I tagli dell’ANP provocano uno shock a Gaza

Inaam in cucina ( Abed Zagout)
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Isra Saleh el-Namey

10 febbraio 2020 – The Electronic Intifada

Inam Ibrahim non dimenticherà presto la mattinata faticosa e deludente che di recente ha dovuto affrontare. La donna cinquantatreenne ha aspettato per cinque ore all’interno della sua banca per ricevere il suo regolare sussidio da parte dell’Autorità Nazionale Palestinese. Invece un impiegato le ha detto che il suo conto era vuoto e non c’era denaro da prendere. “Lo scorso dicembre” ha detto a The Electronic Intifada “ho seguito ansiosamente alla radio le notizie sui tagli da parte dell’Autorità Nazionale Palestinese e sono rimasta in attesa di qualunque cosa riguardasse la distribuzione delle indennità. Ho cercato di andare presto in banca per riscuotere i sussidi per me e mia sorella. Ma quando ho saputo che non c’era niente da ritirare, sono scoppiata in lacrime e sono tornata a casa con il cuore spezzato.”

Inam e sua sorella sono entrambe cinquantenni, nubili e non hanno nessun’altra fonte di reddito a parte l’aiuto governativo. Ogni tre mesi le sorelle aspettano una sovvenzione totale di 220 dollari che le aiuti a coprire le necessità economiche.

L’assegnazione è gestita dall’Autorità Nazionale Palestinese, che ha sede nella città cisgiordana occupata di Ramallah.

Con quel sussidio pagavo alcune delle medicine per i miei forti dolori alla schiena e potevo andare spesso dal dottore,” afferma Inam. “Mia sorella Muna, che ha 56 anni, ogni volta prende la sua parte per le sue necessità. Quando otteniamo quei soldi paghiamo anche i debiti al negozio di alimentari.”

I nostri genitori,” dice Inam, “sono morti da molto tempo e nostro fratello vive con la sua famiglia lontano da noi. Riesce a malapena a mantenerla. Quindi non abbiamo altro che questo sussidio. Ne abbiamo bisogno. Le persone povere e in difficoltà come noi non devono essere coinvolte dai problemi politici.”

Shock

Molte altre persone si sono trovate ad affrontare lo stesso shock a causa dei tagli degli aiuti.

Aziza al-Kahlout, portavoce del ministero degli Affari Sociali di Gaza, dice a The Electronic Intifada che nelle ultime settimane più di 1.470 famiglie hanno sofferto dei tagli ai loro sussidi. Il ministero ha ricevuto molte lamentele e richieste da parte di famiglie perché approfondisca la questione.

Le famiglie sono scioccate” afferma. “Abbiamo difficoltà quando cerchiamo di spiegare loro la situazione e che stiamo facendo ogni sforzo per far capire ai politici di Ramallah le loro sofferenze. Allo stesso tempo continuiamo a coordinarci con i colleghi di Ramallah per risolvere questo problema”.

Aggiunge che il personale del ministero ha condotto verifiche su tutte le famiglie colpite dai tagli. Il ministero ha stabilito che tutti, tranne due casi, hanno diritto a ricevere le somme intere in quanto la maggioranza si trova in gravissime condizioni economiche o soffre di gravi malattie come cancro o insufficienza renale.

Altre ancora sono vedove o donne divorziate che devono occuparsi di bambini o giovani disabili. “La situazione è molto pesante” sottolinea Kahlout. “Ricevo visite quotidiane di persone che vengono a controllare cosa ne è dei loro casi e per sapere se saranno pagate o meno. Questi tagli drastici ed arbitrari determinano il fatto che parecchie migliaia di donne e bambini poveri siano lasciati senza cibo o cure.”

Abbiamo spiegato la situazione ai nostri colleghi di Ramallah e li abbiamo avvertiti delle sofferenze delle persone qui, ma finora la situazione non è cambiata.”

Al-Kahlout sostiene anche che il suo ministero deve far fronte a molte difficoltà nel seguire i casi, registrarli e aggiornare i dati, in quanto il ministero a Ramallah ha impedito ai suoi colleghi di avere accesso ai documenti che classificano le famiglie in possesso dei requisiti.

Negarci l’accesso a questa documentazione fondamentale ha reso il nostro lavoro ancora più difficile. Dovremmo poter accedervi in quanto Gaza ha più di 60.000 casi registrati.”

Ulteriore assistenza a un maggior numero di persone a Gaza è fornita dall’UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi. Il solo aiuto alimentare a Gaza arriva a circa un milione di rifugiati.

Futuro in pericolo”

A Gaza famiglie con problemi di salute sono colpite dai drastici tagli nello stesso modo di quelle con difficoltà economiche.

Per Muhammad al-Bashiti la vita è diventata un inferno dopo che la sua ultima fonte di reddito è finita.

Il quarantaseienne stava aspettando il denaro per pagare la retta universitaria di suo figlio in modo che il giovane potesse ottenere i voti dei suoi esami più recenti ed iscriversi al semestre successivo. “Ho promesso a mio figlio, che studia legge all’università Al-Azhar, che gli avrei dato la cifra di cui ha bisogno in modo che possa finire la sua formazione. Ora il futuro di mio figlio è in pericolo,” afferma. Al-Bashiti ha sei figli, tutti a scuola o all’università.

La sua famiglia dipende principalmente dall’assistenza. Dice che ogni tre mesi riceve aiuti alimentari dalle Nazioni Unite, che aiutano a rifornire la famiglia di farina, riso e olio. E il sussidio dell’ANP, che riceve in contanti, copre alcune delle altre spese indispensabili.

Sono andato al ministero di Gaza per lamentarmi dei tagli ed hanno mandato i loro impiegati a controllare la mia situazione,” sostiene al-Bashiti. “Hanno scoperto che ho veramente bisogno di questo sussidio. Spero che non gli ci voglia molto per risolvere la questione.”

Vogliamo che ci venga pagato quello che abbiamo perso,” aggiunge, “e che non ci siano più tagli.”

In un comunicato il ministro degli Affari Sociali con sede a Ramallah Ahmad Majdalani ha affermato che più di 100.000 famiglie palestinesi, di cui circa 70.000 a Gaza, ricevono questa assistenza.

Ha sostenuto che l’ultima distribuzione di fondi è costata più di 27 milioni di dollari, rilevando che circa 2.000 nuove famiglie, di cui 1.500 di Gaza e altre 500 in Cisgiordania, sono state aggiunte alla lista.

Ha sostenuto che le famiglie sono state escluse se hanno un’altra fonte di reddito e non hanno più bisogno di aiuti.

Però questa spiegazione non riesce ad alleviare la sofferenza e il disappunto di Khalil Abu Amra dopo che non ha ricevuto il suo sussidio.

Ho un tumore. Ho bisogno dei soldi per continuare le mie cure e salvarmi la vita in modo che i miei quattro figli non rimangano orfani di padre,” dice il trentanovenne con la voce rotta. “Abbiamo bisogno che questo problema venga risolto in fretta. Rivogliamo i nostri diritti. Questo è scorretto.”

Isra Saleh el-Namey è una giornalista di Gaza.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)