1). In Cisgiordania, durante operazioni condotte da forze israeliane, alcune delle quali comportavano scontri a fuoco con palestinesi, sono rimasti uccisi sei palestinesi, compreso un minore (seguono dettagli).
Il 10 agosto, un’unità israeliana sotto copertura ha fatto irruzione nella città di Nablus, dove è seguito uno scontro a fuoco con palestinesi, uno dei quali, ventitreenne, è rimasto ucciso.
L’11 agosto, forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Tulkarem ed hanno sparato, uccidendo un palestinese di 25 anni. Almeno altri tre sono rimasti feriti, di cui due colpiti da proiettili veri. Secondo un’Organizzazione per i diritti umani, l’uomo ucciso non era coinvolto nello scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi.
Il 15 agosto, durante un’operazione di ricerca-arresto condotta nel Campo profughi di Aqabet Jaber Camp (Gerico), forze israeliane hanno sparato, uccidendo due palestinesi, tra cui un ragazzo di 16 anni. È stato segnalato uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi che lanciavano pietre; un palestinese è stato arrestato.
Il 17 agosto, nella città di Jenin, un’unità israeliana sotto copertura ha fatto irruzione in un edificio residenziale e ha ucciso un palestinese che, secondo l’esercito israeliano, aveva sparato contro di loro. Durante il ritiro delle forze israeliane è stato segnalato uno scontro a fuoco: ne sono conseguiti due feriti, tra cui una passante che è stata colpita da proiettili veri; inoltre due palestinesi sono stati arrestati e un membro delle forze israeliane è stato ferito da un ordigno esplosivo artigianale.
Il 19 agosto, un palestinese di 20 anni è morto a causa delle ferite riportate il 16 agosto, nel Campo profughi di Balata (Nablus), dove era stato colpito durante un’operazione delle forze israeliane. Durante tale operazione aveva avuto luogo uno scontro a fuoco tra palestinesi e forze israeliane; queste ultime avevano danneggiato numerosi edifici. Inoltre altri cinque palestinesi erano rimasti feriti, compreso un minore.
Ad oggi, nel 2023, il numero (172) di palestinesi uccisi in Cisgiordania e in Israele da forze israeliane ha superato il numero totale di uccisi in tutto il 2022 (155); anno che aveva già visto il numero più alto di vittime in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, dal 2005.
2). Tre israeliani sono stati uccisi in due attacchi condotti a Nablus e Hebron (seguono dettagli).
Il 19 agosto, a Huwwara (Nablus), un padre e un figlio israeliani di Ashdod (Israele) sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco da un uomo, ritenuto palestinese, che è fuggito. Forze israeliane hanno arrestato il proprietario e due lavoratori dell’autolavaggio dove è avvenuto l’omicidio.
Il 21 agosto, in un attacco a fuoco lungo la strada 60 a sud della città di Hebron, palestinesi hanno sparato, uccidendo una donna israeliana e ferendo un colono israeliano. Gli autori del reato sono fuggiti.
Il 22 agosto, forze israeliane hanno arrestato nella città di Hebron due palestinesi sospettati di aver effettuato l’attacco a fuoco e il giorno successivo hanno effettuato un sopralluogo presso le loro case di famiglia; secondo quanto riferito, in preparazione della loro demolizione punitiva. In seguito ad entrambi gli episodi, forze israeliane hanno lanciato cacce all’uomo, chiudendo i checkpoint e gli ingressi delle città limitrofe (vedi sotto).
In un ulteriore episodio, avvenuto il 20 agosto, nei pressi del villaggio di Turmusa’yya (Ramallah), palestinesi hanno lanciato pietre contro un veicolo israeliano, ferendo un colono israeliano e poi appiccando il fuoco al suo veicolo. Ciò porta a 29 il numero di israeliani uccisi, finora nel 2023, da palestinesi (o in attacchi palestinesi) in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e in Israele (oltre a un cittadino straniero) rispetto a un totale di sei vittime registrato nello stesso periodo del 2022.
3). In Cisgiordania, durante il periodo in esame, sono stati feriti da forze israeliane 559 palestinesi (21 colpiti con proiettili veri), tra cui almeno 148 minori. La maggior parte dei feriti (192) sono stati segnalati durante una demolizione punitiva, durata più di sei ore, nel Campo profughi di Askar (Nablus), durante la quale le forze israeliane hanno utilizzato proiettili veri, proiettili metallici rivestiti di gomma e lacrimogeni, mentre i palestinesi hanno lanciato pietre. Altri 195 feriti si sono verificati nel corso di undici operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte da forze israeliane Cisgiordania, di cui due segnalate nel villaggio di Beita (Nablus) come parte di una vasta caccia all’uomo per i sospettati della sparatoria del 19 agosto a Huwwara. Durante una di queste operazioni, forze israeliane hanno sparato e ferito sei palestinesi con proiettili veri, compreso un palestinese colpito alla nuca mentre cercava di aiutare un’altra persona ferita. Secondo le autorità israeliane, su questa sparatoria è stata aperta un’indagine. In altri due episodi, forze israeliane hanno ferito 100 palestinesi, in seguito all’ingresso di coloni israeliani, accompagnati da forze israeliane, nel villaggio di Qaryut (Nablus) e nella Tomba di Giuseppe nella città di Nablus. Altri 69 feriti sono stati segnalati durante manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti a Beit Dajan (Nablus) e le restrizioni di accesso causate dall’insediamento a Kafr Qaddum (Qalqilya). Altri due feriti palestinesi, tra cui un minore e un uomo con disabilità mentale, si sono verificati quando palestinesi hanno lanciato pietre contro forze israeliane posizionate a un checkpoint militare all’ingresso della città di Qalqilya; le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. I restanti ferimenti sono stati riportati a Gerusalemme Est, dopo che forze israeliane hanno sparato e ferito alla testa, con proiettili veri, un ragazzo palestinese di 14 anni. Secondo le forze israeliane il ragazzo aveva lanciato una bottiglia incendiaria; questa accusa è stata contestata da fonti della Comunità locale. Complessivamente, 505 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno, 21 sono stati colpiti da proiettili veri, 14 sono stati feriti da proiettili di gomma, 14 da schegge, tre da bombolette di gas lacrimogeni e due sono stati aggrediti fisicamente. Dall’inizio dell’anno, in Cisgiordania, sono stati feriti, con armi da fuoco, da forze israeliane un totale di 705 palestinesi, quasi il doppio del numero registrato nello stesso periodo del 2022 (411).
4). In Cisgiordania quattro palestinesi sono stati feriti da coloni israeliani, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 19 casi. A ciò si aggiungono le vittime palestinesi delle forze israeliane nei suddetti episodi collegati a coloni, registrati a Nablus (seguono dettagli).
Il 21 agosto, un palestinese è rimasto ferito e il suo veicolo ha subito danni quando coloni israeliani hanno lanciato pietre nei pressi del villaggio di Halhul (Hebron). Lo stesso giorno, tre palestinesi sono rimasti feriti e i loro veicoli hanno subito danni quando coloni israeliani hanno lanciato pietre vicino al checkpoint di Beit El DCO, all’ingresso di Ramallah. Secondo fonti della Comunità, più di 40 alberi e alberelli sono stati vandalizzati durante il periodo in esame su terreni palestinesi prossimi agli insediamenti israeliani, in due casi, a Kafr ad Dik (Salfit) e Al Khadr (Betlemme). Dieci casi registrati a Kisan (Betlemme), Rujeib, Khirbet Tana e Burin (tutti a Nablus), Al Jwaya (Hebron), Farkha (Salfit) e Al Farisiya-Nab’a al Ghazal (Tubas), includevano casi di coloni che, introdottisi nelle Comunità, causavano danni a strutture agricole, colture, muri in pietra, reti idriche e serbatoi d’acqua, oltre al ferimento di bestiame. In altri sei episodi, coloni israeliani hanno lanciato pietre e hanno danneggiato sei veicoli palestinesi.
5). Nel governatorato di Ramallah le autorità israeliane hanno demolito una scuola finanziata da donatori (seguono dettagli). Il 17 agosto, le autorità israeliane hanno demolito una scuola finanziata da donatori e frequentata da studenti della Comunità di pastori sfollati di Ein Samiya (Ramallah). La scuola ospitava 17 bambini, di età compresa tra i sei e i 12 anni, della Comunità di Ein Samiya. All’inizio di maggio, i membri della Comunità, composta da 132 persone, tra cui 68 minori, si sono trasferiti in aree in cui, secondo quanto riferito, si sentivano più sicure, citando la violenza dei coloni come motivo principale della loro partenza. Dal 2010, nell’Area C della Cisgiordania e Gerusalemme Est, citando la mancanza di permessi di costruzione, le autorità israeliane hanno effettuato 41 demolizioni/confische contro 22 scuole.
6). Oltre alla scuola di cui sopra, a Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania le autorità israeliane, citando la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibile da ottenere, hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire altre 33 strutture, comprese dieci case. Di conseguenza, 22 palestinesi, tra cui dieci minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 100 altri.
Tre delle strutture colpite erano state fornite da donatori in risposta a precedenti demolizioni avvenute nella Comunità di Isteih (Gerico) e nella Comunità di Humsa Al Farsheh (Nablus). Ventinove (29) delle strutture interessate sono state demolite in Area C, comprese quattro strutture demolite a Ein Shibli (Nablus), situate in una area dichiarata da Israele riserva naturale, dove la costruzione palestinese è vietata.
Altre due strutture sono state demolite nella Comunità di Humsa Al Farsheh (Nablus) situata in un’area chiusa per scopi di addestramento militare (“zona di fuoco”), dove è vietata la costruzione palestinese. Questa designazione si applica a circa il 18% del territorio della Cisgiordania, principalmente nella Valle del Giordano.
Altre quattro strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, provocando lo sfollamento di due famiglie, composte da nove persone, tra cui tre minori. Due delle strutture demolite a Gerusalemme Est sono state distrutte dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane.
7). L’8 agosto, forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Askar (Nablus), in area B, e hanno demolito per motivi punitivi la casa di famiglia di un uomo accusato di aver ucciso due coloni israeliani nel febbraio 2023. Una famiglia composta da quattro persone, tra cui una minore, è stata sfollata. Durante la demolizione durata più di sei ore, un totale di 197 palestinesi sono rimasti feriti, tra cui 75 minori, ad opera delle forze israeliane; vedere i dettagli sopra. Dall’inizio del 2023, 16 case e una struttura agricola sono state demolite per motivi punitivi, rispetto a 14 strutture demolite in tutto il 2022 e tre nel 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali secondo il diritto internazionale.
8). Forze israeliane hanno limitato il movimento in varie località della Cisgiordania, impedendo l’accesso di migliaia di palestinesi ai mezzi di sussistenza e ai servizi (seguono dettagli).
In seguito agli attacchi a fuoco in cui sono rimasti uccisi tre israeliani, forze israeliane hanno lanciato una caccia all’uomo, comprese frequenti operazioni notturne di ricerca-arresto, ed hanno costituito checkpoint volanti a tutti gli ingressi/uscite delle città di Nablus e Hebron e dei villaggi circostanti, ostacolando il movimento dei palestinesi per almeno tre giorni. L’ingresso al villaggio di Yanun (Nablus) è stato tenuto rigorosamente chiuso per un totale di cinque giorni, senza che quasi nessuno potesse uscire. Le eccezioni erano riservate a studenti e insegnanti, i quali hanno dovuto, comunque, affrontare ritardi significativi. In due occasioni, i militari hanno consentito ai residenti, attraverso il coordinamento e per tempi limitati, l’accesso ai mercati per l’acquisto di medicinali essenziali, cibo e foraggio.
Il 9 agosto, forze israeliane hanno installato tre nuovi cancelli stradali nell’area di Al Marba’a, sulla strada che porta ai villaggi di Tell, Burin e Madama (tutti a Nablus), e hanno posizionato blocchi di cemento all’ingresso di Burin e Madama, limitando gli spostamenti di oltre 11.000 palestinesi.
Dal 14 agosto, nella città di Hebron, forze israeliane hanno chiuso due cancelli stradali lungo la strada 60, per circa quattro ore al giorno, limitando l’accesso dei palestinesi alla città di Hebron.
9). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale di Israele o al largo della costa, in almeno otto casi, forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”. Durante questi episodi due pescatori, tra cui un minore, sono rimasti feriti e sono stati arrestati da forze navali israeliane, mentre la loro barca e le relative attrezzature sono state confiscate. Durante gli stessi episodi sono stati arrestati anche altri quattro pescatori.
10). Sempre nella Striscia di Gaza, il 21 agosto, in occasione del 54° anniversario dell’incendio della moschea di Al-Aqsa, palestinesi hanno manifestato lungo la recinzione perimetrale di Israele. Sono stati bruciati pneumatici e lanciate pietre e ordigni esplosivi verso la recinzione israeliana. Forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e bombolette di gas lacrimogeno, ferendo 19 palestinesi, tra cui 12 minori.
Ultimi sviluppi
Questa sezione si basa sulle informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.
– Il 22 agosto, ad Az Zababida (Jenin), durante un’operazione di ricerca-arresto, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 17 anni.
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Note a piè di pagina
1- Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non sono membri delle forze israeliane; ad esempio da civili israeliani o da lanci di razzi palestinesi non riusciti; così come coloro la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore del reato rimangono controverse, poco chiare o sconosciute. In questo periodo di riferimento, un palestinese ucciso da un colono israeliano viene conteggiato separatamente.
2- Le vittime israeliane in questi rapporti includono persone ferite mentre correvano verso i rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi negli attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimane controversa, poco chiara o sconosciuta, vengono conteggiati separatamente.
La protezione dei dati dei civili da parte di OCHA include gli episodi avvenuti al di fuori dei territori palestinesi occupati (oPt) solo se hanno coinvolto i residenti dei territori occupati come vittime o autori.
Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it