Tawfiq Da’adli
22 dicembre 2025 – +972 Magazine
Il Comune sta incoraggiando i pescecani dell’immobiliare a distruggere la storia della città per costruire grattacieli che probabilmente cacceranno gli abitanti palestinesi.
Quando un pezzo di pane viene buttato in uno stagno istantaneamente pesci di tutte le dimensioni si lanciano verso il boccone, lo divorano e dopo pochi secondi non rimangono né il pane né i pesci. Quando l’acqua è torbida, lo spettacolo è ancora più deludente. Lo stagno sembra immobile e vuoto finché improvvisamente il pesce si slancia verso l’alto e la superficie ribolle prima di calmarsi di nuovo come se non fosse successo niente.
Ora immaginate che questi pezzi di pane siano appezzamenti di terreno in un mercato immobiliare in espansione. Lyd, la città mista palestinese-ebraica in cui sono cresciuto, ora ufficialmente nota come Lod, è arrivata ad assomigliare a uno stagno torbido e i costruttori edili sono i pesci. Avidi di questi appezzamenti si avventano, vi si scagliano in modo che presto non rimarrà niente del passato.
A Ramat Eshkol, un quartiere a basso reddito di Lod, è difficile non notarlo. Cartelli che affermano “Noi non firmiamo!” sono appesi dai balconi degli alloggi, prova di una campagna organizzata in cui gli abitanti hanno rifiutato i contratti che darebbero il via libera agli ultimi progetti della cosiddetta riqualificazione urbana della città, che li avrebbero costretti ad andarsene dagli appartamenti in modo che i costruttori possano demolire gli isolati di edifici bassi e costruirvi al loro posto dei grattacieli.
Normalmente gli abitanti accetterebbero di andarsene e di seguire questo iter, noto in ebraico come pinui binui, in cambio di nuovi appartamenti moderni nel complesso residenziale ricostruito. Ma a Lod tra gli abitanti, soprattutto tra quelli palestinesi, che rappresentano circa il 70% di Ramat Eshkol, e l’amministrazione comunale la fiducia è praticamente inesistente.
Il loro timore è semplice: che il progetto li privi delle loro proprietà e li cacci dal loro quartiere, se non del tutto da Lod. Questa inquietudine non è infondata: il Comune annuncia regolarmente la sua aspirazione di attrarre una popolazione “di alta qualità” che “potenzierà” la città, suggerendo esplicitamente che i suoi attuali abitanti siano elementi nocivi “di scarso valore” che bisogna sostituire.
Probabilmente i nuovi grattacieli attrarranno abitanti affiliati al movimento Garin Torani (Nucleo della Torah), un’organizzazione nazionalista sionista religiosa impegnata ad ebraizzare le città binazionali di Israele. Nel 2015 il Comune costruì per il movimento il complesso condominiale Elyashiv, un quartiere recintato a poche centinaia di metri a ovest di Ramat Eshkol, circondato da una protezione di strade, barriere e cancelli.
Il complesso separa fisicamente i suoi abitanti dalla popolazione “di scarso valore” che lo circonda, soprattutto i vicini di casa arabi, che non potrebbero viverci neppure se lo volessero. Queste lotte contro l’espulsione, l’incuria del comune e l’ingegneria demografica sono legate ad un’altra, più tranquilla, forma di cancellazione: l’indifferenza della città nei confronti del territorio storico su cui si trova. La stessa amministrazione comunale che tratta le storiche comunità palestinesi come eliminabili fa lo stesso con il passato di Lod.
Ramat Eshkol venne costruito negli anni ’70 sulle rovine della Città Vecchia di Lod. Negli anni ’60 la Città Vecchia, che allora era popolata in maggioranza da famiglie ebraiche originarie del Nord Africa che si erano spostate in case di palestinesi espulsi durante la Nakba [la pulizia etnica a danno dei palestinesi nel ’47-’49, ndt.], venne demolita con un’operazione di distruzione radicale che lasciò dietro di sé un paesaggio di rovine. Quindi Ramat Eshkol venne costruito sopra le rovine invece che al loro posto. I blocchi abitativi crebbero direttamente sulle macerie, lasciando intatti gli strati sepolti della Città Vecchia e quelli al di sotto, preservati, forse, per futuri archeologi.
Ma i prossimi edifici, per due dei quali sono già iniziati i lavori, verranno costruiti circa 10 metri, se non di più, al di sotto dell’attuale livello per creare redditizi posti auto sotterranei. In pratica ciò significa cancellare strato dopo strato del passato di ottomila anni della città, giù fino alle sabbie incontaminate dell’antica Lod.
Salvaguardia selettiva
Lod è un tel archeologico, un termine che noi archeologi utilizziamo per descrivere una collina stratificata su cui si è costruito per oltre un millennio, con depositi che documentano i periodi storici del luogo. In genere gli archeologi lottano per proteggere tali aree dallo sviluppo urbanistico e regolarmente l’Autorità Israeliana delle Antichità (AIA) blocca i progetti che sconfinano in parti significative di una collina storica.
Ma a Lod è stata negata questa protezione: per essere qualificato come montagnola archeologica un sito deve contenere strati che risalgono all’era del bronzo e del ferro, ovvero al “periodo biblico”. Gli strati continui di Lod si estendono almeno dall’epoca romana fino agli anni ’60 del ‘900 e i primi strati preromani si trovano a nord della Città Vecchia, ma nessuno è stato finora trovato sotto la Città Vecchia, benché probabilmente esistano. Senza questa conferma la Città Vecchia di Lod è scartata in quanto non biblica, e di conseguenza non indispensabile, benché l’eredità culturale non inizi né finisca con la bibbia.
All’inizio di novembre l’amministrazione comunale ha spianato una delle ampie piazze di Ramat Ashkol e un isolato residenziale per fare posto al primo paio di grattacieli. Così facendo ha demolito un piccolo centro commerciale che una volta si trovava lì di fianco, dove, quando eravamo bambini, c’era il negozio di alimentari di Aharon e dove, nelle notti in cui dormivo a casa di mio zio, compravamo il latte al cioccolato e la torta (il mio quartiere, Hashmonaim, era stato originariamente costruito dagli inglesi per il personale della ferrovia e dell’aeroporto e non aveva niente di simile a quei negozi caratteristici e ordinati).
Ora nella zona gli archeologi hanno fatto degli “scavi di prova”, un metodo per determinare la profondità degli strati archeologici scavando in modo meccanico al loro interno e distruggendo di fatto parti di rovine prima di poter effettuare gli scavi in modo corretto. Questi scavi aiutano a determinare quanti fondi l’AIA chiederà al costruttore per scavare effettivamente il sito prima che inizi a edificare, una prassi le cui implicazioni richiederebbero un articolo a parte.
Normalmente l’autorità ottiene i fondi richiesti per iniziare la fase successiva di scavi, in cui vengono aperte aree di scavo e gli archeologi scavano fino alla profondità prevista del futuro edificio. Ma, nel tentativo di limitare l’ampiezza delle ricerche dell’AIA, il costruttore ha ridotto al minimo il budget [destinato all’AIA] ed ha avuto il permesso del tribunale di ricorrere invece a dei consulenti, alcuni dei quali apparentemente archeologi. Dopo che gli archeologi dell’AIA avranno scavato quel poco che gli consente il loro bilancio, il luogo verrà restituito al costruttore che sarà libero di spianarlo completamente.
Sono sicuro di quello che si trova, e che verrà perso, sotto questo terreno. Da uno scavo che una volta ho diretto con abitanti del posto solo a pochi passi da dove i due grattacieli vengono costruiti e vicino a scavi successivi realizzati da altri in anni recenti, sappiamo che gli strati non contengono solo i resti della Città Vecchia. Ci sono anche tracce del periodo ottomano, che rappresenta circa 500 anni di cultura umana: dell’epoca dei Mamelucchi, con circa trecento anni di storia, di città di Crociati, Fatimidi e Abbasidi.
In basso giacciono prove di città bizantine e romane, che risalgono fino al primo secolo d.C. Quello che rimane sotto questi strati non è mai stato scoperto qui, benché con molta probabilità esiste — decenni di lavoro archeologico a Lod dimostrano che sia una delle più antiche città di Israele, e del mondo. Eppure quasi ogni piccola prova dei suoi primi abitanti è stata distrutta o abbandonata negli scavi perché sono stati fatti con l’esplicito e singolare intento di preparare il terreno per lo “sviluppo urbano”.
La piazza demolita era il luogo dei resti della casa del governatore dell’epoca ottomana, della tomba di Sa’ad e Saied, un luogo d’incontro di sufi e mistici islamici, e di innumerevoli altri resti che sono ancora sconosciuti. Tutto ciò verrà quasi sicuramente perso durante la costruzione. I duemila anni di storia della piazza saranno schiacciati e triturati e questo metodo presto verrà replicato in tutto Ramat Eshkol.
Nel 2018 ho fatto parte di un gruppo di attivisti che ha cercato di salvare da impresari edili impazienti di costruire su di essa una parte trascurata dell’antica Lod. Fu un tentativo senza risultati: al Comune non importava del patrimonio storico e i dirigenti delle imprese costruttrici circolavano per la città senza alcun interesse personale per la sua storia. L’area è stata dichiarata edificabile e decine di dunam [10 dunam = 1 ettaro] di patrimonio storico sono svanite.
In Israele non c’è sviluppo urbano senza distruzione: il passato non è visto come utile per il futuro, quanto meno non dal punto di vista economico. La Zona Industriale Settentrionale di Lod è stata costruita sui resti di una città dell’età del bronzo una volta legata all’Egitto dei faraoni. Ora la sua storia è sepolta sotto le facciate di vetro di uffici bancari che riflettono per un attimo i passeggeri dei treni di passaggio che vanno da Modi’in all’aeroporto Ben Gurion.
Il negozio di alimentari di Aharon è stato abbandonato allo stesso destino. Mentre l’AIA completa i suoi scavi parziali gli archeologi che vi lavorano faranno senza dubbio il possibile per documentare il passato della città. Ma, anche se ogni centimetro è registrato da ogni angolazione usando le tecnologie più avanzate, di tutto questo non rimarrà niente di materiale.
Qualche menzione potrebbe finire nei rapporti degli scavi, ma nel tessuto vitale della città non rimarrà niente. Il patrimonio culturale inserito in questi strati, che rappresentano la cultura materiale attraverso la quale chi è di Lod comprende se stesso, sparirà sotto il cemento fresco.
(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)


