Redazione di MEE
28 agosto 2020 – Middle East Eye
Sono sorte preoccupazioni dopo che il Ministero della Giustizia israeliano ha riconsiderato l’assassinio del palestinese autistico, sostenendo l’assenza di prove video.
La famiglia di un giovane palestinese autistico ucciso dalla polizia israeliana a maggio ha accusato la polizia di “aver distrutto deliberatamente le videocamere” che contenevano le prove dell’omicidio.
Iyad al-Halak, di 32 anni, il 30 maggio è stato ucciso da un poliziotto di frontiera israeliano mentre si recava ad una scuola per disabili nella città vecchia di Gerusalemme est occupata.
Un’inchiesta sulla sua uccisione è stata ostacolata dalla mancanza di ogni prova video, nonostante informazioni secondo cui nella zona dove è stato ucciso vi fossero almeno 10 telecamere di videosorveglianza.
L’uccisione di Halak in un deposito di rifiuti nella città vecchia ha provocato proteste in Palestina, in Israele e all’estero e, nonostante l’isolamento per il coronavirus, ha scatenato numerose manifestazioni.
Venerdì, parlando con l’agenzia di notizie ufficiale dell’Autorità Nazionale Palestinese WAFA, il padre di Halak ha accusato la polizia israeliana di cercare di insabbiare il caso di suo figlio e di aver distrutto le telecamere di sorveglianza che hanno documentato l’incidente.
“Per tre mesi il governo di occupazione (Israele) non ha preso alcuna misura punitiva contro gli assassini di Iyad”, ha detto. “Stanno cercando di cancellare il crimine e farla franca riguardo all’omicidio.”
Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, mercoledì un ufficio del Ministero di Giustizia israeliano ha effettuato una ricostruzione della scena, dopo aver detto che non vi erano registrazioni video dell’incidente.
In risposta, gli avvocati della famiglia Halak hanno sollecitato il ministero a “rivelare immediatamente l’identità dei colpevoli” e pubblicare le prove video.
“Il ritardo fino ad ora, tre mesi dopo il delitto, nel portare davanti alla giustizia i responsabili è sospetto e preoccupante”, hanno affermato gli avvocati in una dichiarazione rilasciata a Middle East Eye.
“Tutte le prove raccolte nel dossier dell’inchiesta indicano che si è trattato di un vero e proprio omicidio, quindi non è giustificabile impiegare così tanto tempo per raggiungere una decisione sul caso.”
I palestinesi hanno a lungo accusato Israele di condurre indagini superficiali sui delitti commessi dalle forze armate o dai coloni israeliani contro i palestinesi. Gli israeliani sono raramente posti sotto processo per l’uccisione di palestinesi e, se risultano colpevoli, normalmente vengono condannati a pene miti.
(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)