Israele, attenzione: con la guerra gli apocalittici ebrei ultranazionalisti sono al settimo cielo

Coloni attaccano i palestinesi nelle colline a sud di Hebron un anno fa. Foto: Michal Chai
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Uri Misgav

2 novembre 2023, Haaretz

Gli brillano gli occhi. Parlano di una “seconda Nakba”. Credono che questo sia il tempo del Messia. Per i nazionalisti ultra-ortodossi la guerra con Hamas è un doppio sogno: il pieno dominio ebraico sul Grande Israele e uno Stato ebreo fondamentalista sulle ceneri dell’odierno Israele liberal-democratico.

Anche se Israele dovesse vincere la guerra esistenziale che gli è stata imposta, dovrà comunque affrontare una minaccia interna che non va presa alla leggera: il sionismo nazionalista ultra-ortodosso. Chi ha parlato con i seguaci di questo movimento dopo il rovinoso disastro del 7 ottobre si è imbattuto in uno strano fenomeno.

I loro occhi brillano. Sono estasiati. Dal loro punto di vista questi sono i giorni del Messia. La grande opportunità. È parte essenziale delle visioni fondamentaliste in tutte le religioni. La fede in un’apocalisse, Armageddon, Gog e Magog come solo mezzo di redenzione.

Nel caso dei sionisti Haredi [ultra-ortodossi, ndt.] si tratta di una doppia visione: pieno dominio ebraico su tutta l’area dal Mar Mediterraneo al fiume Giordano insieme alla cancellazione della presenza araba e l’emergere di uno Stato fedele alla Halakha [l’insieme delle leggi religiose ebraiche, ndt.] dalle ceneri dell’odierno Israele liberal-democratico.

Questo spiega i discorsi su una “seconda Nakba” e il reinsediamento di Gush Katif [blocco di 17 colonie israeliane  demolite nel 2005 con il Piano di disimpegno di Ariel Sharon, ndt.] nel sud della Striscia di Gaza, così come la velocità con cui si sono organizzati i gruppi di coloni che hanno messo gli occhi sulle rovine dei kibbutz al confine di Gaza, e gli sforzi nell’assumere il controllo delle iniziative di volontariato per aiutare gli agricoltori della zona.

Ma il punto principale, ovviamente, è l’attuale guerra. Esiste un ampio consenso sulla necessità di colpire Hamas e porre fine al suo dominio sulla Striscia di Gaza. Il dibattito riguarda le sfumature. Ad esempio, la questione dell’invasione di terra, della sua necessità e tempistica. La questione degli ostaggi e la sua priorità. L’atteggiamento verso le vittime civili, le leggi di guerra e gli aiuti umanitari. Per i sionisti Haredi tali dibattiti sono una dannosa perdita di tempo. Gaza è Amalek [nazione descritta nella Bibbia come strenuo nemico degli ebrei, ndt.] che deve essere cancellata dalla faccia della terra.

La cosa vale anche per le Forze di Difesa Israeliane, perché all’interno dell’esercito c’è una corrente sionista Haredi ben radicata. Il comandante della 36a divisione corazzata, Generale di Brigata David Bar Khalifa, questa settimana ha emesso una commovente direttiva di battaglia alle sue truppe scritta a mano su carta intestata che culmina in una citazione dai Salmi ( “Come frecce nella mano di un uomo potente”): “Ciò che è stato non sarà più! Lo affronteremo in guerra, polverizzeremo ogni lembo della terra maledetta da cui proviene, lo distruggeremo insieme al suo ricordo… e non torneremo finché non sarà annientato, e [Dio] volgerà la vendetta contro i suoi avversari, e purificherà la terra del suo popolo… Il Signore darà forza al suo popolo e proteggerà il vostro entrare ed uscire da ora e per sempre. Questa è la nostra guerra, oggi tocca a noi. Eccoci!”

Questo è un estatico testo religioso, adatto a uno studente della Or Etzion Yeshiva [scuola di studi rabbinici, ndt.], dove peraltro ha studiato, non a un comandante di divisione sano e razionale in un esercito moderno.

I comandanti della 36a divisione corazzata nel passato comprendono Zvi Zamir, Uzi Narkiss, Rafael Eitan, Uri Sagi, Amram Mitzna, Avigdor Kahalani, Matan Vilnai, Amiram Levin e Yitzhak Brik. È difficile immaginare che qualcuno di loro avrebbe diffuso qualcosa di simile a questo documento militare.

Molti sionisti Haredi, alcuni dei quali dipendenti pubblici, vedono la terribile crisi come un’opportunità e persino come un piano divino. Yizhak Keshet, sindaco di Harish, ha spiegato lo sviluppo degli eventi in una “conferenza sulla sicurezza” da lui convocata questa settimana (Tali Heruti-Sover, The Marker Hebrew 30 ottobre). “Questa è una mossa divina. È perfettamente chiaro. Non succede così, dal nulla”, ha dichiarato indossando un giubbotto antiproiettile corazzato con piastra in ceramica.

Bisogna guardare ai fatti, che il popolo di Israele, a seguito di questo evento difficile e terribile, è sopravvissuto. C’era un piano molto, molto più grande e più dannoso per distruggere lo Stato di Israele… da quattro diversi fronti, di cui Hamas è il più piccolo. E la misericordia di Dio nei nostri confronti li ha portati a fermare i loro piani. La causa scatenante è stata proprio la festa, era una tale tentazione, 3.000 persone vicino alla recinzione … non hanno saputo resistere alla tentazione e sono entrati. Questa cosa ci ha salvato”.

È evidente che i martiri del festival musicale Nova Trance e le vittime dei massacri nelle comunità di confine sono solo pedine del piano divino per portare a termine la missione – in Cisgiordania.

Questo è il motivo per cui il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich continua anche adesso a convogliare freneticamente i fondi governativi verso i coloni. Questo è il motivo per cui i coloni e talvolta anche i soldati sionisti Haredi insorgono senza che nessuno li fermi uccidendo, infierendo ed espellendo i palestinesi. La jihad ebraica è destinata a incendiare l’intera Terra Santa. Gli israeliani che vogliono vivere non devono distogliere lo sguardo o voltare le spalle.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)