Ali Abunimah
6 gennaio 2025 – The Electronic Intifada
Una procuratrice israeliana ha ammesso che nessuno ha ancora sporto denuncia per i presunti stupri commessi da palestinesi il 7 ottobre2023.
Ma Moran Gez, che si è occupata delle azioni legali contro i palestinesi arrestati dopo l’operazione Al-Aqsa Flood [l’attacco del 7 ottobre, ndt.], nonostante l’assenza di prove concrete contro di loro, continua a chiedere esecuzioni di massa.
“Per quanto mi riguarda, chiunque sia entrato in Israele da Gaza il 7 ottobre, non importa se per uccidere o saccheggiare, dovrebbe essere incluso nell’atto di accusa e condannato alla pena di morte”, ha dichiarato Gez.
Ha anche detto di aver sostenuto questa causa con i colleghi che si occupano della pianificazione dei procedimenti giudiziari relativi agli eventi del 7 ottobre.
“Perché? Perché a causa di quelli che non hanno ucciso ma saccheggiato, bruciato, rubato, raccolto avocado, come alcuni sostengono, a causa di questa confusione, l’esercito israeliano non ha potuto arrivare in tempo”, ha aggiunto Gez. “Sei andato alla porta con un trapano e l’hai aperta per rubare? Poi è arrivato un terrorista e ha ucciso dei civili”.
Gez, che fino a poco tempo fa è stata il pubblico ministero incaricato dei cosiddetti casi di sicurezza nel distretto meridionale di Israele, ha svolto un ruolo di spicco nello sforzo per mandare a processo i palestinesi responsabili di atti avvenuti il 7 ottobre che Israele considera criminali. Nessun processo ha ancora avuto luogo.
Mancanza di prove
Gez ha rilasciato queste dichiarazioni in un’intervista concessa a Yedioth Ahronoth, quotidiano israeliano a tiratura nazionale, e pubblicata sul suo sito Ynet il 1 gennaio 2025.
Gez riconosce che Israele ha scarse prove contro qualsiasi specifico individuo.
Gez ammette anche che è improbabile che la pena di morte venga applicata, ma il suo desiderio di esecuzioni, anche per coloro che lei accusa di aver raccolto frutti (coltivati su una terra rubata ai palestinesi dai coloni israeliani), è un buon indicatore del tipo di “giustizia” che i palestinesi possono aspettarsi in Israele.
Con le parole di Ynet: “La difficoltà più grande è probatoria, spiega Gez. È quasi impossibile usare le prove per legare uno specifico crimine a uno specifico imputato mentre ci si occupa di decine di scene del crimine, nelle quali sono stati catturati centinaia di sospetti e migliaia di reati sono stati commessi”.
Ma la sua dichiarazione secondo la quale ci sarebbero troppe prove da esaminare sembra essere una manipolazione finalizzata a nascondere il fatto che in molti casi le prove potrebbero non esserci affatto.
“La legislazione ordinaria in materia probatoria non è adatta in questo caso. Non ci sono concatenazioni organizzate di prove, non c’è nessuno che abbia realizzato i filmati che vorresti presentare in aula”, ha ammesso Gez.
Strumentalizzazione propagandistica di atrocità e incitamento al genocidio
Quasi dalle prime ore del 7 ottobre Israele e i suoi sostenitori hanno diffuso dichiarazioni su stupri di massa di israeliani e altre atrocità commesse dai combattenti palestinesi.
Ma le indagini condotte da The Electronic Intifada e altre testate indipendenti hanno efficacemente dimostrato che le accuse di stupro non sono documentate o sono falsità a tutti gli effetti – una strumentalizzazione propagandistica per giustificare e incitare al genocidio in corso a Gaza per opera di Israele.
I politici a capo dei paesi che armano attivamente il genocidio, come l’amministrazione Biden-Harris negli Stati Uniti, nel loro sostegno alla campagna di sterminio israeliana hanno diffuso la propaganda relativa a stupri e atrocità.
Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz ha falsamente affermato che membri di Hamas avessero realizzato dei video che li ritraggono nell’atto di commettere stupri contro persone israeliane.
Il Ministro degli Esteri del governo Scholz Annalena Baerbock si è spinta anche oltre, affermando di aver visto tali video inesistenti con i propri occhi.
Quando ai funzionari del governo tedesco vengono contestate queste menzogne, essi diffamano i giornalisti che pongono le domande e li mettono a tacere.
Nessuna vittima di stupro
Nella sua intervista a Ynet Gez conferma che 15 mesi dopo gli eventi Israele non ha ancora identificato una singola vittima per la quale sia possibile intentare un’azione penale contro un presunto autore di un’aggressione sessuale.
“Sfortunatamente sarà molto difficile provare questi crimini”, ha dichiarato Gez.
“Alla fine, nessuno ha sporto denuncia”, ha ammesso Gez, sottolineando il considerevole divario tra percezione pubblica e realtà dei fatti.
“Ciò che emergerà alla fine sarà del tutto diverso dalla rappresentazione che ne hanno dato i media”, ha detto Gez, per poi offrire la solita versione secondo la quale “le vittime degli stupri sono state uccise oppure non sono ancora pronte a rivelarlo”.
Ma se questa frequente giustificazione può spiegare perché non sia stata identificata neanche una vittima, essa non può invece spiegare la totale assenza di prove, sia scientifiche che visive, e di testimonianze oculari credibili, a maggior ragione se si considera la presunta ampiezza delle aggressioni sessuali il 7 ottobre.
Non che sia mancato l’impegno nella ricerca di vittime.
“Ci siamo rivolti alle organizzazioni per i diritti delle donne e abbiamo chiesto cooperazione”, ha dichiarato Gez. “Ci hanno detto che semplicemente nessuno si era rivolto a loro”, in altre parole nessuno si era fatto avanti.
Ciò conferma l’esperienza del New York Times, che ha passato al setaccio gli ospedali israeliani, i centri di crisi per gli stupri, le linee telefoniche per le aggressioni sessuali e altre strutture specializzate, senza riuscire a trovare una sola vittima di un’aggressione sessuale del 7 ottobre.
“Nessuno aveva incontrato una vittima di aggressione sessuale”, ha spiegato lo scorso anno all’israeliana Canale 12 Anat Schwarz, la giornalista che aveva condotto le ricerche per il Times.
Ciononostante, in quanto membro della squadra di giornalisti del New York Times capitanata dal premio Pulitzer Jeffrey Gettleman, Schwartz ha pubblicato nel dicembre 2023 il tristemente noto articolo “Urla senza parole”, confermando i presunti stupri di massa.
Quella frode giornalistica è stata poi rapidamente smentita, infangando la presunta autorevolezza del quotidiano.
E in particolare, quando lo scorso maggio il Procuratore capo della Corte Penale Internazionale Karim Khan ha richiesto l’emissione di mandati di arresto contro i dirigenti di alto livello di Hamas, non ha incluso nessuna accusa relativa a stupri avvenuti il 7 ottobre.
Questo è un forte indizio del fatto che neanche gli investigatori della Corte abbiano trovato riscontri (anche se Khan ha incluso deboli accuse secondo le quali i prigionieri di guerra e civili trattenuti a Gaza dal 7 ottobre abbiano subito violenze sessuali).
Due distinti rapporti delle Nazioni Unite non hanno confermato nessuna delle dichiarazioni israeliane circa gli stupri del 7 ottobre, al contrario riscontrando nella vasta mole dei materiali presi in esame, incluse migliaia di fotografie e video, non solo che non c’era “nessun concreto segno di stupro”, ma una “assenza di prove forensi di crimini sessuali”.
Essi hanno affermato che ci sono prove di violenze sessuali avvenute il 7 ottobre, ancorché facendo ricorso a definizioni ampie, vaghe e mutevoli di “violenze basate sul sesso e il genere”.
Entrambi i rapporti dell’ONU hanno anche apertamente smentito una quantità di dichiarazioni israeliane rilasciate da esponenti di alto livello sulle aggressioni sessuali del 7 ottobre.
Uno dei due rapporti delle Nazioni Unite afferma che molte delle dichiarazioni israeliane in merito a violenze sessuali o di genere avvenute il 7 ottobre, inclusa la storia ampiamente riportata del feto asportato dal grembo materno, si sono rivelate “infondate”.
Anche il secondo rapporto ha riconosciuto che certe accuse di violenza sessuale sono risultate essere “false, inesatte o contraddittorie”.
“Abbassare le aspettative”
Si paragoni la dichiarazione di Gez, secondo la quale non si sono trovate vittime israeliane di stupro perché se non sono morte non sono “ancora pronte a rivelarlo”, con la situazione dei palestinesi imprigionati da Israele dal 7 di ottobre.
Presumibilmente i palestinesi non dovrebbero essere meno riluttanti o imbarazzati degli israeliani nel dichiararsi vittime di stupro o aggressione sessuale.
Eppure dal 7 ottobre i palestinesi hanno dato molteplici testimonianze in prima persona, come vittime o testimoni, di violenze sessuali e stupri da parte del personale israeliano.
Le ben documentate e sistematiche violenze sessuali e torture israeliane contro i palestinesi, compreso almeno un caso di un detenuto vittima di tortura e di un orribile stupro di gruppo che è stato parzialmente filmato nel campo di concentramento segreto di Sde Teiman, non hanno tuttavia suscitato nemmeno una frazione dello sdegno e dell’attenzione ottenute invece dalle denunce di stupro israeliane, per quanto non verificate e prive di prove.
Per quanto riguarda quei casi di stupro, Gez racconta a Ynet di aver passato nottate a esaminare materiali come “testimonianze di ZAKA, del rabbinato e delle ragazze che hanno lavato i corpi”.
Non dice però di aver letto alcuna prova forense o referto anatomopatologico che attesti segni di violenza sessuale.
Come è ormai risaputo, ZAKA è il gruppo estremista ebraico fondato e gestito da decenni da uno stupratore seriale di bambini, un gruppo che si occupa di raccogliere i corpi delle vittime di catastrofi per dar loro sepoltura. I suoi volontari non hanno preparazione medica e non si tratta di un’organizzazione dotata di competenze nell’indagine di scene del crimine o in medicina legale.
I dirigenti e i membri di ZAKA hanno svolto un ruolo fondamentale nella fabbricazione e nella diffusione di false atrocità a fini di propaganda, comprese quelle, in seguito smentite, relative agli stupri e ai bambini decapitati.
Ammettendo la mancanza di solide prove per le incendiarie accuse di stupro, Gez consiglia: “A questo riguardo, abbasserei le aspettative”.
“So che il pubblico ha delle aspettative e capisco il bisogno di reagire ai reati a sfondo sessuale e alle orribili aggressioni sessuali che hanno avuto luogo, ma la stragrande maggioranza dei casi non può essere provata in tribunale”, ha dichiarato la procuratrice.
Eppure Gez non è disposta a subordinare il proprio desiderio di vendetta alla mancanza di prove e ritiene che la legislazione in materia dovrà essere cambiata, probabilmente per liberarsi del bisogno di prove. Ma questo riguarda il futuro.
Vuole anche tornare all’uso del tribunale militare per giudicare i palestinesi di Gaza, come ancora si fa per i palestinesi in Cisgiordania, dove i palestinesi sono presunti colpevoli e il tasso di condanna è di fatto del 100%.
Nessuna confessione
Per i casi relativi agli eventi del 7 ottobre, Gez afferma che “Alla fine, serve una confessione”.
Ma secondo lei anche in questo caso Israele ha fatto un buco nell’acqua.
“Sorprendentemente, durante gli interrogatori, questi terroristi cercano di minimizzare l’aspetto nazionalistico”, ha detto Gez. “Sulla base della mia esperienza nell’ambito della sicurezza, la maggior parte dei terroristi sono molto orgogliosi di quello che hanno fatto e non lo nascondono”.
Al massimo, secondo Gez, i detenuti hanno ammesso soltanto azioni come esplodere colpi di arma da fuoco, ma senza colpire nessuno.
“Non è il modo in cui vedo comportarsi di solito i terroristi”, ha affermato, chiamando “vigliacchi” i palestinesi arrestati il 7 ottobre per non aver confessato i crimini raccapriccianti per i quali lei cerca vendetta.
Ovviamente non prende in considerazione che molti dei palestinesi rastrellati e detenuti nella rete segreta di prigioni e campi di tortura israeliani non abbiano commesso gli atti di cui sono accusati, o che essi rilascino false confessioni di reati minori nella speranza di evitare o mettere fine alle torture sistematiche di Israele.
Al momento della stesura di questo articolo, le dichiarazioni compromettenti di Gez sono state pubblicate soltanto in ebraico, come contenuto riservato agli abbonati, e probabilmente vogliono assecondare la sete di sangue di un pubblico israeliano.
È importante che esse siano portate all’attenzione globale, perché sottolineano ancora una volta che quando Israele sostiene di avere un sistema giudiziario funzionante ed equo, almeno per quanto riguarda i palestinesi, non si tratta che di sfacciate menzogne.
[traduzione dall’inglese di Giacomo Coggiola]