Jonathan Ofir
26 marzo 2025- Mondoweiss
Una conferenza israeliana sull’antisemitismo è finita sotto accusa a causa della partecipazione di politici europei di estrema destra, molti dei quali con una storia di razzismo antiebraico. Sebbene questa lista di invitati sia offensiva, non dovrebbe sorprendere data la storia del sionismo.
Oggi il governo israeliano inizierà a ospitare una conferenza di due giorni sull’antisemitismo. Ironicamente l’iniziativa ha cominciato a sgretolarsi a causa delle accuse secondo cui troppe persone che vi partecipano sarebbero antisemite.
La conferenza di questa settimana è presieduta dal Ministero della Diaspora di Israele, che è guidato da Amichai Chikli (Likud). La conferenza intitolata “Conferenza internazionale sulla lotta all’antisemitismo” è il culmine della “settimana della Diaspora” di Israele, ma in realtà è pensata per raccogliere ulteriore sostegno alle politiche razziste di Israele. Chikli ha difeso Elon Musk l’anno scorso quando quest’ultimo ha attaccato George Soros come “odiatore dell’umanità” e paragonandolo al cattivo dei fumetti X-Men Magneto, che come Soros è un sopravvissuto all’Olocausto. Ora, la lista degli invitati alla sua conferenza sull’antisemitismo sta generando così tante polemiche che persino i sionisti reazionari non possono sostenerla. Secondo il Times of Israel, questi ospiti includono:
“L’elenco degli ospiti della conferenza include i controversi politici europei di destra Jordan Bardella, presidente del partito di estrema destra francese Rassemblement National fondato dal noto antisemita e negazionista dell’Olocausto Jean-Marie Le Pen; Marion Marechal, membro francese di estrema destra del Parlamento europeo e nipote di Le Pen; Hermann Tertsch, membro spagnolo di estrema destra del Parlamento europeo; Charlie Weimers del partito di estrema destra Sweden Democrats; e Kinga Gál, del partito ungherese Fidesz”.
Questo Who’s Who [almanacco, n.d.t.] dell’estrema destra europea ha portato alcuni dei più noti difensori di Israele, come il CEO dell’Anti-Defamation League Jonathan Greenblatt, il rabbino capo britannico Ephraim Mirvis e altri, a ritirarsi dall’evento.
Ma uno sguardo alla storia del sionismo mostra che tali alleanze non sono insolite. Infatti i leader sionisti e lo stato israeliano hanno a lungo avuto rapporti con fascisti e antisemiti con l’obiettivo di colonizzare la Palestina.
La lunga storia di collaborazione tra sionisti e antisemiti
Sebbene possa sorprendere qualcuno, la conferenza e la sua lista di ospiti indecenti non sono fuori luogo nella storia del sionismo. Infatti, proprio agli albori del sionismo, il fondatore Theodor Herzl scrisse nel suo diario che “gli antisemiti diventeranno i nostri amici più affidabili, i paesi antisemiti i nostri alleati”. Ed è proprio così che si è svolta la storia.
Tali alleanze hanno avuto luogo in varie occasioni nel corso della storia del sionismo, per vari obiettivi specifici. Tali obiettivi includevano l'”Accordo di trasferimento”, progettato dello Yishuv sionista (la comunità politica ebraica in Palestina) negli anni 1933-39, in vista del quale ebbe luogo l’incontro di Berlino del 1937 tra Adolf Eichmann e l’ebreo sionista e agente dell’Haganah Feivel Polkes. L’incontro includeva una discussione sulla possibilità che i nazisti potessero fornire armi per la lotta sionista contro il Mandato britannico in Palestina. Lo stesso anno Eichmann visitò la Palestina, ospitato da Polkes.
Un altro esempio fu quando la banda Stern (o LEHI, una propaggine dell’Irgun, guidata da Yaakov Stern) tentò di stringere un’alleanza con la Germania nazista nel 1940-41. Le loro proposte a Hitler offrivano “una partecipazione attiva alla guerra dalla parte della Germania”, menzionavano una “partnership di interessi” tra “la visione del mondo tedesca e le vere aspirazioni nazionali del popolo ebraico”. Sostenevano che “l’istituzione dello storico stato ebraico su una base nazionale totalitaria, in un rapporto di alleanza con il Reich tedesco, è compatibile con la conservazione del potere della Germania”. L’Irgun e la banda Stern erano entrambi discendenti ideologici di Vladimir Jabotinsky e del suo “Muro di ferro”, che è anche l’ideologia fondante del partito Likud. I leader di questi gruppi paramilitari, Menachem Begin e Yitzhak Shamir, divennero poi primi ministri di Israele. Naturalmente anche l’attuale primo ministro, Benjamin Netanyahu, è un erede di questa ideologia.
Negli anni ’30 i seguaci di Jabotinsky si formarono in Italia sotto Mussolini, il cui governo fascista annotò:
“In accordo con tutte le autorità competenti è stato confermato che le opinioni e le inclinazioni politiche e sociali dei revisionisti sono note e che sono assolutamente in accordo con la dottrina fascista. Pertanto, come nostri studenti, porteranno la cultura italiana e fascista in Palestina”.
Anni dopo Netanyahu non ha fatto che rafforzare le alleanze con i governi di estrema destra e ha gettato a mare gli ebrei e la storia della persecuzione ebraica. Lo ha fatto quando ha “assolto” il presidente ungherese Victor Orban proprio mentre Orban elogiava i collaboratori nazisti e attaccava George Soros con una campagna antisemita, e quando ha aiutato la Polonia nel suo tentativo ultranazionalista e revisionista di occultare [gli episodi di collaborazionismo e attiva partecipazione n.d.t.] della propria storia durante l’Olocausto.
Questa storia evidenzia come sionisti e antisemiti abbiano spesso trovato un terreno politico comune, esattamente come aveva previsto Herzl. Per gli antisemiti l’idea dello “Stato ebraico” rappresenta qualcosa con cui possono identificarsi: il potere brutale e ultra-nazionalista contro una popolazione oppressa non bianca (che si sposa con le loro politiche anti-immigrazione ultra-nazionaliste).
L’approvazione sionista è stata anche usata per ripulire i propri precedenti: se lo Stato ebraico li “certifica”, non possono essere razzisti.
L’obiettivo di Israele: legittimare il genocidio
Ciò che l’intera vicenda ha chiarito è che niente di tutto questo riguarda realmente l’antisemitismo. L’obiettivo di Chikli è combattere coloro che criticano Israele.
Nella sua lettera aperta a Papa Francesco lo scorso dicembre, Chikli ha criticato il suggerimento fin troppo blando del Papa di studiare se Israele stesse effettivamente commettendo un genocidio. Chikli ha tirato fuori la carta dell’Olocausto e ha suggerito che il Papa stesso si stesse impegnando nella negazione dell’Olocausto attraverso la “banalizzazione”:
“Come popolo che ha perso sei milioni di figli e figlie nell’Olocausto, siamo particolarmente sensibili alla banalizzazione del termine “genocidio”, una banalizzazione che si avvicina pericolosamente alla negazione dell’Olocausto“.
Quando stabilisci il tuo “stato ebraico” attraverso l’espropriazione dei palestinesi il tuo sionismo alla fine porterà l’antisemitismo al punto di partenza rafforzando le stesse forze che hanno portato avanti la tua persecuzione storica.
Non esiste un “nuovo antisemitismo”. Israele sta solo cercando di costruire un sostegno per il suo razzismo anti-palestinese sfruttando la storia di oppressione del popolo ebraico.
Forse riusciranno ancora a spararsi sui piedi.
(traduzione dall’inglese di Giuseppe Ponsetti)