Che cosa ha fatto l’ANP per bloccare l’apartheid in Israele? 

Manifestazione contro l'annessione indetta dall'ANP il 22 giugno2020 a Jerico. ABBAS MOMANI/AFP
image_pdfimage_print

Ramona Wadi

4 maggio 2021 – Middle East Monitor

L’Autorità Nazionale Palestinese non avrebbe potuto sperare in un momento migliore per la pubblicazione del rapporto dell’Human Rights Watch [nota Ong per i diritti umani con sede negli USA, ndtr.] che descrive il sistema israeliano di apartheid e le violazioni.

Per l’ANP è un peccato che i palestinesi non si facciano ingannare da leader che invocano l’intervento della comunità internazionale in seguito al rapporto, mentre ancora una volta annullano le elezioni in un ciclo che si ripete e che, nello stesso momento stesso in cui sono state annunciate le date, era ovviamente destinato a verificarsi.

Una brevissima nota dell’agenzia di stampa palestinese Wafa ha fornito dettagli circa Mohammad Shtayyeh, primo ministro dell’ANP, che invoca le Nazioni Unite e le istituzioni ad esse affiliate perché riconoscano i crimini israeliani e “la necessità di formare un fronte internazionale per porre fine all’occupazione israeliana nei territori palestinesi.”

Un fronte ipotetico, naturalmente, di cui la leadership palestinese non farebbe parte. Per l’ANP si è infatti dimostrata redditizia la sicurezza di cui gode grazie alla collaborazione con Israele e la comunità internazionale nel mantenere l’espansione israeliana, che è ricompensata generosamente, così come il coordinamento per la sicurezza, che consolida il sistema israeliano di apartheid.

Con HRW che denuncia l’apartheid proprio mentre l’ANP è indaffarata ad annullare le elezioni, si è aperta una breve finestra di opportunità durante la quale la dirigenza palestinese si è lanciata nelle lamentele, la sua strategia logora e sostanzialmente inutile. Non solo perché la comunità internazionale non avrebbe mai prestato attenzione a dichiarazioni che chiedono che uno dei suoi maggiori alleati sia ritenuto responsabile, ma anche perché l’ANP stessa è un’entità senza dignità.

Nessun autentico passo per combattere l’apartheid è stato compiuto dall’autorità guidata da Mahmoud Abbas. Ha sempre preso l’imbeccata da quello che altre organizzazioni, se possibile quelle influenti, hanno fornito ai media. Prima B’Tselem [organizzazione israeliana non governativa che documenta le violazioni dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, ndtr.] e ora HRW hanno evidenziato il sistema israeliano di apartheid, entrambe in ritardo, ma comunque ancora accolte positivamente. Comunque l’ANP ha un’esperienza di prima mano dell’apartheid israeliano e ha mantenuto una posizione quasi silenziosa intervallata da occasionali minacce. L’approccio va ad aggiungersi alle occasioni in cui il presidente Mahmoud Abbas si è rimangiato le proprie decisioni che avrebbero potuto sfidare il sistema israeliano di apartheid.

Invece, Abbas ha optato per un ciclo ripetitivo che promuove falsamente un cambiamento in attesa del momento opportuno per porre fine alla débâcle a modo suo, a beneficio dell’ANP e di Israele.

Il suo unico avvertimento recente è stato il mese scorso durante la conferenza di J-Street [associazione ebraico-americana sionista progressista, ndtr.] quando ha avvertito che il popolo palestinese e la comunità internazionale non avrebbero accettato una situazione di apartheid de-facto in Palestina. Ovviamente i palestinesi non accetteranno tale asservimento, ma come fa Abbas a essere così sicuro che la comunità internazionale non chiuderà un occhio ora che gli Accordi di Abramo [tra Israele e alcuni Paesi arabi, sponsorizzati da Trump, ndtr.] hanno cambiato la percezione riguardo alla concezione israeliana di annessione ed espansione?

Abbas ignora il fatto che, mentre la comunità internazionale è stata disposta a esplorare alternative che proteggessero l’espansione israeliana, il che significa che un “Piano B” verrebbe preso in considerazione se favorisce Israele, lo stesso riconoscimento non verrebbe assegnato ai palestinesi, che restano legati alla fasulla diplomazia e politica dei “due Stati”. Il rapporto di HRW non è un argomento propagandistico che possa essere sfruttato dall’ANP. I fatti che contiene dovrebbero obbligare la dirigenza palestinese ad analizzare il proprio ruolo nel mantenere le pratiche israeliane di apartheid contro il popolo della Palestina occupata.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Monitor.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)