“Un’atmosfera di paura”: l’aumento delle operazioni dell’esercito israeliano preoccupa il campo profughi di Aida

Una nuvola di lacrimogeni alla porta del Campo profughi di Aida
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di Chloe Benoist

11 dicembre 2016, Ma’an News

Betlemme (Ma’an) – In un freddo pomeriggio di lunedì, un gruppo di quattro soldati israeliani stava sul terrazzo di quello che gli abitanti conoscono come l’edificio Cola nel cimitero del campo di rifugiati di Aida, puntando le loro armi contro un gruppo di cinque ragazzi palestinesi, nessuno con più di 11 anni, che sbirciavano da un angolo della strada a circa 50 metri di distanza.

La scena è diventata familiare nel campo di rifugiati nella Cisgiordania occupata, in quanto l’esercito israeliano ha intensificato le azioni militari ad Aida nel corso degli scorsi mesi, creando quella che alcuni abitanti hanno definito una costante “atmosfera di paura”.

Una presenza dell’esercito “praticamente continua”

Aida, abitata da circa 5.500 palestinesi, si trova a nord di Betlemme. Nei pressi del campo si trovano il muro di separazione di Israele, che divide in particolare la Tomba di Rachele dalla popolazione palestinese, e una base militare israeliana.

Il campo ha una lunga storia di manifestazioni contro Israele, anche durante la guerra del 2014 contro Gaza. Tuttavia gli abitanti hanno raccontato a Ma’an che l’esercito israeliano ha notevolmente incrementato l’uso della violenza e gli arresti negli ultimi due o tre mesi, nonostante non ci sia stato un aumento delle proteste o di altre azioni contro l’occupazione israeliana.

” Negli ultimi due mesi le forze israeliane hanno messo sotto controllo la maggior parte della zona,” dice a Ma’an Salah Ajarma, il responsabile del centro Lajee [centro culturale di base palestinese, Ndtr.] di Aida. “Scendono (nel campo) in continuazione e non lo avevamo mai visto prima nella nostra area.”

“(Operazioni militari) sono avvenute ad Aida da quando hanno costruito il muro (di separazione), ma negli ultimi due mesi le azioni di provocazione da parte dei soldati sono diventate molto pericolose,” dice a Ma’an Nidal al-Azza, abitante di Aida e direttore dell’ong BADIL. “Ciò crea un’atmosfera di paura tra la gente.”

Muhammad Abu Srour, un volontario del centro giovanile di Aida, dice a Ma’an che i soldati sono schierati in un certo numero di zone chiave, soprattutto di notte. “Ma anche durante il giorno sparano lacrimogeni, pallottole di metallo ricoperte di gomma e a volte anche proiettili letali”, afferma.

Ajarma sostiene di temere l’uso crescente di armi contro persone e case, affermando che mentre poche persone del posto sono state ferite da pallottole vere negli scorsi mesi, molti sono stati colpiti da proiettili in apparenza meno pericolosi, come pallottole di metallo ricoperte di gomma, o da gas lacrimogeni.

L’ufficio dell’ONU per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) ha detto a Ma’an di aver registrato ad Aida dal 1 settembre al 28 novembre almeno 43 palestinesi feriti dalle forze israeliane, compresi 14 bambini.

Mentre al-Azza conferma che le forze israeliane hanno usato gas lacrimogeni “ogni giorno”, lui sottolinea che anche l’uso da parte dell’esercito di riflettori nel campo ha un effetto deleterio sulla popolazione. “Di notte le luci arrivano fin dentro le case della gente – sembra di essere di giorno,” afferma. “Ti senti come se stessero seduti con te in casa tua. Non si tratta solo di paura, ti senti a disagio, come se qualcuno ti stesse guardando.”

Il portavoce dell’UNRWA Chris Gunness ha detto a Ma’an che l’agenzia delle Nazioni Unite che fornisce servizi ai rifugiati palestinesi è “preoccupata” per l’incremento dell’uso di munizioni letali da parte dell’esercito israeliano, sottolineando di aver registrato un aumento delle ferite e delle morti provocate da questi proiettili all’interno e nei pressi dei campi di rifugiati palestinesi nel 2016.

“L’ UNRWA continua a denunciare alle autorità competenti questa preoccupazione, così come l’uso spropositato di gas lacrimogeni nel campo densamente abitato di Aida,” ha aggiunto Gunness.

“L’impatto potenziale dell’uso massiccio di gas lacrimogeni sulla salute del personale dell’UNRWA e sulla popolazione del campo, soprattutto sulle persone vulnerabili, comprese donne incinte, anziani e bambini, è inquietante.”

Gunness ha anche affermato che “in numerose occasioni” le munizioni sparate dalle truppe israeliane hanno colpito una scuola e un ufficio dell’UNRWA ad Aida.

Bambini diventati bersagli

Ciò che ha maggiormente allarmato la popolazione di Aida, tuttavia, è il fatto che sempre più spesso l’esercito prende di mira i minori, in quanto sempre più giovani palestinesi del campo, alcuni di soli 12 anni, sono stati arrestati.

“Circa sei mesi fa l’esercito ha iniziato ad arrestare ragazzi di 16-17 anni. Tre mesi fa, hanno iniziato ad arrestare bambini,” ricorda Abu Srour. “Erano soliti arrestare uno o due bambini ogni due settimane circa, ma recentemente hanno cominciato ad arrestare più bambini in un periodo di tempo più breve.”

In ottobre forze israeliane in borghese travestite da turisti hanno picchiato ed arrestato otto minorenni che si erano riuniti nei pressi della “Chiave” – il cancello simbolo di Aida che si trova nei pressi della base militare israeliana.

“Ero alla finestra quando le forze in borghese sono saltate fuori ed hanno iniziato a picchiare un bambino. Pensavo che fosse un genitore che non voleva che suo figlio stesse nella zona perché è pericolosa,” ricorda Umm Muhammad, una residente dell’area. “Ma dopo hanno iniziato a catturare altri bambini, picchiandone due, poi tre. Dopodiché, soldati (in uniforme) sono usciti rapidamente dalla base militare.”

Solo più tardi Umm Muhammad ha scoperto che nell’incursione erano stati arrestati Mohammad, il figlio sedicenne, e il nipote disabile quattordicenne, Adam. “Non ci saremmo mai aspettati che potesse capitare a noi,” dice.

“Soldati in abiti civili sono arrivati da tre diverse direzioni, ” afferma Abu Srour, che ha assistito all’incidente. “I ragazzini non stavano protestando o facendo qualcosa, stavano solo seduti lì. I soldati sono arrivati ed hanno iniziato a picchiarli, a sbatterli contro il muro e ad arrestarli.”

Umm Muhammad dice di aver potuto visitare suo figlio in carcere per la prima volta il 4 dicembre, circa due mesi dopo che era stato arrestato, aggiungendo che stava bene, ma che il personale della prigione aveva respinto la sua richiesta di avere degli occhiali per ovviare alla sua miopia.

Secondo il padre di Mohammed, i minori rischiano di essere condannati a una pena da otto a dieci mesi di prigione e a un’ammenda di 2.000 shekel (circa 500 €) per aver lanciato pietre.

Abu Srour stima che tra i 30 e i 35 giovani di Aida di un’età compresa tra i 12 e i 17 anni sono stati imprigionati da Israele fino a fine novembre.

Da parte sua l’OCHA ha detto a Ma’an che almeno 35 palestinesi sono stati arrestati ad Aida tra il primo settembre e il 28 novembre.

“Siamo spaventati”

La gente del posto deve adeguare la propria vita quotidiana all’aumentata presenza dell’esercito, in quanto, come molti hanno detto, ha inciso sulla loro libertà di movimento così come sulla loro salute psicologica.

“Vivo in questa zona (nei pressi del muro) ed ero solito usare (l’ingresso principale nei pressi del cimitero) per uscire dal campo, ma ora non più,” dice Abu Srour. “Quando torno di notte passo da un’altra parte perché è pericoloso.”

Abu Srour ha inoltre affermato che la situazione ha danneggiato le aziende nella zona, che hanno dovuto chiudere durante le incursioni, e che alcune famiglie hanno anche iniziato ad aver paura di lasciare i propri figli giocare nell’unico parco giochi del campo a causa della sua vicinanza con la base militare.

Maya al-Orzza, una ricercatrice giuridica di BADIL che inoltre vive ad Aida, ha detto a Ma’an di aver smesso di portare giacche con il cappuccio di notte per non attirare l’attenzione dei soldati, ma che da quel momento è stata infastidita dai soldati israeliani. Alcuni dei suoi amici evitano di accendere le sigarette fuori di casa alla sera, per timore che le forze israeliane possano credere che si tratti di una bottiglia molotov, ha aggiunto al-Orzza.

Nel contempo Umm Muhammad afferma che Shadi, l’altro figlio, di 15 anni, dall’arresto di Muhammad si è chiuso in se stesso.

“Dopo che hanno arrestato suo fratello, è cambiato. Non va più a scuola, ha paura, piange, non dorme,” sostiene.

“Siamo preoccupati per Shadi,” aggiunge, sottolineando che in settembre aveva sofferto di gravi attacchi di asma a causa dell’esposizione a gas lacrimogeni e aveva dovuto stare in casa per due settimane per riprendersi.

“I cani vivono meglio di noi, “afferma Umm Mohammad. “Voglio avere una vita sicura, senza minacce, senza problemi. Voglio avere una vita normale.”

Ajarma sostiene che anche l’uso di forze in borghese vestite da turisti ha avuto conseguenze nel campo, che mantiene stretti rapporti con la comunità degli attivisti internazionali filo-palestinesi.

“E’ molto difficile…ospitiamo molti stranieri, per cui questo incrina la fiducia tra i palestinesi del posto e gli internazionali,” afferma.

Tattiche intimidatorie o l’inizio di una nuova normalità?

Un portavoce dell’esercito israeliano ha detto a Ma’an che hanno “incrementato le operazioni nel campo” a causa delle “attività terroristiche ostili” da parte dei residenti di Aida, come il lancio di pietre o l’uso di bottiglie molotov, che secondo loro ha messo in pericolo i civili israeliani.

L’esercito non ha risposto a ulteriori domande riguardanti quanti israeliani, se ce n’è stato almeno uno, siano stati feriti da settembre, né quanti palestinesi siano stati arrestati ad Aida durante lo stesso periodo.

Gli abitanti di Aida hanno escluso che giovani del posto abbiano tirato più pietre e bottiglie molotov del solito negli ultimi mesi, e si chiedono le ragioni dell’estensione delle attività militari israeliane nella zona.

“Forse vogliono spezzare lo spirito di resistenza della gente,” dice al-Azza. “Vogliono che la nuova generazione cominci a pensare che non vale la pena resistere.”

Nel contempo Abu Srour sostiene che l’esercito sta cercando di provocare una reazione dei giovani del posto per avere un’ulteriore giustificazione per le sue azioni ad Aida.

“A volte sparano (lacrimogeni) per provocare i ragazzini, per iniziare scontri. A volte ci sono pochi ragazzini che tirano pietre lontano dalla Tomba di Rachele. Non colpiscono niente, ma per i soldati questo è un motivo per iniziare a sparare gas lacrimogeni,” sostiene Abu Srour. Sospetta che a volte la noia sia la ragione per cui i soldati israeliani aprono il fuoco.

Tuttavia più preoccupante è la teoria secondo cui la quasi continua presenza militare nel campo possa diventare la nuova normalità.

“Uno dei giovani mi ha parlato del fatto che la stessa cosa è successa anni fa nel campo profughi di Al-Arrub, quando hanno iniziato a fare incursioni nel campo ogni giorno, a sparare gas lacrimogeni e a creare questa atmosfera di paura,” afferma Al-Azza, riferendosi al campo nel distretto di Hebron. “Ora se vai ad al-Arrub, tutti i giorni ci sono checkpoint all’ingresso e gruppi di soldati che pattugliano il campo.”

Ajarma esprime il timore che la situazione di Aida attirerà l’attenzione esterna solo quando degenererà fino a provocare morti.

“Nelle ultime due settimane, quando abbiamo sentito (bottiglie molotov), subito dopo abbiamo sentito (i soldati) sparare pallottole letali” afferma. “Forse uccideranno qualcuno in futuro, ed è di questo che abbiamo paura.”

(traduzione di Amedeo Rossi)