Alcuni palestinesi uccisi dal fuoco israeliano nelle proteste in Cisgiordania

Immagini di una fase degli scontri vicino al checkpoint di Jenin EPA/ALAA BADARNEH
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Mel Frykberg

14 maggio 2021 – Al Jazeera

Le forze israeliane feriscono più di 500 palestinesi durante un’ondata di proteste in Cisgiordania contro i bombardamenti israeliani contro Gaza.

Beit El, Cisogiordania – Le forze di sicurezza israeliane hanno ucciso 11 palestinesi nella Cisgiordania occupata, in quanto molteplici proteste sono scoppiate per la crescente rabbia riguardo all’intensificazione dei bombardamenti aerei contro Gaza da parte di Israele e la minaccia di espulsione forzata di palestinesi dalle loro case a Gerusalemme est.

Il ministero della Salute palestinese ha affermato che venerdì [14 maggio] durante le proteste in Cisgiordania 10 palestinesi sono stati uccisi da forze israeliane e un altro è stato ucciso durante un tentativo di accoltellare un soldato israeliano nei pressi di una illegale colonia israeliana a Yabad, vicino a Jenin.

Dopo le preghiere del venerdì migliaia di palestinesi hanno protestato in più di 200 località in Cisgiordania. La Mezzaluna Rossa ha affermato che più di 500 palestinesi sono rimasti feriti in tutto il territorio, con manifestanti colpiti da proiettili, lacrimogeni e colpi di arma da fuoco letali da parte israeliana.

Venerdì anche in Giordania centinaia di palestinesi hanno cercato di riunirsi sul confine con Israele, ma sono stati bloccati dalle forze di sicurezza giordane, mentre i palestinesi nel Libano meridionale hanno tentato di superare il confine con Israele.

Le proteste sono giunte nel contesto di un’escalation durante giorni di scontri tra Israele e Hamas, che governa la Striscia di Gaza. Venerdì Israele ha scatenato più attacchi aerei e colpi sparati da carri armati contro la Striscia di Gaza, mentre i gruppi armati palestinesi hanno continuato a lanciare razzi su Israele dall’enclave costiera assediata.

Al posto di controllo di Beit El a al-Bireh, nei pressi di Ramallah, nella Cisgiordania occupata, centinaia di palestinesi delle fazioni politiche rivali di Hamas, Fatah e del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP), di sinistra, hanno manifestato insieme ad altri senza affiliazione politica, gridando slogan in appoggio a Gaza e agli abitanti palestinesi di Gerusalemme est.

Il suono degli spari di proiettili veri e di quelli di acciaio ricoperto di gomma hanno sibilato nell’aria mentre le ambulanze correvano avanti e indietro portando feriti e nuvole di fumo si levavano nell’aria da copertoni bruciati dai manifestanti.

Malak Abu Rab, di Ramallah, ha detto ad Al Jazeera di aver partecipato al corteo insieme a sua figlia, Tuleen, 13 anni, e suo figlio Jad di 10 anni, per appoggiare le vittime di Gaza e anche i palestinesi di Gerusalemme est minacciati di espulsione a Sheikh Jarrah e le centinaia ferite nelle recenti incursioni della polizia israeliana nella moschea di Al-Aqsa, in città [Gerusalemme].

A Gerusalemme coloni israeliani, appoggiati da soldati, stanno cercato di cacciare la gente dalle proprie case, un comportamento in cui Israele è impegnato da decenni, ed è ora di porvi fine,” ha detto.

I palestinesi stanno parlando la stessa lingua riguardo a questi problemi e le loro opinioni sono le stesse.”

Lo scontro si intensifica

I morti di venerdì hanno portato almeno a 13 il numero totale di palestinesi uccisi dal fuoco israeliano negli scontri in Cisgiordania da lunedì, quando Israele ha lanciato raid aerei contro la Striscia di Gaza assediata in risposta agli attacchi di Hamas con i razzi.

Il ministero della Salute di Gaza afferma che da quando è iniziato l’ultimo ciclo di violenze almeno 126 palestinesi, tra cui 31 minorenni, sono stati uccisi e più di 900 feriti nell’enclave.

Negli ultimi giorni l’esercito israeliano ha lanciato più di 600 attacchi contro l’enclave ed ha ammassato truppe e carri armati nei pressi di Gaza mentre lo scontro si è intensificato.

In Israele da lunedì almeno sette persone sono state uccise nei più di 2.000 attacchi con i razzi lanciati dai gruppi armati a Gaza

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso che l’offensiva contro Gaza continuerà “finché necessario per ripristinare la calma nello Stato di Israele”, nonostante gli appelli internazionali per un’immediata interruzione delle ostilità. L’ultima escalation della violenza ha fatto seguito a settimane di tensioni nella Gerusalemme occupata riguardo a un’udienza del tribunale, ora rinviata, in relazione all’espulsione con la forza di una serie di famiglie palestinesi dalle loro case nel quartiere di Sheikh Jarrah per far posto a coloni israeliani.

In città sono scoppiate tensioni anche nel complesso della moschea di Al-Aqsa, in cui le forze israeliane hanno fatto incursione per tre giorni di seguito durante l’ultima settimana di Ramadan, sparando lacrimogeni e granate assordanti contro fedeli all’interno della moschea e ferendone centinaia.

A Beit El il banchiere Salama Khalil, 42 anni, ha affermato di aver partecipato alle proteste con suo figlio Saji, 13 anni, per manifestare solidarietà con la gente di Gaza contro il “terrorismo perpetrato dall’esercito israeliano sui palestinesi.”

La stupidità degli israeliani nel cercare di cacciare i palestinesi dalle loro case a Sheikh Jarrah e le loro ripetute invasioni ad Al-Aqsa sono riuscite ad unire i palestinesi di Israele fino a Gaza e alla Cisgiordania, dalla Giordania al Libano e persino a livello internazionale,” ha detto.

å“Ci sono molte possibilità che se non ci sono speranze e nessun processo di pace si vada verso una terza Intifada,” ha aggiunto.

I palestinesi non stanno per scomparire.”

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)