Tareq S. Hajjaj
7 ottobre 2025 Mondoweiss
Molti a Gaza credono che il piano di “pace” di Trump sia uno stratagemma per liberare i prigionieri israeliani e poi riprendere il genocidio. Ma nonostante il profondo scetticismo, l’ansia di porre fine alla guerra prevale su tutto
L’annuncio del piano per porre fine alla guerra su Gaza del presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha avuto un impatto immediato sui palestinesi che vivono sotto i violenti bombardamenti israeliani. Quando il 29 settembre è arrivato l’annuncio alcune famiglie di Gaza City hanno ritardato ad evacuare anche dopo aver ricevuto molteplici avvertimenti dell’esercito di spostarsi a sud, aggrappandosi alla speranza che il piano di Trump avrebbe posto fine alla guerra e risparmiato loro un altro turno di sfollamento.
Dopo la risposta positiva di Hamas del 3 ottobre, che si è dichiarato pronto a “discutere i dettagli”, alcune famiglie sono addirittura tornate dal sud. Il primo giorno le famiglie sono tornate pacificamente. Il secondo giorno, quando l’esercito israeliano ha notato un aumento delle persone dirette a nord, ha iniziato a prenderle di mira su al-Rashid Street, l’unica strada che collega la metà settentrionale e quella meridionale di Gaza.
Molti a Gaza hanno respinto il piano di Trump, definendolo uno stratagemma per ingannare Hamas e la resistenza palestinese, prima ottenendo il rilascio dei prigionieri israeliani e poi consentendo a Israele di abbandonare l’accordo e riprendere la sua campagna di bombardamenti e demolizioni. Ma nonostante il profondo scetticismo, la maggior parte della popolazione di Gaza vede il piano come l’ultima possibilità di fermare il genocidio. Il loro disperato bisogno che si ponga fine alle uccisioni quotidiane ha spinto molti a sostenere qualsiasi accordo.
A Gaza anche l’ottimismo è evidente; molti credono che ci sia una reale possibilità che la guerra possa finalmente finire. Credono che il mondo intero sia ora d’accordo nel fermare la guerra a Gaza, nonostante i dubbi persistenti sulle vere intenzioni di Trump e sull’impegno di Israele a rispettare il ritiro.
“Confidiamo in Dio. Non ci fidiamo di Trump”, ha detto Muhammad Badr, 44 anni, di Gaza City. “Non ci fidiamo degli Stati Uniti e non ci fidiamo di Israele. Ma speriamo che questa volta tutti questi paesi, guidati da Trump, pongano finalmente fine a questa guerra devastante”.
“Votiamo a favore di qualsiasi piano che fermi la guerra”, ha continuato. “Qualsiasi cosa che ci riporti alle nostre case, anche se sono state distrutte da Israele e dagli Stati Uniti. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è stabilità, pace e la fine dell’eccidio”.
“Abbiamo alle spalle molte false speranze e preghiamo che questa volta non sia come la volta precedente, che aveva solo lo scopo di ingannarci e prolungare la guerra”, aggiunge Badr.
Mentre i negoziati in Egitto proseguono, la gente di Gaza attende i risultati e l’annuncio che questa guerra sia finalmente finita. Nonostante le preoccupazioni sui termini del piano e la diffusa convinzione che serva agli interessi israeliani, il desiderio di porre fine alla guerra prevale su tutto.
Alcuni abitanti di Gaza sottolineano che la prima fase del piano prevede il rilascio di tutti i prigionieri israeliani da Gaza City – prova, a loro dire, che il piano avvantaggia principalmente Israele. Fadi Harb, 33 anni, residente nel campo profughi di al-Nuseirat nella zona centrale di Gaza, ha espresso un cauto ottimismo riguardo all’accordo, definendolo un passo avanti verso la fine della guerra.
“Abbiamo perso le nostre case e le nostre città sono distrutte”, ha detto Harb. “Ma abbiamo ancora speranza. Se questa guerra finisce presto, potremo ricostruire la nostra patria”.
“Eravamo davvero contenti quando Hamas ha risposto accettando”, ha aggiunto. “Speriamo che entrambe le parti – Hamas e l’occupazione israeliana – abbiano la sincera intenzione di fermarsi”.
Harb ritiene che la pressione internazionale su Israele l’abbia costretto ad accettare il piano e che Israele stia “perdendo più di quanto guadagni combattendo a Gaza”.
“La loro reputazione mondiale è rovinata, stanno perdendo legittimità e vengono emarginati ovunque vadano”, ha spiegato. “La guerra ha smascherato Israele per quello che è: uno Stato di criminali assetati di sangue. La pressione internazionale ha spinto Israele al tavolo delle trattative”.
Harb ha anche affermato che le condizioni poste da Hamas per il piano erano legittime: fermare il fuoco israeliano in modo di poter localizzare i prigionieri e consegnarli a Israele. “Hanno bisogno dell’atmosfera e del contesto giusti per svolgere questo lavoro. È normale”, ha spiegato. “Sono ottimista sul fatto che una volta consegnati tutti i prigionieri questa guerra finirà”. Alla domanda da dove provenga questo ottimismo, Harb ha risposto di essere fiducioso che la pressione internazionale costringerà Israele a mantenere gli impegni. “E anche perché il Presidente degli Stati Uniti sta guidando questo piano”, ha aggiunto.
“Forse per loro pace significa resa totale”
L’ottimismo, tuttavia, non è condiviso da tutti i palestinesi della Striscia. Alcuni ricordano la lunga storia di coinvolgimento americano con palestinesi e israeliani e credono che Israele e Stati Uniti stiano ancora una volta ingannando Hamas.
“Sono tutti bugiardi”, ha detto Muhammad Tanja, un residente di Gaza. “Gli americani, gli israeliani, sono tutti bugiardi. Non danno nulla ai palestinesi. Prendono solo.”
“Prendono le nostre terre. Prendono le nostre vite. E lo fanno con l’inganno”, ha continuato Tanja. “Ogni tanto escogitano un nuovo piano o un nuovo accordo. Ci tengono lì a sperare in svolte positive mentre continuano a ucciderci. Parlano di pace e di fine della guerra. Ma proprio ora hanno ucciso 20 persone nella loro casa e nessuno può tirarle fuori da sotto le macerie. Di quale pace stanno parlando?”
“Forse per loro pace significa la resa totale o l’uccisione totale dei palestinesi”, ha aggiunto Tanja. “Forse la loro la pace è una terra senza un popolo.”
Altri vedono il piano come poco più che un’operazione di salvataggio per Netanyahu, portata avanti per suo conto da Trump.
“Questo piano non è il piano di Trump, è un piano israeliano”, ha detto Jihad Wadi, 51 anni, di Deir al-Balah. “È solo per salvare Netanyahu. Il piano libererà i prigionieri, distruggerà Hamas e le sue armi e li caccerà da Gaza dopo due anni di distruzione e uccisioni. Il risultato è che tutta Gaza è stata distrutta”.
“Non abbiamo più nulla dopo questa guerra: niente scuole, niente ospedali, niente case, niente parenti, niente amici. Israele ha distrutto tutto”, ha continuato Wadi. “Ora vogliono porre fine alla guerra, ma vogliono anche un’idea di vittoria. Netanyahu la vuole per le prossime elezioni. Con questo piano Trump lo ha salvato”.
“Israele si atterrà a questo piano, e credo che lo farà anche Hamas”, ha aggiunto. “Israele vuole porre fine alla guerra, rivendicare la vittoria e sfuggire alle pressioni internazionali. Hamas vuole fermare l’uccisione dei palestinesi a Gaza”.
In Israele, ha spiegato Wadi, questo sarà celebrato come un successo. “Hanno distrutto Gaza, hanno ripreso i prigionieri e hanno distrutto Hamas. Quindi sì, festeggeranno se questo piano si concretizzerà.”
(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)