Le autorità giudiziarie di Israele “consentono l’incitamento” contro i cittadini palestinesi

Un manifestante alla marcia delle bandiere svoltasi a Gerusalemme il 29 maggio 2022 Foto: AFP
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Redazione di MEE

1 agosto 2022 – Middle East Eye

L’associazione di solidarietà Israel Religious Action Center afferma che la carente applicazione della legge “mette a rischio vite umane”.

Una nuova ricerca dell’Israel Religious Action Center [Centro per l’Azione Religiosa in Israele, organizzazione che promuove diritti, pluralismo politico e religioso e giustizia per tutti in Israele, ndt.] (IRAC) ha scoperto che i cittadini palestinesi di Israele subiscono un numero significativamente maggiore di incriminazioni, condanne e pene per incitamento alla violenza rispetto ai loro connazionali ebrei.

Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, il centro con sede a Gerusalemme afferma che la disparità di trattamento è causata da “lungaggini e ritardi” nell’azione penale quando si tratta di incitamento da parte di ebrei, aggiungendo che “i dati mostrano chiaramente una politica di insufficiente applicazione della legge.”

Il rapporto, che riguarda gli anni dal 2014 al 2021, afferma che il 77% del totale delle incriminazioni per incitamento alla violenza e al razzismo è stato presentato contro cittadini palestinesi di Israele, che rappresentano solo il 20% della popolazione del Paese.

Il 51% di queste è stato presentato entro un mese dal presunto reato, mentre il 42% dei rinvii a giudizio contro ebrei israeliani è stato presentato a due anni dai fatti.

Quando si tratta di condanne, solo due casi di denunce contro cittadini palestinesi non sono terminati con una condanna, rispetto a un terzo delle incriminazioni contro ebrei.

La stessa tendenza è evidente anche nelle sentenze.

Circa il 99% dei cittadini palestinesi condannati in base a denunce per incitamento è stato condannato al carcere, mentre circa il 54% degli ebrei non è stato condannato a pene carcerarie.

Inoltre in sette su 13 casi in cui ebrei sono stati condannati al carcere i tribunali hanno sentenziato che il periodo di detenzione poteva essere sostituito da lavoro socialmente utile. Solo a un cittadino palestinese su 69 condannati alla prigione è stato concesso di fare lavoro per la comunità.

Il rapporto, basato su risposte del ministero della Giustizia a richieste sulla base della libertà d’informazione, ha anche evidenziato l’inazione delle autorità giudiziarie riguardo a indagini su figure pubbliche.

L’IRAC sostiene di aver presentato 114 richieste perché personalità famose venissero indagate per incitamento, ma solo otto sono state incriminate nei sette anni analizzati. Di queste sei erano cittadini palestinesi, compresi cinque predicatori imputati per sermoni religiosi.

Violento e incontrollato incitamento di rabbini”

Stilato dagli avvocati Ori Narov e Orly Erez-Likhovski, il rapporto dell’IRAC sostiene che la mancanza di incriminazioni contro rabbini che avrebbero incitato alla violenza, rispetto ai religiosi musulmani, dimostra che nel Paese la legge non viene applicata in modo equo.

Il sistema giudiziario soffre di “un lungo e assordante silenzio riguardo al violento e incontrollato incitamento da parte di rabbini che pretendono di basarsi sulla legge ebraica,” afferma.

Il centro sottolinea di non chiedere minori incriminazioni di palestinesi che facciano “gravi affermazioni che giustificano la presentazione di denunce,” ma piuttosto di fare altrettanto con gli ebrei accusati di fare dichiarazioni simili.

Esso accusa la lacunosa applicazione delle leggi contro l’incitamento da parte dei pubblici ministeri di “(consentire) a molti attivisti provocatori di continuare ad incitare come vogliono senza essere chiamati a risponderne. Questa situazione inquina il dibattito pubblico e mette in pericolo vite umane.”

Una delle due personalità pubbliche ebraiche israeliane incriminata è Bentzi Gopstein, fondatore e leader dell’associazione di estrema destra “Lehava” [nota organizzazione suprematista ebraica, ndt.].

Gopstein è stato accusato di incitamento alla violenza, razzismo e terrorismo nel 2019, nove anni dopo la presentazione delle prime denunce contro di lui. L’accusa nei suoi confronti ha citato varie affermazioni da lui fatte tra il 2012 e il 2017, compresi i suoi riferimenti ai palestinesi come a un “cancro”, e le sue lodi a Baruch Goldstein, un colono americano-israeliano di estrema destra che nel febbraio 1994 uccise 29 fedeli palestinesi nella moschea di Ibrahim a Hebron.

Uno dei casi di maggior rilievo tra i cittadini palestinesi è quello della poetessa Dareen Tatour. La scrittrice, che vive a Nazareth, è stata condannata a cinque mesi di prigione per una poesia da lei postata su Facebook nel 2015 intitolata “Resisti, mio popolo, resisti a loro”, così come per altri post riguardanti la resistenza palestinese.

[Vedi l’articolo di Zeitun ]Il caso di Tatour ha conquistato il sostegno internazionale, molti critici hanno accusato Israele di limitare la libertà di espressione dei palestinesi. PEN International [associazione internazionale di scrittori che promuove gli scambi culturali nel mondo, ndt.], che nel 2019 ha concesso a Tatour il premio Oxfam Novib/PEN International per la libertà di espressione, ha affermato che è “stata condannata per aver fatto quello che gli scrittori fanno quotidianamente: usare le nostre parole per lottare pacificamente contro l’ingiustizia.”

Durante il suo processo oltre 150 personalità letterarie statunitensi, tra cui Alice Walker, Claudia Rankine, Naomi Klein e Jacqueline Woodson, hanno chiesto a Israele di liberare Tatour.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)