

L’Amministrazione Civile ha emesso lo scorso anno 797 ordini di demolizione per strutture di proprietà palestinese nell’area C [sotto il pieno controllo israeliano, ndtr] della Cisgiordania, segnando un record in cinque anni, ha rivelato l’associazione per i diritti Bimkom – Planners for Planning Rights in base alla documentazione ottenuta ai termini della legge sulla Libertà di Informazione.

Le associazioni per i diritti umani attribuiscono l’aumento degli ordini di demolizione a una crescente pressione politica per aumentare l’applicazione delle procedure esecutive sulle costruzioni palestinesi in Cisgiordania.
Secondo i dati, tra il 2016 e il 2020, i palestinesi hanno presentato 2.550 richieste di permessi di costruzione, ma solo 24 di loro sono state concesse, un misero 0,9 per cento. Dal 2019-2020 il tasso di richieste approvate è stato ancora più basso, dello 0,65%.

Allo stesso tempo, tra il 2016 e il 2020, sono stati rilasciati permessi di costruzione per 8.356 unità abitative di coloni in Cisgiordania, 384 volte il numero di permessi concessi ai palestinesi nell’Area C, la parte della Cisgiordania sotto il pieno controllo israeliano.

Il mese scorso l’Amministrazione Civile ha approvato provvedimenti per la costruzione di 1.303 case in villaggi palestinesi dell’Area C.
Solo un progetto, per 170 case a Barta’a, è stato approvato in via definitiva, mentre per gli altri è probabile che ci vogliano anni prima che vengano autorizzati.

L’architetto Alon Cohen-Lifshitz di Bimkom ha detto ad Haaretz che alcuni dei piani attualmente in fase di elaborazione sono obsoleti o non soddisfano le esigenze attuali dei residenti palestinesi, perché ormai è passato quasi un decennio da quando sono stati originariamente sottoposti all’Amministrazione Civile. “Il quadro fosco che emerge dalle nostre informazioni è quello di gravi discriminazioni”, ha detto.

I dati mostrano anche che fra il 2018 e il 2020 c’è stato un aumento costante del numero di permessi richiesti dai palestinesi prima della costruzione. Mentre la stragrande maggioranza delle richieste viene presentata dai palestinesi solo dopo la costruzione, i dati dell’Amministrazione Civile indicano una chiara tendenza all’aumento delle richieste presentate in anticipo.

Nel 2018 – il primo anno su cui l’Amministrazione Civile ha cominciato a fornire questo tipo di dati – solo 57 richieste sono state presentate dai palestinesi prima dell’inizio della costruzione. Nel 2020 questa cifra si era raddoppiata, con 104 richieste.

Lo scorso ottobre il Ministero delle colonie ha trasferito 20 milioni di shekel a 14 autorità coloniali per acquistare droni e personale di pattuglia per aiutare quelle giunte a monitorare le costruzioni illegali palestinesi.

Le varie autorità hanno ricevuto fino a 4 milioni di dollari e hanno indetto gare d’appalto. Gli agenti non avranno l’autorità per far rispettare alcuna norma – questo è di competenza dell’Amministrazione Civile – ma la logica sottesa è che aiuteranno a localizzare le costruzioni illegali per poi lasciare le procedure esecutive (all’Amministrazione Civile).

Inoltre, nel corso del 2020, l’Amministrazione Civile ha istituito una linea diretta per i coloni per la segnalazione di costruzioni illegali nell’Area C. Nel corso degli anni, diverse organizzazioni e membri della Knesset (Parlamento israeliano), tra cui il presidente del Partito Sionista Religioso Bezalel Smotrich, hanno promosso una campagna chiamata “lotta per l’area C”, che vuole contrastare l’edilizia palestinese. La Knesset ha discusso di tali questioni e i vari provvedimenti sopra elencati sono stati presi per aumentare gli interventi esecutivi.

traduzione dall’inglese di Stefania Fusero