Israele bombarda Gaza dopo l’assalto a Jenin

Un momento dell'incursione nel campo profughi di Jenin. Foto: Raneen Sawafta/Reuters]
image_pdfimage_print

5 luglio 2023 – Al Jazeera

Aerei colpiscono posizioni di Hamas nella Striscia di Gaza dopo il lancio di razzi verso il sud di Israele in seguito all’offensiva israeliana a Jenin.

Aerei militari israeliani hanno colpito la Striscia di Gaza in risposta al lancio di razzi dall’enclave assediata dopo che Israele ha concluso l’offensiva su larga scala a Jenin, nella Cisgiordania occupata.

L’attacco israeliano di mercoledì ha colpito una fabbrica di armi sotterranea appartenente a Hamas, la fazione palestinese che governa la Striscia. Non si riportano vittime.

E’ accaduto dopo che Israele ha affermato di aver abbattuto cinque razzi lanciati contro il sud di Israele dalla Striscia di Gaza.

Intanto l’esercito israeliano mercoledì ha detto che le sue forze si sono ritirate da Jenin ponendo fine ad un’offensiva di due giorni per terra e per cielo che ha ucciso almeno 12 palestinesi e ne ha feriti più o meno altri 100.

Gli abitanti costretti a fuggire dal campo profughi di Jenin dove si è svolto il raid hanno incominciato a tornare nella notte di mercoledì per esaminare le proprie case e beni distrutti. La Mezzaluna Rossa Palestinese ha detto di aver evacuato 500 famiglie dal campo, in totale circa 3.000 persone.

Migliaia di palestinesi in tutta la Cisgiordania hanno festeggiato il ritiro delle forze israeliane.

Il campo profughi di Jenin ospita migliaia di palestinesi discendenti delle persone espulse quando nel 1948 venne creato Israele.

Israele ha sostenuto che l’attacco, iniziato lunedì, aveva come obbiettivo i combattenti di Jenin, ma le associazioni di assistenza affermano di aver curato feriti di tutte le età.

Il raid ha ricevuto tra le altre la condanna dell’Iran, della Giordania e della Lega Araba.

Il Segretario Generale ONU Antonio Guterres ha espresso “profonda preoccupazione” riguardo all’assalto a Jenin e venerdì terrà una riunione per discuterne.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)