Un palestinese ucciso durante un’escursione è l’ultima vittima di un’ondata di violenza dei coloni

Bilal Bawatneh fa foto prima di essere ucciso da un colono che si è avventato con la macchina sul gruppo di palestinesi
image_pdfimage_print

Yumna Patel

15 febbraio 2021 – Mondoweiss

Bilal Bawatneh, Azzam Amer e Khaled Nofal sono le ultime vittime palestinesi di un’ondata di violenza dei coloni che nelle ultime settimane ha sconvolto la Cisgiordania occupata

Venerdì un palestinese è stato investito ed ucciso durante un attacco con un’auto mentre stava facendo un’escursione con alcuni amici nel nord della Valle del Giordano, nella Cisgiordania occupata.

Venerdì mattina il cinquantaduenne Bilal Bawatneh, insieme a un gruppo di palestinesi di varie parti della Cisgiordania, stava camminando lungo un sentiero tra i villaggi di Ein al-Beida e Bardala, nel nord della Valle del Giordano, a est della città di Tubas.

Nota per le sue vaste montagne, che in inverno fioriscono, durante questo periodo dell’anno la Valle del Giordano attira molti escursionisti e visitatori da tutta la Palestina.

Negli ultimi decenni la natura rurale della Valle del Giordano ha attirato anche migliaia di coloni israeliani che vivono in insediamenti e avamposti illegali.

L’agenzia di notizie ufficiale dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) Wafa ha citato gli escursionisti, che hanno affermato di “essere rimasti scioccati” nel vedere il veicolo deviare dal proprio percorso e lanciarsi a tutta velocità contro il gruppo. L’auto ha colpito gli escursionisti, ferendo Bawatneh e altri due.

Bawatneh, abitante della città di al-Bireh, nella zona di Ramallah, è stato portato via da medici della Mezzaluna Rossa Palestinese, che in un comunicato ha affermato che è morto poco dopo in seguito alle ferite riportate.

Medici israeliani avrebbero portato gli altri due palestinesi feriti in un ospedale nella città di Afula. Non si sa in che condizioni si trovino.

Venerdì delle foto di Bawatneh, che sarebbero state scattate durante la camminata poco prima che venisse ucciso, hanno inondato le reti sociali, mentre i palestinesi hanno pianto la sua morte come ultima vittima dell’occupazione israeliana.

Riguardo alla morte di Bawatneh, la dottoressa Hanan Ashrawi, membro del Comitato Esecutivo dell’OLP, ha twittato che “tragicamente, in Cisgiordania l’omicidio stradale è una forma fin troppo nota di aggressione non sanzionata da parte di coloni israeliani contro palestinesi vulnerabili.”

L’uccisione di Bawatneh ha suscitato una scarsa attenzione da parte dei media israeliani, nonostante nell’ultima settimana sia il terzo assassinio di palestinesi in Cisgiordania ad opera di coloni.

Mercoledì Azzam Amer, un palestinese del villaggio di Kafr Qalil, nella zona di Nablus, è stato ucciso dopo che sarebbe stato investito da un colono israeliano che stava guidando nei pressi dell’incrocio di Kifl Hares, nel nord della Cisgiordania occupata.

I media palestinesi hanno descritto Amer come marito e padre. Pare fosse anche un lavoratore a giornata e stava tornando a casa dal lavoro quando è stato ucciso. Il Centro Internazionale dei media del Medio Oriente (IMEMC) ha informato che la polizia israeliana ha affermato di aver aperto un’inchiesta “per stabilire se l’episodio sia un incidente stradale o un attacco deliberato.”

Nei casi di israeliani uccisi o feriti da conducenti palestinesi, le autorità israeliane spesso si affrettano a definire questi incidenti come attacchi deliberati, o come “attacchi terroristici”, e in genere danno poco spazio quando si tratta di determinare se si sia trattato eventualmente solo di un incidente stradale. In questi casi i conducenti palestinesi sono uccisi sul posto e i loro corpi trattenuti (come ad esempio nel caso di Ahmed Erekat), oppure arrestati e imprigionati con l’accusa di terrorismo.

Il 5 febbraio il trentaquattrenne Khaled Nofal, un ragioniere palestinese padre di un bambino di 5 anni, è stato colpito e ucciso da un colono israeliano nei pressi del villaggio di Ras Karkar, a nordovest dalla città di Ramallah.

Il caso di Nofal è stato ampiamente trattato dai media israeliani, evidentemente in quanto Nofal è stato definito dal colono responsabile della sua morte e dall’esercito israeliano un “terrorista” che avrebbe cercato di “infiltrarsi” in un avamposto di coloni nei pressi del suo villaggio e commesso un’aggressione, benché nessuno, salvo Nofal, sia rimasto ferito nell’incidente.

Il Times of Israel [giornale israeliano in lingua inglese, ndtr.] e Haaretz [giornale israeliano di centro sinistra, ndtr.] hanno evidenziato che sul corpo di Nofal o sul posto non sono state trovate armi, facendo sorgere dubbi su ciò che Nofal stesse effettivamente facendo lì in quel momento e su come intendesse perpetrare un attacco senza alcuna arma.

Mentre la famiglia di Nofal ha detto ad Haaretz di non essere sicura di quello che egli stesse facendo così vicino all’avamposto in piena notte, il sindaco di Ras Karkar ha detto a Times of Israel che la famiglia di Nofal è proprietaria di terreni nei pressi della zona, una possibile ragione del perché sia andato là.

Tuttavia, a causa del fatto che l’incidente è stato classificato come un “tentativo di attentato terroristico”, secondo il Times of Israel da parte dell’esercito israeliano non è stata avviata nessuna indagine penale nei confronti del colono.

Come informano i media israeliani, Eitan Ze’ev, il colono che ha sparato a Nofal uccidendolo, ha dei precedenti riguardo a spari contro palestinesi disarmati e attualmente è sotto processo per violenza aggravata dopo che ha sparato a due palestinesi durante un diverbio l’estate scorsa nelle vicinanze di Biddya, un villaggio a ovest di Salfit, nel nord della Cisgiordania.

L’arma di Ze’ev sarebbe stata sequestrata dopo che ha sparato a due palestinesi in luglio – anche se alcuni poliziotti hanno affermato che gli dovrebbe essere restituita – provocando ulteriori congetture sul fatto che Ze’ev potesse essere armato prima di uccidere Nofal.

Dopo aver sparato a luglio, Ze’ev ha ricevuto un “attestato di merito” da parte di Yossi Dagan, capo del Consiglio Regionale della Samaria, che all’epoca ha affermato: “Ringraziamo le care persone che hanno protetto le vite di altri e di se stesse contro ribelli barbari e assassini che cercano di linciare ebrei in Samaria.”

Mentre Nofal è stato definito un “terrorista” e un “infiltrato” dai militari israeliani, che hanno preso in considerazione solo la testimonianza dei coloni che hanno sparato a Nofal come prova contro di lui, ufficiali dell’esercito hanno definito Ze’ev “un uomo tranquillo, etico e morale.”

Un’impennata della violenza

Bilal Bawatneh, Azzam Amer e Khaled Nofal sono gli ultimi palestinesi vittime di un’ondata di violenza dei coloni che nelle ultime settimane ha sconvolto la Cisgiordania occupata, con nuove notizie quasi quotidiane di attacchi di coloni contro civili palestinesi sui media palestinesi e israeliani.

Benché la violenza dei coloni contro i palestinesi sia una realtà quotidiana nella vita della Cisgiordania, le associazioni per i diritti umani hanno notato un significativo incremento della violenza dall’inizio dell’anno, che secondo loro va fatta risalire alla morte del colono sedicenne Ahuvia Sandak che è morto il 21 dicembre 2020  durante un inseguimento della polizia israeliana.

Da allora i coloni della Cisgiordania hanno promosso Sandak a martire della loro causa, inscenando proteste contro la polizia israeliana, seminando il caos nelle comunità palestinesi in tutta la Cisgiordania e provocando seri danni fisici e materiali ai palestinesi e alle loro proprietà.

L’associazione israeliana per i diritti umani B’Tselem ha documentato 49 incidenti riguardanti la violenza dei coloni in Cisgiordania nelle cinque settimane tra il 21 dicembre e il 24 gennaio rispetto a un totale di 108 incidenti di violenza dei coloni contro i palestinesi negli ultimi sei mesi del 2020.

L’associazione ha documentato 28 casi di aggressioni fisiche, 19 casi di lancio di pietre contro veicoli palestinesi, tre sparatorie e sei atti di vandalismo contro proprietà di palestinesi, coltivazioni danneggiate e attacchi contro abitazioni.

Dei 49 casi registrati da B’Tselem, secondo l’associazione 15 palestinesi, tra cui 4 minorenni con meno di 15 anni uno dei quali di 5 anni, sono stati colpiti da pietre.

B’Tselem nota che in almeno 26 tra i casi documentati dalla morte di Sandak le forze di sicurezza israeliane erano presenti quando i coloni hanno condotto gli attacchi contro i palestinesi.  

Invece di arrestare gli aggressori, in cinque casi hanno attaccato i palestinesi, sparando proiettili ricoperti di gomma o lacrimogeni contro di loro e ne hanno feriti due. Negli altri 21 casi le forze non hanno fatto abbastanza per impedire gli attacchi,” afferma l’associazione.

Nelle settimane successive al 24 gennaio, data limite del rapporto di B’Tselem, sono state riportate decine di nuovi casi di violenza dei coloni in Cisgiordania, con almeno 18 attacchi di coloni contro i palestinesi, le loro proprietà e animali d’allevamento riferiti dall’agenzia di notizie Wafa tra il 25 gennaio e il 15 febbraio, esclusi gli assassinii di Batawneh, Amer e Nofal. 

La natura degli attacchi ha incluso tra le altre cose, aggressioni fisiche contro uomini e donne palestinesi, lo sradicamento di decine di ulivi, il danneggiamento di una chiesa, il lancio di pietre contro autobus e automobili private palestinesi.

Effetti “devastanti” a lungo termine

Mentre dalla morte di Ahuvia Sandak c’è stato un chiaro incremento della violenza, B’Tselem ha detto che attribuire alla morte dell’adolescente “la causa della rabbia dei coloni è fuori dalla realtà.”

Invece la violenza dei coloni è di routine, afferma l’associazione, aggiungendo che “per anni i coloni hanno commesso azioni violente contro i palestinesi con il totale sostegno dello Stato, che non fa nulla per impedire il ripetersi di questi attacchi.”

Questo è un regime suprematista ebraico,” ha sostenuto l’associazione.

L’organizzazione israeliana per i diritti umani Yesh Din afferma che le autorità israeliane omettono di indagare i crimini d’odio e gli attacchi dei coloni contro i palestinesi in Cisgiordania, e raramente portano di fronte alla giustizia i responsabili di questi delitti.

Secondo l’associazione, l’82% delle inchieste aperte per “crimini ideologici” contro palestinesi viene chiuso per l’inerzia della polizia e solo l’8% delle indagini su tali delitti porta effettivamente a un’incriminazione.

Inoltre, se imputati, i coloni israeliani che commettono reati contro i palestinesi e le loro proprietà sono giudicati nei tribunali civili israeliani. Nel contempo i palestinesi (compresi i minorenni) che sono accusati di commettere reati contro coloni israeliani e personale della sicurezza sono giudicati da tribunali militari israeliani, che vantano una percentuale di condanne contro i palestinesi superiore al 99%.

Hani Nassar, ricercatore sul campo di Defense for Children International – Palestine [Difesa Internazionale dei Minori – Palestina] (DCIP), che documenta gli attacchi dei coloni che prendono di mira minori palestinesi, dice a Mondoweiss che tali sistemi sono “prove del sistema di apartheid in Cisgiordania” e dell’appoggio del governo israeliano e della sua complicità con il “terrorismo dei coloni”.

Il terrorismo dei coloni non riguarda solo l’aggressione nei confronti delle nostre terre, case e dei nostri alberi, ma esso prende deliberatamente di mira anche le persone e i loro figli,” afferma Nassar, aggiungendo che, mentre gli effetti a breve termine degli attacchi dei coloni possono essere devastanti sia dal punto di vista economico che fisico, gli effetti a lungo termine possono essere ancora più brutali.

Ho visto e documentato gli effetti a lungo termine di questi attacchi sulle famiglie palestinesi, soprattutto sui minorenni,” afferma Nassar, aggiungendo che molti minori e i loro genitori “lottano per affrontare il trauma.”

Per esempio, secondo Nassar, quando ragazzini vengono aggrediti in macchina, spesso mostrano sintomi da stress post traumatico e non vogliono viaggiare in auto, soprattutto di notte (quando avviene la maggior parte degli attacchi). Nei casi di bambini aggrediti in casa, molti mostrano disturbi del sonno, bagnano il letto, hanno incubi, ecc.

La comunità internazionale può leggere le notizie, vedere questi attacchi e dire ‘oh, è triste’, ma vorrei dire a questa gente: venite qui, fate visita alle famiglie che sono state aggredite e vedete quello che i coloni e l’occupazione hanno fatto loro,” dice Nassar. “Forse poi le persone vorranno cambiare le cose.”

La situazione nella vita reale è molto più pericolosa di quanto si possa immaginare quando si leggono le notizie,” afferma. “Abbiamo bisogno che ogni governo, compreso quello palestinese, si attivi e faccia il possibile per difendere queste famiglie. Assumetevi le vostre responsabilità, andate alla Corte Internazionale e accusate i dirigenti israeliani che sponsorizzano questo terrorismo contro di noi.”

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)