Editoriale di Haaretz
26 novembre 2025 – Haaretz
Il governo israeliano, sotto il cui mandato è avvenuto il massacro del 7 ottobre, è determinato a imputarne la colpa esclusivamente all’esercito. Questo è il suo obiettivo e ogni mezzo è considerato valido per raggiungerlo: minare la fiducia dell’opinione pubblica nell’IDF [esercito israeliano, ndt.], politicizzare la nomina di alti gradi e screditare pubblicamente il capo di stato maggiore Eyal Zamir [nominato da Netanyahu per continuare la guerra a Gaza, ndt.].
Il governo preferisce nascondere la verità piuttosto che prendersi le sue responsabilità per gli errori di quanti hanno guidato Israele per anni – 14 anni (meno uno) nel caso del primo ministro Benjamin Netanyahu – portandolo al disastro.
Il governo si rifiuta di fare la cosa ovvia: istituire una commissione d’inchiesta pubblica. Al contrario l’esercito ha già indagato su sé stesso. “L’IDF è l’unica istituzione del Paese che ha accuratamente esaminato i propri errori e se n’è preso la responsabilità,” ha scritto Zamir. Da questo punto di vista l’indagine dell’esercito non sostituisce una commissione d’inchiesta pubblica, ma è nondimeno un processo serio e credibile. Questo è precisamente ciò che lo rende pericoloso agli occhi del governo, che intende controllare le conclusioni delle indagini.
In questo contesto lo scontro tra il ministro della Difesa Israel Katz e Zamir diventa più chiaro. Zamir ha avvertito che bloccare nomine nell’esercito “danneggia la capacità dell’IDF e la sua adeguatezza alle prossime sfide.” Katz ha risposto in modo arrogante, affermando: “Il capo di stato maggiore sa molto bene di essere subordinato al primo ministro, al ministro della Difesa e al governo di Israele.”
Il messaggio sottinteso è un appello ai seguaci di Bibi [Netanyahu] perché etichettino Zamir come uno che minaccia lui e il suo governo.
Zamir ha anche rivelato di aver saputo solo dai media che Katz ha intenzione di rivedere il rapporto investigativo sul 7 ottobre stilato dalla Commissione Turgeman dell’esercito. Il rapporto è stato redatto da 12 tra generali maggiori e di brigata in sette mesi ed è stato presentato al ministro della Difesa in persona.
“La decisione di sollevare dubbi sul rapporto… è sconcertante,” ha scritto giustamente Zamir. Evidenziando quello che ha visto come un tentativo politico di scavalcare il lavoro di esperti, ha aggiunto: “Una revisione alternativa di 30 giorni da parte dell’ispettore dell’establishment della difesa, con il dovuto rispetto, non è seria.”
Il conflitto tra Katz e Zamir non è puramente personale, è parte di un più complessivo tentativo di prendere il controllo del sistema della difesa. Katz agisce per lo più per interposta persona, più preoccupato della sua posizione nelle primarie del Likud [il partito di Netanyahu e suo, ndt.] che del futuro di Israele o dell’IDF. La provocazione contro Zamir arriva direttamente dalla famiglia di Netanyahu. Il primo ministro cerca di fare all’IDF quello che il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir sta facendo alla polizia.
Questa situazione pericolosa sposta la responsabilità sull’opinione pubblica. Di fronte ai tentativi del governo di autoassolversi dalle sue responsabilità storiche e di concentrare l’attenzione solo sull’esercito – benché tutti gli alti gradi della Difesa si siano presi le proprie responsabilità e si siano dimessi e l’esercito continui a indagare su sé stesso – l’opinione pubblica deve comprendere quale parte appoggiare e quale deve difendere.
(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)


