Jonathan Cook
25 settembre 2023 – Middle East Eye
Organizzazioni e accademici ebraici stanno finalmente smascherando la campagna diffamatoria dell’establishment britannico per mettere a tacere le critiche nei confronti di Israele e distruggere la sinistra
Secondo un nuovo sondaggio condotto nelle università britanniche un’ondata di accuse di antisemitismo molto compromettenti ma infondate si è scatenata contro studenti e accademici.
In 38 dei 40 procedimenti contro docenti, studenti, sindacati e associazioni studentesche nei cinque anni fino al 2022 non è stata trovata alcuna prova a sostegno delle accuse di antisemitismo. Negli altri due casi i procedimenti devono ancora concludersi.
Dietro le nude cifre si cela l’enorme costo sostenuto dagli incriminati per tali false accuse: sofferenza personale, danni alla reputazione e alla carriera, nonché l’ulteriore effetto dissuasivo sulla libertà accademica nella più ampia comunità universitaria.
È improbabile che questo sia uno spiacevole effetto collaterale di quelle accuse. Sembra esserne esattamente lo scopo.
Questo mese Brismes, un’organizzazione che rappresenta gli accademici britannici che studiano il Medio Oriente, ha pubblicato in una relazione i risultati di un sondaggio da cui emerge che il numero delle accuse errate o calunniose di antisemitismo sarebbe in crescita.
L’ondata di accuse si è scatenata dopo che le università hanno iniziato ad adottare la definizione revisionata e altamente controversa di antisemitismo promulgata dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) nel 2016.
Fino ad ora 3/4 delle università hanno approvato la definizione dopo che nel 2020 Gavin Williamson, in qualità di Ministro dell’Istruzione, ha minacciato di tagliare i finanziamenti a chiunque si rifiutasse di farlo.
La maggior parte degli 11 esempi illustrativi dell’IHRA, alcuni dei quali, come rileva il rapporto, contraddicono la definizione principale, sposta l’attenzione dal significato tradizionale di odio verso gli ebrei per focalizzarsi sulla critica a Israele.
Come molti hanno paventato, ciò ha fornito ai più convinti sostenitori di Israele uno strumento che possono usare per diffamare chiunque esprima solidarietà con i palestinesi contro l’oppressione israeliana, intimidendo il pubblico e costringendolo a un silenzio complice.
In verità questo è sempre stato l’obiettivo. La definizione dell’IHRA è nata dagli sforzi segreti del governo israeliano di offuscare le tradizionali distinzioni tra antisemitismo e antisionismo per proteggersi dai critici, tra cui le organizzazioni per i diritti umani che mettono in evidenza il regime di apartheid di Israele contro i palestinesi.
I critici messi a tacere
L’ufficializzazione della definizione dell’IHRA ha rischiato di violare il dovere legale della Gran Bretagna di proteggere la libertà di parola. Il governo del Regno Unito è uno dei firmatari della Convenzione europea sui diritti umani e, paradossalmente, a maggio ha approvato una Legge sull’Istruzione Superiore (libertà di Parola).
La legge è apparentemente progettata per “garantire agli studenti la possibilità di parlare liberamente dentro e fuori l’aula, offrendo allo stesso tempo maggiore protezione agli accademici che insegnano materie che potrebbero offendere alcuni studenti”.
Ciò potrebbe spiegare perché la task force governativa sull’antisemitismo abbia voluto reclamizzarne il riscontro da parte delle università che, a suo dire, dimostrerebbe come l’adozione della definizione IHRA non abbia avuto alcun impatto sulla libertà accademica.
Le prove raccolte da Brismes, supportate dalla ricerca dell’European Legal Support Centre, sembrano sfatare tale affermazione. La strumentalizzazione dell’antisemitismo sta creando nei campus universitari un clima che sempre più interdice la discussione sui crimini israeliani.
Ma la lezione da imparare dalla crescente strumentalizzazione dell’antisemitismo nel mondo accademico non si limita alle università. Come Middle East Eye ha regolarmente documentato, tattiche diffamatorie simili, invariabilmente basate sulla definizione dell’IHRA, sono state utilizzate per anni per mettere a tacere attivisti politici, organizzazioni per i diritti umani, illustri personaggi della cultura e palestinesi.
L’obiettivo dell’establishment britannico è stato quello di utilizzare la definizione IHRA per ripulire del tutto il discorso politico e sociale riguardante Israele lasciandovi solo le critiche più blande.
Questo contesto consente al Regno Unito di intensificare i legami commerciali con Israele e di approvare leggi che concedono a Israele protezioni speciali nel momento in cui è stato raggiunto un consenso da parte della comunità internazionale per i diritti umani sul fatto che Israele è uno stato di apartheid e dopo che l’anno scorso il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incluso nel suo nuovo governo alcuni politici autoproclamatisi fascisti.
Senza un minimo segno contrario da parte del partito laburista all’opposizione, il disegno di legge sull’attività economica degli enti pubblici del governo britannico negherà a enti pubblici quali le autorità locali il diritto di sostenere il boicottaggio, le sanzioni e le campagne di disinvestimento contro Israele per la sua oppressione dei palestinesi.
La verità orwelliana della politica ufficiale è questa: più i crimini di Israele vengono resi pubblici, meno ci è permesso di parlarne o fare qualcosa.
Azione legale
Il rapporto Brismes è il segnale tardivo di una ribellione. Così come la decisione questo mese di attivisti politici ebrei di allertare la Commissione per le Uguaglianze e i Diritti Umani (EHRC) sul trattamento discriminatorio del partito laburista sotto la guida di Keir Starmer nei confronti di membri ebrei.
Jewish Voice for Labour (JVL), che rappresenta gli ebrei di sinistra nel partito, ha inviato una denuncia formale al Labour, preparata dallo studio legale Bindmans, accusandolo di “discriminare illegalmente i suoi membri ebrei e illegalmente vessarli “.
La lettera, inviata anche all’organismo di vigilanza per le pari opportunità, sostiene che gli ebrei vengono penalizzati, invariabilmente sulla base della definizione dell’IHRA, a causa delle loro critiche espresse nei confronti di Israele. Lascia intendere che se le preoccupazioni dell’organizzazione non venissero affrontate potrebbero seguire delle azioni legali.
JVL specifica che i membri ebrei del Labour sentono una speciale responsabilità morale di parlare apertamente della brutalità israeliana nei confronti dei palestinesi perché quell’oppressione è portata avanti da Israele in nome di tutti gli ebrei.
Ciononostante, le statistiche sul Labour mostrano che i componenti ebrei del partito hanno probabilità sei volte maggiori rispetto ai non ebrei di essere indagati per antisemitismo, e quasi dieci volte di essere espulsi dal partito.
La lettera aggiunge che le vessazioni nei confronti dei componenti ebrei di sinistra da parte della sede centrale del partito laburista comprendono un “severo regime disciplinare” che li sottopone a indagini, nonché una riluttanza a prendere sul serio le loro denunce. undici dei dodici membri ebrei del comitato esecutivo della JVL sono stati indagati.
L’anno scorso John McDonnell, ex cancelliere ombra, scrisse lui stesso al partito ammonendo che un trattamento “irrispettoso” verso membri della JVL avrebbe costituito una discriminazione.
Jenny Manson, una delle fondatrici di JVL, ha detto a MEE che agli iscritti ebrei sottoposti a provvedimento disciplinare per presunta condotta antisemita veniva spesso richiesto di ricevere una formazione sull’antisemitismo nel caso volessero restare nel partito.
“È una beffa crudele, persino brutale, etichettare questi membri ebrei come antisemiti quando essi possiedono un’esperienza e una comprensione approfondita del vero antisemitismo”, afferma.
I laburisti, aggiunge, non solo sembravano tollerare la loro rappresentazione come un “tipo sbagliato di ebrei”, ma spesso appoggiavano implicitamente questa etichettatura razzista rifiutandosi di affrontare il problema dei comportamenti vessatori nei loro confronti.
Evidenze insabbiate
La notifica da parte della JVL al garante delle pari opportunità sul trattamento abusivo verso i membri ebrei del partito probabilmente metterà in imbarazzo Starmer. Richiama alla mente le affermazioni fatte contro il suo predecessore, Jeremy Corbyn.
Nel caso di Corbyn, a differenza di Starmer, non c’erano prove al di là delle insinuazioni alimentate dai media che il Labour discriminasse gli ebrei o assecondasse l’antisemitismo.
Ciononostante nel 2018 due organizzazioni filo-israeliane hanno deferito i laburisti alla EHRC sostenendo che sotto Corbyn l’antisemitismo dilagasse. L’organismo di vigilanza aveva condotto un’indagine, la prima su un importante partito politico, i cui risultati sono stati divulgati due anni dopo.
Anche basandosi sulla definizione dell’IHRA la Commissione per le Uguaglianze aveva potuto identificare solo due casi di ciò che ha definito “vessazioni antisemite”, in ogni caso da parte di una singola persona e non di strutture di partito.
In effetti la conclusione principale, sepolta sia nel rapporto che nella copertura mediatica, è stata che, quando i funzionari di Corbyn discriminavano interferendo nelle procedure disciplinari per antisemitismo, di solito erano a favore dei denuncianti. In altre parole, il partito laburista sotto Corbyn ha definito ingiustamente alcuni comportamenti come antisemiti pur mancando di prove.
L’eccessiva solerzia da parte della squadra di Corbyn di sospendere o espellere membri per antisemitismo sulla base di prove inconsistenti non era affatto sorprendente, dato che tutti i media britannici stavano dipingendo i laburisti sotto la guida di Corbyn come un covo di antisemiti.
L’anno scorso un’indagine indipendente di Martin Forde del King’s College, ordinata da Starmer, ha rivelato che la questione dell’antisemitismo è stata utilizzata faziosamente come arma principalmente per danneggiare Corbyn e i suoi sostenitori di sinistra e rafforzare la destra laburista.
L’inchiesta di Forde ha confermato molte delle rivelazioni contenute in un rapporto interno trapelato che dimostrava come la burocrazia laburista di destra avesse complottato contro Corbyn tirando per le lunghe dei casi disciplinari per metterlo in imbarazzo e cercando attivamente di sabotare la sua campagna elettorale del 2017.
Starmer ha fatto del suo meglio per insabbiare il rapporto Forde sin dalla sua pubblicazione lo scorso anno. Si sta anche preparando a rischiare fino a 4 milioni di sterline (4,6 milioni di euro) in spese legali per fare causa ad ex membri dello staff di Corbyn che accusa di aver fatto trapelare il rapporto.
Il partito laburista non ha risposto alla richiesta di commento di Middle East Eye.
Politica truccata
Paradossalmente ora, sotto la guida di Starmer, la discriminazione contro gli ebrei da parte dei laburisti è quantificabile: i membri ebrei critici nei confronti di Israele sono stati presi di mira in misura sproporzionata.
Un risultato del genere era ciò contro cui la squadra di Corbyn aveva esplicitamente messo in guardia durante la sua dirigenza, pur sottoposto com’era a forti pressioni da parte dei media e delle organizzazioni lobbistiche filo-israeliane.
Nonostante l’esiguità delle prove contro Corbyn, l’EHRC ha imposto al Labour un “piano d’azione”, monitorandolo efficacemente “per prevenire la continuazione o il ripetersi” di atti illegittimi legati all’antisemitismo. Piano d’azione che, ha aggiunto, “in caso di inadempienza sarebbe stato imposto giuridicamente dal tribunale”.
A quanto pare Jewish Voice for Labour sta smascherando il bluff dell’EHRC. Quando Corbyn era leader l’organismo per le pari opportunità era stato fin troppo pronto a indagare sui laburisti, anche sulla base di deboli prove di antisemitismo e vessazioni nei confronti degli ebrei.
Sottoporrà Starmer ad una indagine simile, soprattutto quando le prove di vessazioni contro dei membri ebrei del partito sembrano schiaccianti e il piano d’azione di chi controlla le pari opportunità viene così palesemente ignorato?
Non contateci troppo. Gia a gennaio l’EHRC ha liberato i laburisti dalle misure speciali.
Un portavoce dell’EHRC ha detto a Middle East Eye che la commissione era “soddisfatta di come [il partito laburista] avesse implementato gli interventi migliorativi necessari riguardo le procedure di reclamo, tesseramento, formazione e altre sulla base degli standard legali richiesti”.
Come aveva comunicato Corbyn in risposta alla pubblicazione del rapporto della commissione nel 2020, la portata dell’antisemitismo nel Labour sotto la sua guida è stata “fortemente sopravvalutata per ragioni politiche dai nostri avversari all’interno e all’esterno del partito”. Quegli avversari hanno vinto.
Tuttavia la mancanza di preoccupazione per il fatto che gli ebrei vengano discriminati così apertamente da uno dei due maggiori partiti britannici dimostra quanto Corbyn avesse ragione.
Il furore non ha mai riguardato l’antisemitismo o il benessere degli ebrei. Per alcuni si è trattato di mettere a tacere le critiche a Israele mentre per altri di impedire a un socialista moderato di avvicinarsi al numero 10 di Downing Street.
Starmer, che ha posto in cima al suo programma patriottismo, NATO e grandi imprese, non ha nulla da temere. A nessuno al potere importa quanto il suo partito perseguiti gli ebrei quando quegli ebrei sono di sinistra.
La strumentalizzazione dell’antisemitismo sta ancora servendo al suo scopo: ha schiacciato politicamente la sinistra usando Israele come clava ed è ora impegnato a soffocare le discussioni nelle università che avrebbero potuto mettere in luce quanto fosse fasulla e politicizzata la campagna contro la sinistra.
Ecco perché la controffensiva è importante. Non si tratta solo di mettere le cose in chiaro. Si tratta di scoprire quanto sia veramente truccata la politica britannica.
Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.
Jonathan Cook è autore di tre libri sul conflitto israelo-palestinese e vincitore del Premio Speciale Martha Gellhorn per il giornalismo. Il suo sito web e il blog sono disponibili all’indirizzo www.jonathan-cook.net
(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)