Joseph Massad
15 luglio 2025 – MiddleEastEye
Nell’amministrazione Trump i sionisti cristiani perseguono una teologia imperialista plurisecolare che sacralizza la conquista, demonizza i palestinesi ed esige il sostegno a Israele.
Dall’aprile 2025 Mike Huckabee, americano bianco pastore evangelico protestante e battista, è l’ambasciatore degli Stati Uniti in Israele.
Fanatico religioso di destra ed ex candidato repubblicano alla presidenza, Huckabee è stato in precedenza governatore dell’Arkansas.
Crede, nel suo fanatismo protestante, che “i palestinesi non esistono” e che l’identità palestinese sia semplicemente “uno strumento politico per cercare di portare via la terra a Israele”.
Più recentemente, l’ambasciatore ha descritto i palestinesi di Gaza come “selvaggi malvagi e incivili”, in linea con una tradizione di missionari, coloni e altre forze “civilizzatrici”.
Huckabee si oppone alla creazione di uno Stato palestinese e liquida il colonialismo israeliano sui territori palestinesi come semplice sviluppo urbano.
Rifiutando persino le affermazioni israeliane secondo cui ciò che i coloni ebrei costruiscono su terre rubate siano “colonie”, Huckabee insiste che si tratti semplicemente di “comunità”, “quartieri” e “città”.
Fin da giovane Huckabee è religiosamente ossessionato da Israele e dagli ebrei e ha visitato il Paese più di 100 volte dal 1973.
Non è il solo. All’inizio di questo mese, i Cristiani Uniti per Israele (CUFI), che vanta oltre 10 milioni di membri ed è il più grande gruppo filo-israeliano negli Stati Uniti, ha tenuto il suo vertice annuale vicino a Washington, DC.
La conferenza richiama ogni anno importanti funzionari governativi e parlamentari ed è stata descritta come una “tre giorni di festa dell’amore” per Israele; culmina con un’attività di lobbying in Campidoglio.
Il CUFI ha applaudito la nomina di Huckabee e ha elogiato il Segretario di Stato Marco Rubio che ha promesso che questa sarebbe stata “forse l’amministrazione più filo-israeliana nella storia americana”.
Lungi dall’essere marginali, i Cristiani Uniti sono la corrente religiosa dominante che sta plasmando la politica statunitense su Israele, con radici teologiche e imperialiste che precedono di gran lunga lo Stato stesso.
I suoi sostenitori moderni, come Huckabee, discendono da una lunga stirpe di cristiani evangelici le cui origini risalgono alla Riforma protestante e al movimento millenarista che la Riforma generò nel XVI secolo.
Questo movimento sosteneva la “restaurazione” [il “ritorno”, ndt.] degli ebrei europei in Palestina e la loro conversione al protestantesimo, nella speranza di accelerare la cosiddetta Seconda Venuta di Gesù Cristo.
Fondamenta imperialiste
Il sionismo protestante evangelico precede di 300 anni il sionismo ebraico, e fu proprio il sionismo protestante a gettare le basi ideologiche della colonizzazione di insediamento ebraica che avrebbe fatto nascere Israele.
Un’ondata di zelo missionario protestante travolse l’Inghilterra alla fine del XVIII secolo, in coincidenza con l’emergere della questione orientale e della questione ebraica.
Si ripropose l’antico progetto delle Crociate, porre fine al controllo musulmano sulla “Terra Santa”. Analogamente presero forma i progetti millenaristi e “restaurazionisti” protestanti volti a convertire gli ebrei europei e a “riportarli” in Palestina. Questo fu anche il periodo di fioritura dell’imperialismo britannico.
Due società missionarie britanniche si interessarono alla Palestina e all’intera regione: la Church Missionary Society for Africa and the East, o CMS (fondata nel 1799), e la London Society for Promoting Christianity among the Jews [Società Londinese per la Promozione del Cristianesimo tra gli Ebrei], popolarmente nota come London Jews Society o LJS (fondata nel 1809).
Quest’ultima fu fondata da due ebrei tedeschi convertiti al protestantesimo. Fu istituita sotto gli auspici del gruppo evangelico anglicano British Bible Society, il braccio missionario della Clapham Sect, fondata da William Wilberforce [gruppo di riformatori sociali della chiesa d’Inghilterra attivo a Clapham agli inizi del XIX secolo, ndt.]
Nell’ambito della sua attività missionaria, la Clapham Sect invitò un ebreo tedesco convertito, Joseph Samuel Christian Frederick Frey (1748–1827), al secolo Joseph Samuel Levy, a trasferirsi da Berlino a Londra per fare proselitismo tra gli ebrei britannici, un compito che portò alla fondazione della LJS.
Sia la CMS che la LJS erano sponsorizzate dall’élite sociale e politica inglese, tra cui fra gli altri il Ministro degli Esteri britannico Lord Palmerston e il suo genero evangelico Lord Shaftesbury (precedentemente noto come Lord Ashley).
Palmerston si rivolse persino al Sultano ottomano per chiedergli di consentire il “ritorno” degli ebrei europei in Palestina.
Palmerston, che divenne Ministro degli Esteri britannico nel 1830, fu un convinto sostenitore della “restaurazione” ebraica in Palestina. La LJS convertì molti ebrei in Gran Bretagna, 250 dei quali divennero sacerdoti anglicani e di cui molti erano ex studiosi rabbinici.
Nel 1841 la carica di patrono della LJS fu conferita all’Arcivescovo di Canterbury, capo della Chiesa anglicana.
Crociati “pacifici”
Per tutto il XIX secolo americani, tedeschi, svedesi e altri fanatici evangelici si unirono a questa nuova “Crociata pacifica” per convertire gli ebrei e conquistare la Palestina.
All’inizio della Prima Guerra Mondiale tutti i leader britannici in carica – tra cui il Primo Ministro David Lloyd George e il Ministro degli Esteri Arthur Balfour – erano fanatici cristiani evangelici che sostenevano la “restaurazione” ebraica in Palestina, che nel 1917 assunse la forma della “Dichiarazione Balfour”.
Negli Stati Uniti il cristianesimo evangelico sionista si manifestò a metà del XIX secolo con la fondazione di diverse colonie in Palestina con l’obiettivo di convertire gli ebrei e accelerare la Seconda Venuta.
Questa corrente non si è indebolita nel XX secolo; al contrario, si è intensificata dopo la fondazione di Israele, e in particolare dopo la guerra del 1967.
Jerry Falwell e Pat Robertson [pastori evangelici, telepredicatori e politici conservatori, ndt.] furono tra i principali fanatici protestanti a sostenere Israele, così come i presidenti americani che vantavano un’educazione evangelica, in particolare Bill Clinton.
È a questa tradizione di fanatismo evangelico che aderisce l’ambasciatore in Israele del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Mandato divino
La convinzione di Huckabee che Dio sia dalla parte di Israele è una convinzione che condivide con la maggior parte dei cristiani evangelici.
Huckabee sostiene che gli israeliani non hanno vinto le loro guerre di conquista contro i palestinesi e i vicini arabi “perché avevano superiori capacità militari, di artiglieria o di aviazione”.
Niente affatto: “Le hanno vinte perché hanno combattuto come se sapessero che, se avessero perso, non avrebbero perso beni immobili”, ma piuttosto “la terra che Dio diede loro 3.500 anni fa. Poiché hanno avuto successo sono convinto che Dio stesso sia intervenuto a favore del Suo popolo nella Sua terra”, proclama.
Durante una cena offerta dalla Israel Heritage Foundation [gruppo lobbystico conservatore americano con sede a Washington, fondato nel 1973, ndt.], Huckabee ha dichiarato ai presenti che il suo sostegno a Israele è fondato sulla fede: “La nostra fede è di inginocchiarci davanti a Dio. Non siamo stati noi a crearLo; è stato Lui a creare noi. E siamo obbligati a seguire la Sua legge piuttosto che invitarlo a seguire una legge che abbiamo stupidamente creato per noi stessi”.
Il sostegno di Huckabee a Israele ha messo in imbarazzo persino molti dei suoi più convinti sostenitori negli Stati Uniti. Nel 2015, quando era candidato alla presidenza, rispose all’annuncio dell’allora presidente Barack Obama sull’accordo riguardo al nucleare iraniano accusandolo di aver mandato gli ebrei “alla porta del forno”. Persino l’Anti-Defamation League [la Lega Anti-diffamazione] (ADL), accanitamente filo-israeliana, e Ron Dermer, all’epoca ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, lo rimproverarono per quell’affermazione. Ma Huckabee continua imperterrito. Cita le Scritture che prescrivono ai credenti di benedire Israele per poter essere benedetti, affermando: “Chi maledice Israele sarà maledetto”.
I nuovi crociati
Huckabee non è l’unico fanatico protestante strumentalizzato dall’amministrazione Trump a sostegno di Israele.
Anche la Gaza Humanitarian Foundation [ong incaricata di distribuire aiuti alimentari a Gaza con il sostegno dell’esercito israeliano, ndt.], sostenuta dagli Stati Uniti e ora coinvolta nel genocidio in corso contro i palestinesi a Gaza, ha come presidente un fanatico evangelico: il Rev. Dr. Johnnie Moore, ex consigliere della Casa Bianca durante il primo mandato di Trump.
Moore sostiene la visione di Trump di una “riviera” a Gaza. Il suo “percorso personale ha incluso lo studio dei diari di Theodor Herzl e lo studio dei contributi cristiani meno noti al sionismo delle origini”.
Ex assistente di Falwell, Moore ha ricevuto numerosi premi da istituzioni sioniste in riconoscimento del suo incrollabile impegno per Israele. Personaggi come Moore, Huckabee e Rubio – l’ennesimo cristiano evangelico che oscilla tra cattolicesimo e protestantesimo evangelico – non sono aberrazioni. Rappresentano il volto contemporaneo di un sionismo evangelico profondamente radicato che oggi opera attraverso incarichi ufficiali, politiche statali e reti politiche ben finanziate.
Convergenza imperialista
L’ascesa del sionismo evangelico protestante tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, soprattutto in Gran Bretagna, coincise con l’ascesa dell’imperialismo europeo, in particolare britannico.
Non si trattò di una coincidenza: l’imperialismo britannico offrì ai fanatici protestanti un mondo ben più vasto da evangelizzare oltre i confini britannici.
In effetti questi missionari venivano spesso inviati prima della conquista, preparando il terreno per la successiva dominazione imperialista.
Che si trattasse di Kenya, Nuova Zelanda, Sierra Leone o Palestina, il ruolo del protestantesimo evangelico fu sempre complementare a quello dell’imperialismo britannico.
Nel caso della Palestina e degli ebrei, questa fusione ha assunto un significato particolare, dato che la Palestina è la terra in cui sono nati sia il cristianesimo che l’ebraismo.
Anche l’impennata di sostegno a Israele tra gli evangelici americani dopo il 1967, quando gli Stati Uniti ne divennero il principale sponsor imperialista, non è stata una coincidenza.
Il fanatismo religioso e lo sciovinismo filoamericano dei cristiani evangelici non prevedono solo il filo-sionismo, ma anche l’odio per i palestinesi, considerati nemici sia del “popolo eletto” degli evangelici che degli interessi imperialisti statunitensi in Medio Oriente.
Il fatto che il loro sostegno a uno Stato genocida derivi da convinzioni religiose – e non a dispetto di esse – è ciò che mantiene i cristiani evangelici americani fedeli sia al loro credo biblico che a quello nazionalista.
Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.
Joseph Massad è professore di Politica Araba Moderna e Storia Intellettuale alla Columbia University di New York. È autore di numerosi libri e articoli accademici e giornalistici. Tra i suoi libri figurano Colonial Effects: The Making of National Identity in Jordan [Effetti coloniali: la formazione dell’identità nazionale in Giordania], Desiring Arabs [Arabi Desideranti], The Persistence of the Palestinian Question: Essays on Zionism and the Palestinians [La persistenza della questione palestinese: saggi sul sionismo e i palestinesi] e, più recentemente, Islam in Liberalism [L‘Islam nel liberalismo]. I suoi libri e articoli sono stati tradotti in una dozzina di lingue.
(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)