Jonathan Ofir
15 novembre 2025 – Mondoweiss
Una conferenza per commemorare Yitzhak Rabin ha messo involontariamente in luce il ruolo centrale della sinistra israeliana nel gettare le basi e portare avanti il genocidio a Gaza.
Venerdì scorso il partito israeliano “di sinistra” I Democratici (una fusione dei partiti Laburista e Meretz) ha ospitato l’annuale conferenza per la commemorazione della morte del primo ministro Yitzhak Rabin. L’evento ha dimostrato soprattutto la natura profondamente genocida della sinistra israeliana.
Sono passati 30 anni da quando, il 4 novembre 1995, è stato ucciso da un attivista di destra e la conferenza si è svolta a Tel Aviv nel Seminario dei Kibbutz, un luogo che rappresenta il sionismo laburista di Rabin. La lista degli ospiti è stata un chi è chi di quelli che sono considerati l’opposizione israeliana e la maggior parte di loro è profondamente implicata nel genocidio di Gaza.
Non c’è miglior esempio di ciò che una delle attrazioni dell’evento: Giora Eiland. Il generale in congedo, ex-capo dell’Institute for National Security Studies [Istituto per gli Studi della Sicurezza Nazionale] (INSS), è stato uno degli ospiti d’onore ed è probabilmente meglio noto ora per aver invocato nel novembre 2023 la carestia intenzionale a Gaza e favorire anche la diffusione di epidemie. Tuttavia ora è più famoso come l’autore del “Piano dei Generali”, che è diventato il modello per la pulizia etnica di Gaza negli ultimi due anni.
Normalmente la gente considererebbe Eiland un fascista di destra, ma in Israele è ritenuto di sinistra. La sua affiliazione con la “sinistra” del partito laburista sionista israeliano viene dal suo passato rurale nel moshav (insediamento agricolo) di Kfar Hess. L’aspetto più caratterizzante della sua carriera è stato nella sicurezza (militare), che è probabilmente la caratteristica più qualificante della sinistra sionista. Eiland è stato un negoziatore del cosiddetto “processo di pace” guidato da Shimon Peres negli anni 2001-2003, quando Peres faceva parte del governo del primo ministro Ariel Sharon [della destra nazionalista, ndt.].
È interessante notare come i Democratici abbiano subito una certa reazione per la presenza di Eiland all’evento, dato il suo ruolo nel genocidio. In risposta il capo del partito Yair Golan ha sostenuto semplicemente che il generale si è scusato per le sue varie dichiarazioni genocide, un’affermazione non verificata, ed ha accusato i critici di essere “puristi”. Un attivista ha brevemente interrotto l’evento contro la partecipazione di Eiland, ma rapidamente lo spettacolo è ricominciato.
L’evento ha incluso un messaggio registrato del presidente di Israele, Isaac Herzog. Herzog non è solo un bugiardo razzista, che ha definito i “matrimoni misti” negli USA ‘una piaga’ e poi ha detto che la gente lo aveva frainteso: ha anche incitato al genocidio sostenendo nell’ottobre 2023 che a Gaza non c’erano persone “innocenti”. Quando gli è stato rinfacciato ed è stato incluso nel processo per genocidio presso la Corte Internazionale di Giustizia, ha di nuovo sostenuto di essere stato frainteso. Almeno Itamar Ben-Gvir, il ministro della Sicurezza Nazionale più apertamente fascista, difende quello che dice.
D’altra parte Herzog è una figura ‘apolitica’, in quanto in Israele la posizione del presidente è ufficialmente formale, eppure ha un passato come dirigente di sinistra, di ex-leader del Partito Laburista. Poi abbiamo Ehud Barak. Il “Signor Sicurezza” di Israele, il soldato più decorato, un ex-capo di stato maggiore, ministro della Difesa e primo ministro. Barak si è vantato che l’occupazione del 1967 fu una “liberazione di queste parti della terra” e ha deplorato che “a politici di sinistra”, compreso Rabin, non venisse dato il giusto merito per i “risultati della colonizzazione in Giudea e Samaria [la Cisgiordania, ndt.]”. Un vero uomo di sinistra.
E poi c’è Yair Golan, il leader dei Democratici. Golan è arrivato al potere politico dopo un’esperienza di scarso successo con il Meretz (che non ha raggiunto il quorum nel 2022). Più tardi, in seguito al 7 ottobre 2023, è diventato più popolare sia per le sue missioni di salvataggio solitarie quel giorno [in particolare al Nova Festival, ndt.], sia anche per il suo aperto sostegno al genocidio. All’inizio dell’anno ha detto sul podcast di Haaretz che “a tutti noi piacerebbe svegliarci una mattina di primavera e scoprire che 7 milioni di palestinesi che vivono tra il mare e il fiume sono semplicemente spariti.” Chi sarebbero i “noi”, vi chiederete? I Democratici, ovviamente, e il resto dello spettro sionista, si suppone.
E infine Rabin, l’uomo che veniva celebrato. Rabin esemplifica la “pace” che la sinistra sionista sta cercando di creare, e non c’è alcuna pace. Benché venga ricordato per il suo ruolo negli accordi di Oslo e per aver promosso un percorso verso una “soluzione a due Stati”, solo un mese prima del suo assassinio Rabin garantì che gli accordi avrebbero dato come risultato una “entità palestinese” che sarebbe stata “meno di uno Stato”.
“Non ritorneremo ai confini del 4 giugno 1967”, affermò con decisione, un punto che Benjamin Netanyahu ha citato svariate volte. E ovviamente dai palestinesi Rabin è ricordato piuttosto come uno dei comandanti della pulizia etnica nel 1948, così come colui che invitò [l’esercito] a rompere le ossa [dei palestinesi, ndt.] durante la Prima Intifada (1987-93).
E questo mette realmente nella sua vera luce tutta la conferenza. L’eredità della pulizia etnica, dell’occupazione, dell’apartheid e del genocidio è fondamentale per Israele, anche per la sua “sinistra”. È il prisma attraverso il quale vedere gli accordi più recenti: gli Accordi di Abramo (firmati per la prima volta nel 2020), riguardano una ‘pace economica’ o il recente ‘cessate il fuoco’ con Gaza, entrambi intesi a rafforzare la colonizzazione israeliana della Palestina, non a porvi fine.
Netanyahu promette che Israele “vivrà per sempre con la spada in mano”, ed è proprio così. In un’altra recente commemorazione di Rabin Yair Golan ha sostenuto il contrario: “Chiunque stia cercando una reale sicurezza deve capire che non può esistere uno Stato che vive solo con la spada, e la pace è l’unico modo per garantire che i giovani in Israele non debbano più pagare il prezzo della sua assenza.”
Belle parole. Ma l’evento dei Democratici dimostra che Israele vive con la spada e non con le sue parole. E la “sinistra” israeliana gioca un ruolo centrale in questo.
(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)


