Un ‘manipolo’ di coloni della Cisgiordania tiene in pugno l’IDF – e Israele

Coloni nel villaggio Mughayyir al Deir in maggio 2025. Foto: Naama Grynbaum
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Zvi Bar’el

1 luglio 2025 – Haaretz

Così come gli avamposti sono stati definiti ‘giovani colonie’ e la maggior parte di essi è stata legalizzata, anche il violento ‘manipolo’ che ha attaccato le Forze di Difesa Israeliane sarà integrato nella maggioranza della popolazione, che già beneficia del suo status ‘legale’

Non permetteremo ad un violento, pazzoide manipolo di disonorare un’intera comunità”, ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu riferendosi ai rivoltosi che hanno attaccato i soldati e incendiato una struttura militare. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha aggiunto un’analisi sociologica, affermando che “le colonie in Giudea e Samaria [la Cisgiordania, ndtr.] sono il volto bello di Israele e non hanno nulla a che fare con incidenti come questi.”

Il loro grido non si alza perché questo ‘manipolo’ aveva attaccato i palestinesi a Masafer Yatta, o per gli israeliani che protestano per un accordo sugli ostaggi o per gli attivisti di sinistra che cercano di aiutare gli abitanti palestinesi della Cisgiordania a portare le loro pecore al pascolo. La “linea rossa” è stata tracciata ora solo perché i rivoltosi hanno attaccato l’esercito israeliano.

Ma l’irritazione può essere fuorviante, come se l’infezione fosse stata scoperta solo adesso e fosse ancora limitata nel tempo e nello spazio, mentre l’intero corpo è sano. La verità è che la storia della linea rossa non inizia con l’ultimo incidente o con quello precedente.

È iniziata con i violenti scontri a Hebron e Kedumim nei primi anni del movimento dei coloni, poi è proseguita con il disimpegno dalla Striscia di Gaza del 2005 e con centinaia di altri incidenti in cui i coloni hanno usato violenza e hanno anche minacciato i soldati con i fucili.

Non sono stati “i giovani delle colline” [gruppo di giovani coloni estremisti e particolarmente violenti, ndt.], “le erbacce selvatiche”, “un manipolo di rivoltosi”, o “prezzo da pagare” [coloni che si vendicano di vere o presunte azioni di resistenza dei palestinesi, ndt.] a partecipare a quegli scontri. I più eminenti coloni provenienti dal cuore del movimento coloniale, compresi rabbini e capi della comunità spalleggiati da membri della Knesset e da primi ministri, hanno posto le fondamenta del consenso sul concetto che riscattare la terra è al di sopra dello stato di diritto e dell’onore dell’esercito. E che è essenziale per la sicurezza del popolo e del Paese che, secondo i coloni, quello stesso esercito ha abbandonato.

Nessuna “linea rossa” li ha fermati allora, solo la “Linea Verde” [linea di demarcazione in base all’accordo di armistizio del 1949 tra Israele e i Paesi arabi, ndt.] che segna il confine tra Israele e i territori [palestinesi occupati, ndt.]. Quella, hanno deciso, doveva essere cancellata. E lo è stata.

Nonostante il suo successo, il consenso che ha avallato la violazione della legge da parte dei coloni necessita ancora di un costante rafforzamento, che poggia anzitutto e soprattutto sulla collaborazione dell’esercito. Ora che la maggior parte dei coscritti e dei riservisti è passata per il tritacarne dei territori nel corso di decenni di occupazione, la mobilitazione dell’esercito in nome dell’impresa coloniale è diventata la naturale conseguenza.

Un altro termine che è scomparso dal lessico è “incidenti anomali”, che un tempo si riferiva a casi in cui i soldati, anziché semplicemente chiudere un occhio, hanno partecipato attivamente alle violenze dei coloni. E così in Cisgiordania si è creato un criminale “tessuto sociale”, in cui l’esercito funge da braccio armato dei coloni. Inoltre è cambiato anche il significato di “manipolo”.

Questo termine, che in passato rappresentava i coloni vendicatori – le persone che “hanno conquistato” Hebron, smantellato le barricate dell’esercito, spinto i soldati a violare gli ordini e li hanno attaccati come se appartenessero ad un esercito nemico – adesso rappresenta una consolidata maggioranza. Però, perché si avvalga del proprio status, deve essere mascherata attraverso il confronto con nuovi “manipoli”, le apparenti eccezioni che “infrangono le linee rosse.”

A questo scopo la divisione della società dei coloni è essenziale. Vengono create distinzioni tra “coloni rispettosi della legge” e quelli che la infrangono; tra la “maggioranza” che è apparentemente scrupolosa nel rispettare l’esercito e rappresenta “il volto bello di Israele” e quelli emarginati che tirano pietre ai soldati; e tra gli abitanti delle “colonie legali” e quelli che costruiscono avamposti a gatto selvaggio.

Così come quegli avamposti sono stati definiti ‘giovani colonie’ e la maggior parte di essi è stata legalizzata, anche quel violento ‘manipolo’ sarà integrato nella maggioranza, che già beneficia del suo status ‘legale’.

Smotrich può sproloquiare mentendo quanto vuole e sostenere che non vi è rapporto tra “le colonie in Giudea e Samaria…e incidenti come questi.” Ma i coloni sanno meglio di lui che esiste una stretta cooperazione tra loro e quel “manipolo”.

Questa cooperazione si basa sulla consapevolezza che l’esercito in Cisgiordania non è solo un organismo che protegge i coloni o controlla i pogrom nei villaggi palestinesi. Il suo sostegno a e la sua cooperazione con loro è innanzitutto una risorsa strategica che li inserisce nel consenso nazionale e, a loro favore, consegue quel “radicarsi nel cuore degli israeliani” al quale aspiravano. Per amor loro l’esercito ha trasformato tutti gli israeliani in una parte indistinguibile di quel “manipolo”.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)