Un nuovo documentario mostra come in Israele il negazionismo della Nakba sia annoso e profondo

I resti della moschea di Tantura. Foto ZALAMEH ZALAMEH
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Jonathan Ofir  

21 gennaio 2022Mondoweiss

Un nuovo documentario demolisce il negazionismo ufficiale del massacro di Tantura dove oltre 200 palestinesi furono trucidati da miliziani sionisti pochi giorni dopo la costituzione di Israele nel 1948.

35 metri per 4. Queste sono le dimensioni della fossa comune in cui furono sotterrati oltre 200 palestinesi del villaggio di Tantura in seguito al massacro del 22 e 23 maggio, nei primi giorni della proclamazione ufficiale di Israele, da parte della brigata Alexandroni dell’Haganah, la milizia ebraica sionista.

Queste dimensioni sono ora attestate da un nuovo documentario di Alon Schwarz intitolato “Tantura” presentato questo weekend al Sundance Festival in Utah. Ora il luogo del massacro è una spiaggia popolare in Israele, dove ha nuovamente suscitato alcune controversie. I veterani della brigata Alexandroni avevano già tentato di far passare tutto sotto silenzio nel 2000, dopo le loro testimonianze raccolte dallo storico Theodore (Teddy) Katz per la sua tesi di master completata nel 1998, di cui il massacro è il tema centrale. Le loro testimonianze (insieme a quelle dei palestinesi sopravvissuti) probabilmente sarebbero rimaste nascoste nella biblioteca dell’Università di Haifa se nel 2000 il quotidiano israeliano Ma’ariv non avesse diffusamente denunciato il massacro. I veterani querelarono Katz per diffamazione (1 milione di shekel, oggi 279.000 euro) e in un momento di debolezza, senza il suo avvocato, sotto pressione economica e della famiglia e in gravi condizioni di salute (un infarto recente), Katz firmò un testo preparato di ritrattazione per uscirne fuori del tutto. Se ne pentì poche ore dopo, ma era troppo tardi, la giudice che non si era in realtà immersa nelle testimonianze del lavoro di Katz disse che la questione era chiusa.

Oggi Haaretz pubblica sul documentario un articolo di Adam Raz sul documentario intitolato “There’s a Mass Palestinian Grave at a Popular Israeli Beach, Veterans Confess” [C’è una fossa comune accanto a una popolare spiaggia israeliana, confessano i veterani]. Raz sottolinea il fatto che la giudice, Drora Pilpel, ha ascoltato alcune delle testimonianze originali ottenute da Katz per la prima volta nel corso della realizzazione del documentario, e lei ha affermato:  

Se è vero, è un peccato … Se aveva cose così avrebbe dovuto proseguire [con la causa] fino alla fine.

Non si tratta di “se”: Katz aveva “cose così,” ne aveva per 60 ore. Non sarebbe stato rilevante se la giudice avesse dato un’occhiata a quelle cose prima di chiudere il caso?

Persino i testimoni ebrei citati da Katz erano stati categorici. 

Yosef Graf, una guida della vicina cittadina di Zichron Ya’akov che accompagnò le forze dell’Alexandroni, dice:

Lo affermo chiaramente, quelli [dell’Alexandroni], loro hanno compiuto il massacro.

Mordechai Sokler, also a guide from Zichron Ya’akov, said:

Mordechai Sokler, anche lui una guida di Zichron Ya’akov, dice:

Otto giorni dopo sono tornato sul posto dove li avevamo seppelliti, vicino alla ferrovia. C’era una montagnola perché i corpi si erano gonfiati.

Sokler ha detto a Katz di aver contato 230 corpi.

Quando nel 2000 i veterani dell’Alexandroni ottennero la ritrattazione di Katz erano esultanti. Sul loro sito ufficiale postarono:

La storia di Tantura: la fine dell’accusa del sangue [classico argomento antisemita, ndtr.].

Nel gennaio 2000 il quotidiano “Maariv” ha pubblicato un’inchiesta, iniziata da un tal Teddy Katz, che pretende di essere uno storico, sul massacro che si presume compiuto dai combattenti della Divisione 33 (Alexandroni) contro gente indifesa dopo lo scontro di Tantura. I combattenti della brigata hanno iniziato una battaglia legale e pubblica per ripristinare il loro buon nome e rimuovere una macchia ingiusta che è stata loro attribuita dal succitato “storico”. Segue qui il riassunto dell’episodio alla fine del quale la verità è venuta alla luce.  

È esattamente il contrario: i veterani stavano ancora una volta cercando di seppellire la verità. Il grado di negazionismo fra i veterani dell’Alexandroni è scandaloso, al punto che uno dei testimoni principali, l’ex-soldato dell’esercito israeliano, generale Shlomo Ambar, firmò una dichiarazione giurata in cui affermava che lui e i suoi commilitoni non ricordavano nulla di quello che avevano detto a Katz. 

La testimonianza originale di Ambar è particolarmente pesante. Incredibilmente lui riflette sulle sue azioni e su quelle dei suoi commilitoni e, paragonandola ai nazisti, giudica la politica dei nazisti verso i prigionieri di guerra più favorevole della loro:

Io associo [quello che è successo a Tantura] solo con questo: sono andato a combattere contro i tedeschi che erano i nostri peggiori nemici. Ma quando combattevamo noi obbedivamo alle leggi di guerra dettate dalle norme internazionali. Loro [i tedeschi] non uccidevano i prigionieri di guerra. Uccidevano gli slavi, ma non i prigionieri di guerra inglesi e nemmeno ebrei, tutti quelli dell’esercito britannico prigionieri dei tedeschi sopravvissero.

E ora, nel recente documentario, Ambar riappare, questa volta con frasi di sconcertante negazione (citate da Raz su Haaretz):

Cosa vuole?” chiede Shlomo Ambar che è salito al grado di brigadiere generale e capo della Difesa Civile, oggi l’Home Front Command [comando regionale dell’esercito]. “Che io sia un’anima sensibile che parla come un poeta? Mi sono messo da parte. Questo è tutto. Basta così.” Parlando nel film, Ambar chiarisce che gli eventi nel villaggio non gli erano piaciuti, “ma dato che non ho parlato allora, per me non c’è motivo di parlarne oggi.”

Comunque nel documentario ci sono testimonianze persino più candide:

Non è bello da dirsi. Li hanno messi in un barile e gli hanno sparato nel barile. Ricordo il sangue nel barile.” Uno dei soldati ha concluso dicendo che nel villaggio i suoi commilitoni semplicemente non si erano comportati come esseri umani e poi è risprofondato nel silenzio.

O questo:

Un altro soldato della brigata, Micha Vitkon, parla di un ufficiale “che in anni seguenti diventò un pezzo grosso del Ministero della Difesa. Con la sua pistola aveva ucciso un arabo dopo l’altro. Era un po’ squilibrato e quello era un sintomo del suo squilibrio.”

O questo:

Una delle testimonianze più orrende nel film di Schwarz è quella di Amitzur Cohen, che parla dei suoi primi mesi come combattente in guerra: “Ero un assassino. Non ho fatto prigionieri.” Cohen riferisce che se una squadra di soldati arabi stava con le mani alzate lui li uccideva tutti. Quanti arabi ha ucciso non sui campi di battaglia? “Non ho contato. Avevo una mitragliatrice con 250 pallottole. Non so dire quanti.”

In sostanza tutti questi strazianti dettagli non sono nuovi. Abbiamo decine di testimonianze di palestinesi fin da subito dopo il massacro, come questa di Salih ‘Abd al-Rahman (Abu Mashayiff) di Tantura riportata da Teddy Katz: 

[Shimshon Mashvitz] accettò [di fermarsi] dopo aver ucciso [da solo] 85 persone… Li uccise [con un mitra Sten]. Stavano davanti al muro, con la faccia rivolta verso il muro, lui è arrivato da dietro e li ha uccisi tutti, sparando alla testa … In ogni gruppo c’erano venti o trenta persone. Ha cambiato i caricatori due o tre volte.

Ali ‘Abd al-Rahman Dekansh (Abu Fihmi) disse a Katz:

La persona che era con me conosceva l’ebraico. Li sentì dire che dopo che loro (quelli che stavano scavando) avessero finito la prima fossa comune, dovevano scavarne un’altra, di ucciderli e buttarceli dentro … Il comunicato del loro esercito disse che avevano ucciso 250 persone. Era un comunicato di guerra dell’esercito, fu trasmesso alla radio.” 

Non è importante se ogni parola è esatta. Ma questa è la natura della pedante e ossessiva caccia alle streghe che quelli dell’Alexandroni condussero contro Teddy Katz. Trovarono all’incirca sei esempi in cui il testo non era abbastanza preciso, come quando aveva scritto “nazisti” invece di “tedeschi” (in relazione alla testimonianza di Ambar). E la giudice accettò quel livello di presunti errori, non li mise in discussione.

Dopo il processo e la ridicola e ipocrita proclamazione di vittoria dell’Alexandroni contro “l’accusa del sangue”, anche l’università di Haifa si unì alla caccia alle streghe. Nonostante Katz avesse ottenuto uno dei voti più alti (97), insinuarono che ci fossero imprecisioni e che la tesi andasse aggiustata. Katz la corresse e anzi aggiunse altre testimonianze. Due degli esaminatori convocati per la commissione, il dr. Avraham Sela (Università Ebraica) e il dr. Arnon Golan (Università di Haifa), diedero a Katz un 50 e un 40. Nonostante avesse avuto 85, 83 e 74 dagli altri tre esaminatori, voti sufficienti per ottenere il titolo, a Katz fu annullato il Master dell’Università di Haifa. Sela e Golan hanno palesemente falsato la Nakba, e persino lo storico israeliano Benny Morris [prima contrario e ora favorevole all’espulsione dei palestinesi, ndtr.] ha mostrato insofferenza nei confronti della loro distorsione e minimizzazione delle espulsioni a Lydda e Ramle. 

Tutto questo fa parte del vergognoso negazionismo israeliano della Nakba. Il professor Ilan Pappé, che è stato un convinto sostenitore di Katz, ha scritto ieri su Facebook:

Nel 2007 dietro insistenza del ministero dell’Educazione mi dovetti dimettere dal mio posto all’Università di Haifa (nonostante avessi una cattedra); uno dei miei “crimini” fu insistere che ci sia stato un massacro nel villaggio di Tantura nel 1948 come era stato rivelato dallo studente del master, Teddy Katz. Io feci le mie ricerche e dichiarai categoricamente, persino dopo che Katz dietro enormi pressioni e intimidazioni aveva ritrattato ciò che aveva scoperto, che si trattò di uno dei peggiori crimini commessi dall’esercito israeliano nel 1948. 

Non sono affatto pentito e sono grato di aver potuto continuare negli ultimi 15 anni la lotta contro il negazionismo della Nakba all’università di Exeter e spero ancora di costituire a Londra un centro contro il negazionismo della Nakba.

Il kibbutz Nachsholim fu costruito sopra Tantura appena tre settimane dopo la pulizia etnica e la fossa comune è diventata un parcheggio. Tantura adesso si chiama Nachsholim o anche Dor Beach.    

Nelle guide turistiche l’area di Dor Beach oggi sembra un paradiso. Sole e acqua blu. Ma sotto quel paradiso c’è un vero inferno. 

Noi sappiamo precisamente dove si trova la fossa comune (grazie al confronto di foto aeree prima e dopo il massacro che appaiono nel recente documentario). Noi sappiamo quanto è lunga e larga: 35 metri per 4. Non sappiamo esattamente quanto sia profonda. E quanto è profondo il negazionismo israeliano della Nakba? Molto profondo. Ci sono ancora milioni di pagine di rapporti israeliani sugli eventi della Nakba del 1948 che sono censurati e non disponibili al pubblico. Io ritengo che, se i sopravvissuti palestinesi e i discendenti trovano questo accettabile e rispettoso, questa fossa comune debba essere scavata e che in questo modo si possa trovare una forma di chiusura. 

Non che questo cancellerebbe il negazionismo israeliano della Nakba. Questo è qualcosa che sembra essere sepolto sotto strati molto più spessi delle sabbie della spiaggia di Tantura,

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)